Il Circolo Filippo Mazzei, molto attivo nel panorama culturale pisano, nasce nel 1990. Si ispira all’illustre illuminista toscano nato a Poggio a Caiano nel 1730 e morto a Pisa nel 1816, dopo una vita lunga e avventurosa, che lo vide conoscere e frequentare tutti e cinque i primi presidenti americani: George Washington, Thomas Jefferson, John Adams, James Madison e James Monroe.
Sul sito del Circolo, presieduto da Massimo Balzi, si legge (suddiviso in punti) quello che può essere visto come un vero e proprio manifesto:
Perché il silenzio è sempre colpevole. Perché le voci non possono sempre cantare allo stesso modo. Perché Pisa ha bisogno di più anime che parlino e ne rivelino le straordinarie potenzialità. Perché l’amore per la cultura non è mai troppo. Perché impegnandosi insieme si cresce insieme. Perché la prima ricchezza delle nostre città sono le iniziative che possono accogliere. Perché la discussione, lo scambio, il confronto, possono solo far bene oltre che allo spirito anche alla democrazia.
Il Circolo organizza mostre, convegni, cene e incontri su vari argomenti, dalla cultura al sociale, dall’economia alla politica, con un occhio sempre attento al territorio, ma guardando anche all’orizzonte, proprio come amava fare Mazzei. Ogni anno, a marzo, promuove la Mazzei Week, una settimana densa di appuntamenti dedicata all’illuminista toscano. E in collaborazione con l’emittente tv 50 Canale produce un talk show itinerante molto seguito, “La Pisaniana”, con ampio spazio a figure di spicco della cultura, dell’imprenditoria, ma anche giovani talenti che spesso la Toscana “esporta”.
Una vita avventurosa
Il 2 settembre 1773 con il Triumph, un veliero inglese ingaggiato a spese dall’amico Granduca Leopoldo di Lorena, Mazzei salpò da Livorno alla volta della Virginia, dove lo attendevano alcuni amici americani conosciuti a Londra, con cui aveva condiviso l’aspirazione politica di creare una nuova nazione basata sulla democrazia e sull’uguaglianza tra gli uomini. Portò con sé, sulla nave, dieci contadini toscani, un sarto piemontese, trentatre tipi di vite, piante di olivo, noce e agrumi, ovuli di baco da seta, scarpe, carta da musica, aceto di Portoferraio, piccioni di Firenze, fichi di Carmignano, poponi retati di Prato, cioccolata con vaniglia di Firenze, limoni di Genova e tanti altri prodotti e oggetti. Ovviamente anche i libri, con i classici di Dante, Virgilio, Boccaccio, Ariosto e Tasso e il testo chiave del pensiero giuridico moderno, “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria.
Mazzei si fermò presso la tenuta di Monticello per incontrare Thomas Jefferson, con il quale già intratteneva rapporti epistolari e vantava amicizie comuni. Jefferson lo convinse a stabilirsi in loco, cedendogli circa 0,75 km² della sua tenuta. Nacque così la tenuta di Colle (il nome derivava da Colle Val d’Elsa, in quanto il Mazzei aveva preso ad esempio la campagna toscana) successivamente ampliata. Con il futuro presidente americano nacque un forte sodalizio commerciale ma soprattutto intellettuale, frutto di una comune visione politica e ideale.
L’alto livello delle frequentazioni americane in breve tempo trascinò Mazzei, arrivato con mere intenzioni imprenditoriali, nella tumultuosa vita politica della colonia della Virginia. Mazzei vergò diversi articoli contro la dominazione inglese, inneggianti alla libertà e all’uguaglianza; alcuni furono tradotti in inglese dallo stesso Jefferson, che rimase positivamente influenzato dalla verve intellettuale del toscano. Al punto che alcune frasi del Mazzei furono trasposte nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Dopo l’avventura americana Mazzei tornò in Europa, entrando in contatto con Stanislao Poniatowski, re di Polonia, che lo inviò a Parigi, nel 1785, come ambasciatore. Visse gli anni della Rivoluzione francese, vicino all’ala moderata e disprezzando Robespierre. Nel 1792 lasciò Parigi e si trasferì a Pisa, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, mantenendo sempre uno strettissimo legame epistolare con gli illustri personaggi che aveva conosciuto. Fu lui, ad esempio, a mandare due scultori di Carrara in America, a lavorare per abbellire i palazzi di Washington, dopo l’elezione a presidente del suo amico Jefferson.
Per anni rimasto nell’ombra, l’importante ruolo giocato da Mazzei nella Rivoluzione Americana fu portato alla luce in un libro scritto da John Fitzgerald Kennedy, in cui parlava del fondamentale contributo degli immigrati alla storia degli Stati Uniti (“A nation of immigrants”). Ecco cosa scrisse Kennedy:
La grande dottrina ‘Tutti gli uomini sono creati uguali’ inserita nella Dichiarazione d’Indipendenza da Thomas Jefferson, fu parafrasata da uno scritto di Filippo Mazzei, un patriota italiano e scrittore, che fu un vicino amico di Jefferson […] Questa frase fu scritta in italiano, dalla mano di Mazzei, diversi anni prima rispetto alla stesura della Dichiarazione d’Indipendenza. Mazzei e Jefferson spesso si scambiarono idee per quanto riguarda la vera libertà e indipendenza.