– Pierluigi Ara –
Calci, perché il nome? Ci sono almeno due scuole di pensiero. L’ipotesi più attendibile è che l’appellativo sia legato alla posizione geografica del luogo, di rara bellezza paesaggistica: in pratica “Calceus” cioè “Piede”, in pratica ai piedi del Monte Pisano. Ma non è da escludere che Calci derivi dalla colonia greca dei Calcidiesi. Insediata, sembra, da queste parti. La disputa è aperta e non va rigettata neppure una terza ragione, molto meno plausibile, vale a dire che nella notte dei tempi esistesse una distesa di calcare capace di assicurare, in larga misura, calce per edificare.
In ultima analisi meglio forse privilegiare la dizione Valle Graziosa dove il paese, 6500 abitanti circa, secondo la più recente rilevazione, fa bella mostra di sé in una cornice naturale di indubbia eleganza. Ma a questo punto si pone l’interrogativo sul nome Valle Graziosa. C’è chi dice che la chiave di lettura sia Valle amena, piena di grazia e di sicura avvenenza. Nondimeno è attendibile Valle permeata di grazia perché qui è molto venerata la Madonna che, come recita la preghiera mariana, è “piena di grazia”.
Per un lungo asse di tempo i detrattori di Calci erano soliti ripetere che questa fosse “Terra piena di grazia, però di ignoranza piena”. Cattiverie in libera uscita. I detrattori, si sa, pullulano ovunque… Incontrollati. Calci compresa.
Neppure è credibile che, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, sia stata coniata la scritta apposta al monumento alle vittime del conflitto “Calci ai Caduti”. Bel modo di onorare chi ha perduto la vita per motivi bellici… Ma non è vero. Una delle leggende metropolitane.