Matteo Leoni

La data del 4 marzo 2018 è a suo modo una data storica non solo per il nostro Paese, ma anche per la città. Se Di Maio ha parlato di inizio della “Terza Repubblica” dopo il trionfo del M5S, primo partito con ampio margine su base nazionale, un trionfo nei collegi del Sud, Pisa si è svegliata nella mattinata di lunedì forse frastornata nel vedere la mappa colorata che campeggia sui siti dei principali quotidiani italiani, quella dei collegi uninominali e dei loro vincitori, che ha visto il capoluogo e il territorio della Valdera, inseriti nello stesso collegio, colorarsi del Blu di Edoardo Ziello e della sua Lega Nord, che con il 33,77% trionfa e vola verso la Camera dei Deputati (Rosellina Sbrana, anche lei centrodestra, ha trionfato in provincia per il Senato). Staccata di circa 4 punti percentuali la sindaca di Calcinaia Lucia Ciampi e sconfitta anche l’ex ministro dell’istruzione Valeria Fedeli.

A tanti sarà andato il caffè di traverso, per altri questa è un “non sorpresa”, figlia di un progressivo distacco e disaffezione dalla sinistra che il nostro territorio ha vissuto negli ultimi dieci anni. Che a Pisa per il Pd l’ambiente non sia più terreno fertile si era già notato nel 2008, quando Filippeschi fu costretto ad un ballottaggio vinto di misura per ottenere il primo mandato in Piazza XX Settembre. Clamorosa fu poi la vittoria di Susanna Ceccardi alle Comunali a Cascina nel 2016, con la Lega che entrava con forza nell’ex roccaforte rossa dopo 70 anni di “dominio” quasi incontrastato della sinistra.

A Pisa il Pd non è “il Pisa”, che si tifa e non si discute (in questo caso si vota e non si discute). Domenica è stato forse registrato il punto di non ritorno, mentre tra circa due mesi avranno luogo le elezioni sotto la Torre, con gran parte dei candidati ancora da decidere, e se dovessero essere confermati tali risultati, il centro destra potrebbe fare cappotto.

Difficile l’analisi di questi risultati, che forse richiederebbero più un approccio sociologico che non semplicemente politico. Di base abbiamo una latente sfiducia degli under 30 nei confronti della politica “tradizionale”, dall’altra i fatti di cronaca che hanno interessato la città negli ultimi anni e l’ormai famosa “questione sicurezza” in centro hanno fatto il resto, avvantaggiando nei fatti più la Lega che il M5S.

Ma il colpo vero l’elettorato lo ha inflitto a quel centro-sinistra targato Pd, una sinistra di un rosso sbiadito, quasi rosa chiaro, colpevole di aver “tradito” lo zoccolo duro dell’elettorato; la new left piddina, ispiratasi ai socialisti francesi e spagnoli, e al new labour di Tony Blair, si è rintanata negli auditorium, ha abbandonato progressivamente la piazza per entrare nei centri nevralgici del”sistema”, sedendosi al tavolo con industriali, strizzando l’occhio ai mercati finanziari, approvando riforme del lavoro di dubbio rilievo per i giovani, perdendosi in sterili polemiche e discussioni che non tangevano al lavoratore medio. Insomma una sinistra non più nazional-popolare, non più aggregante ed inclusiva, ma sempre più elitaria, presuntuosa, magari un po’ snob nel vedere gli studenti manifestare o gli operai incatenarsi ai cancelli delle fabbriche; sempre pronta a marchiare come “populista” tutto quello che non era politically correct. In generale è stato un errore strategico; le “New Lefts” sono state travolte ovunque in Europa e l’Italia non ha fatto eccezione. Nel frattempo le destre hanno preso il posto che la sinistra non ha voluto occupare.
Renzi in Italia ha dato il colpo di grazia forse, ma le macerie erano già presenti.

La metamorfosi consumatasi ha indotto anche i più vecchi nostalgici del PC a staccare la spina, volgendo la propria matita elettorale verso altri lidi, spesso proprio M5S o i giovani di “Potere al Popolo”, altri ancora, che evidentemente hanno apprezzato l’impegno del partito di Salvini sul territorio e spesso porta a porta, addirittura proprio la Lega.
Sul nostro territorio molto ha pesato la svolta centralizzante su base regionale, quel “giglio magico” e la Firenze caput mundi che sono andati di traverso non solo ai cittadini pisani, ma in generale a tutta la costa Toscana, spesso non adeguatamente al centro della politica regionale. Ed infatti vedendo la cartina dei collegi notiamo una regione divisa in due tra il blu della costa ed il rosso dell’entroterra.

Potremmo parlare del resto della questione dell’Aeroporto di Pisa, della sua privatizzazione, del People Mover, della Nuova Pista di Peretola, dei finanziamenti ingentissimi per le nuove linee tramviarie di Firenze, quando sulla costa spesso i servizi sono deficitari. Potremmo parlare di tanto altro ma forse ci vorrebbero decine di articoli ed analisi in allegato. Tanto vale per la sinistra o per quello che ne è rimasto fermarsi, riflettere e ripartire con persone e programmi nuovi, ammesso che non sia troppo tardi.

Matteo Leoni

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