Sentirsi dare del bischero non fa mai piacere, anche se la parola viene pronunciata col sorriso sulle labbra. Però c’è bischero e bischero. Quelli dolci, ad esempio, non dispiacciono affatto. Anzi… avercene! Ogni riferimento è alla mitica “torta co’ bischeri”, un famosissimo dolce tipico della Valdiserchio. Pare che fu creato per accogliere i pellegrini che ogni anno raggiungevano Pontasserchio per omaggiare il Crocifisso del miracolo, un’immagine del 1200 che si trova dentro la chiesa di San Michele Arcangelo. Da lì si propagò nei paesi limitrofi, Pisa compresa, e nella provincia a Nord dell’Arno.
Per tutelare l’integrità della ricetta, evitando che andasse perduta e subisse troppe inopportune variazioni, nel 2007 la “torta co’ bischeri” ha ottenuto un marchio registrato e un disciplinare. Il marchio è di proprietà dei Comuni di San Giuliano Terme e Vecchiano.
Com’è fatto questo dolce?
È una tipica crostata di pasta frolla ripiena di un impasto a base di riso bollito, uova, uvetta, pinoli, cioccolata e frutta candita. Si aggiunge un po’ di noce moscata e liquore (rum o Strega). La pasta che deborda dalla teglia viene ripiegata sul bordo dell’impasto, con la tipica forma dei beccucci (o bischeri), che altro non sono che puntine arricciate di pasta. Si aggiungono poi delle piccole striscette, creando dei rombi di pasta frolla, come una normale crostata. Volendo a fine cottura si cosparge di zucchero a velo. Le puntine arricciate nella forma ricordano anche i piroli del violino, chiamati bischeri.
Ma chi erano i bischeri?
In toscano il “bischero” è una persona non molto sveglia. L’origine pare risalga all’antica famiglia fiorentina dei Bischeri che, nel ‘300, non volendo concedere due terreni di proprietà per costruire il Duomo (in realtà pare volessero rialzare molto il prezzo), furono espropriati e non ricavarono alcunché. Da lì il bischero è colui che, sentendosi più furbo degli altri, si rivela invece uno stupido.
A questo indirizzo trovate il “disciplinare” di produzione della torta co’ bischeri.