È lui ad aver dato l’annuncio tanto atteso dal popolo pisano, stremato dopo mesi di estenuanti trattative e ormai quasi rassegnato al peggio. “È fatta”, disse Francesco Fasulo collegato al telefono con Aldo Orsini, di 50 Canale. E subito dopo esplose, incontenibile, la gioia del popolo nerazzurro. Le firme erano state apposte davanti a un notaio di Milano: dalla famiglia Petroni il Pisa era passato nelle mani dei Corrado. Il 22 dicembre 2016 da allora è la “festa di liberazione del Pisa”. Per ricordare quei bellissimi momenti abbiamo fatto una chiacchierata con Francesco.

Come sei arrivato, quella sera, sotto lo studio del notaio?
Alcuni amici mi dissero che il closing era a Milano, ed ebbi conferma leggendo il afmoso gruppo Fb “Io sto con Ringhio”. Decisi che appena chiusa la tabaccheria sarei andato sul posto. Grazie a dio non lo feci, perché l’attesa fu poi anche troppo lunga. Andai a colpo sicuro, in piazza della Repubblica, perché sapevo che qualcuno era già stato da un altro notaio e stava tornando indietro. Sono arrivato con la mia bandiera, quella famosa che poi ha preso il notaio. Lì davanti c’erano 7-8 persone: Salvatore Ciotta, un fotografo mandato da un personaggio noto al pubblico e grande tifoso del Pisa, chiamiamolo Mister X perché preferisce non rivelare il proprio nome. Poi c’erano Alessio Forconi, un ragazzo di Messina, il fratello del giornalista Giovarruscio, un rappresentante della Curva e mio fratello. Dopo un po’ andai a prendere anche mio figlio Giacomo, per permettergli di vivere quel momento così importante per i tifosi del Pisa.

Ci racconti le fasi cruciali della vicenda?
Alle 19.30 circa, quando sono arrivato, davanti al portone del palazzo del notaio c’era Giovanni Corrado. Abbiamo iniziato a parlare un po’ di mercato e a fargli qualche domanda. Ci ha detto che Cassano non sarebbe arrivato, e forse nemmeno Ganz. Le speranze di noi tifosi, comunque, erano belle alte visto che si percepiva che l’aria finalmente stava cambiando. Ci disse che mancava poco, che tutto era stato definito e dovevano solo firmare. Eravamo pronti a esultare. Quando arrivò Lorenzo Petroni la parola d’ordine tra di noi fu questa: “Ragazzi, non facciamo casino proprio ora che se ne sta per andare”. Però i tempi si allungarono i tempi e la notizia tanto attesa non arrivava mai. Verso le 22 tutti avevamo le batterie dei telefonini a terra. Per fortuna mio fratello aveva un dispositivo, che, collegato allo scooter, riuscì a far ricaricare qualcuno, quel minimo per poter informare i tifosi che, da Pisa, sui social attendevano trepidanti le nostre notizie.

Poi cosa successe?
A un certo punto arriva un tizio con un pacco di “Uber Eats” (servizio di consegna cibo, ndr) e tutti noi entriamo nell’androne per cercare un po’ di riparo dal freddo. Temevamo che qualcuno, vedendoci, potesse denunciarci per violazione di proprietà privata. Però andò tutto bene…

Appena si chiuse la vendita cosa accadde?
Provammo una grandissima gioa dopo aver saputo la notizia. Al telefono composi il numero di 50 Canale per informarli, mai avrei pensato che mi avrebbero mandato in diretta. Ricordo che erano tutti nel’androne, io uscii appena fuori per raccontare a Orsini cosa stava accadendo e che, come ci aveva detto Corrado junior, mancava un “cicinino”, cioè mancava solo la firma. La cosa che più mi fa piacere, però, è quello che disse Giuseppe Corrado dopo qualche giorno. Noi eravamo stati la sua forza, la spinta a non mollare nei momenti difficili, quando la rottura della trattativa sembrava inevitabile.

Ricordi cosa disse di preciso Corrado?
Raccontò che quella famosa sera, dal notaio, più di una volta si era infilato il cappotto per andarsene via, mollando tutto. Si era fermato perché, sporgendosi dalla finestra, ci aveva visto, con il nostro entusiasmo, l nostra bandiera pisana, che sventolava a Milano, e la nostra passione. Aveva capito che eravamo una grande città, con un grande tifo e una grande partecipazione. Come dargli torto?

La sera della vendita del Pisa a Giuseppe Corrado (22 dicembre 2016)

Un anno dopo come vedi le cose per il Pisa?
I tifosi devono fare i tifosi e i presidenti facciano i presidenti. Ho paura che la famiglia Corrado possa lasciare. Questa, forse, è un po’ la paura di tutti. Perché è mossa da grande passione ma non è la loro città. Dietro al Pisa vedono anche un potenziale affare, giustamente. Di certo ci mettono il cuore, non ho dubbi su questo, ma senza risultati, sportivi e non solo, chi investe (e non sono solo i Corrado) non è pensabile che vada avanti all’infinito.

Per concludere, cosa mi dici dei Pisani al Nord, nati anche grazie a quella magnifica serata di dicembre di un anno fa?
Ci divertiamo, abbiamo molte cose da condividere. È nato qualcosa di bello che va oltre il tifo. Sono partite anche delle sinergie interessanti, ad esempio quella con L’Arno.it, che ci auguriamo di poter sviluppare ancora. Se i risultati sportivi arriveranno, come tutti ci auguriamo, i “Pisani al Nord” sono destinati a crescere e a far sentire la loro voce non solo sul Pisa ma anche sulla nostra amata città.

Un gruppo di “pisani al Nord” con il giornalista Ivan Zazzaroni al pub Geko di Milano

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