Se passate da Milano potreste trovarlo in Piazza Duomo, al Castello Sforzesco, oppure al Parco Sempione. Ovviamente a cavallo. Alessio Forconi, infatti, è un poliziotto a cavallo. Una passione che gli ha trasmesso sua mamma. Tifosissimo nerazzurro, è uno dei fondatori del “Club Pisani al Nord“. Ha lasciato un lavoro al mare (e sul mare) e per ragioni sentimentali si è trasferito nel capoluogo lombardo. Trentanove anni, sposato con Paola, Alessio ha due figli.
Da quanto tempo vivi a Milano?
Dal 2005, quando mi sono trasferito cambiando la mia vita per ragioni di cuore. Dal 1999 al 2003 ero in Guardia Costiera, scafista bagnino, all’Isola d’Elba. Ho conosciuto la mia attuale moglie in una terrazza di un hotel di Cavo il 15 Agosto del 2000. Mi sono trovato ad un bivio della vita: effettivo in Guardia Costiera oppure in Polizia.
Una scelta dolorosa?
Sì. Ho lasciato la mia terra, i miei amici e la mia Arena per trasferirmi in una città super moderna. Io, abituato a fare la spesa e a parlare con la commessa, a fare benzina e stare un’ora a ridere col benzinaio, a parlare pisano…
L’impatto con la grande città com’è stato?
Quando sono arrivato a Milano, l’11 febbraio 2005, sembravo Renato Pozzetto nel film “Il ragazzo di campagna”. Ma lo spirito di sopravvivenza ha prevalso e tra partite a calcetto e colleghi di lavoro sono contento per come è andata. Per chi nasce a Pisa è dura trasferirsi, siamo un popolo unico. Abbiamo il calendario pisano, le Repubbliche, ir Gioo der Ponte. E poi abbiamo il Pisa nel cuore. Quel connubio indissolubile tra città e tifo per i colori rosso crociati che persino i livornesi in cuor loro ci invidiano.
Ci puoi spiegare com’è fatta la tua giornata di lavoro-tipo?
Sono nella squadra a cavallo della Polizia di Stato a Milano. Principalmente mi occupo del controllo del territorio nei parchi, con il progetto “Parchi sicuri”, e nelle zone presidiate da altre forze dell’ordine, come ad esempio Piazza Duomo.
E in famiglia?
Con mia moglie abbiamo due figli, Christian (9 anni) e Sara (7 anni). Sono dirigente della squadra dell’Afforese classe 2008, dove gioca mio figlio. La bimba invece fa danza. Diciamo che non mi annoio, tra lavoro, figli, spesa e impegni vari.
Com’è nata la passione per i cavalli?
Ce l’ho da sempre, grazie a mia madre Elisabetta, che è nata in Barbaricina ed avendo parenti fantini mi ha trasmesso fin da piccolo la passione. Frequentavo il centro ippico “La Sterpaia” a San Rossore.
In polizia sei entrato subito nel reparto a cavallo o hai fatto altro?
Ho fatto subito la domanda, appena entrato in Polizia, ma vige la regola che devi fare almeno due anni come “generico” prima di poter entrare in una specialità. Così non mi sono perso d’animo e ho potuto fare altre esperienze professionali. Ad esempio sono stato addetto alla frontiera, all’aeroporto di Linate, e dopo un corso a Roma ho lavorato alla Questura di Milano come video-foto segnalatore per la polizia Scientifica. Poi, quando è uscito il bando per cavaliere, non mi sono fatto scappare l’occasione.
Ti manca Pisa?
Tantissimo, in particolar modo nel periodo che va da Pasqua a Settembre. Amo il mare, i tramonti, stare col mio storico gruppo dell’infanzia, che ancora oggi frequento con grande orgoglio. Mi manca parlare pisano, la spontaneità. Fare una battuta ed essere capito subito mentre qua tocca rispiegarla perché non fa parte del loro modo di parlare e ragionare. Mi manca prendere la barca e andare a pescare dopo bocca d’Arno. Sentire i vecchiettini sotto la tribuna dell’Arena che bubbolerebbero sempre, anche se si dovesse vincere la Champions.
E la tua famiglia?
Sono figlio unico, puoi capire che non è stato per nulla facile il distacco. Ogni volta che faccio il biglietto per Pisa è un concentrato di emozioni… la data di arrivo piena di euforia e felicità, quella di partenza tra ricordi e dispiaceri.
Mi dici un pregio dei pisani?
Il pregio è la schiettezza e soprattutto il senso di appartenenza ad una città, come se tutti fossimo una grande famiglia.
E un difetto?
Qualcuno è “troppo pisano”, sia nel linguaggio che nell’abbigliamento, e dovrebbe contenersi un pochino.
Come te la cavi in cucina?
Abbastanza bene, amo preparare le torte salate.
Il tuo piatto preferito?
Vitello tonné e le orate cucinate dalla mamma.
Che significa, per te, il club Pisani al Nord?
Non è solo una forma di aggregazione per vedere le partite insieme al pub Geko, all’Arena o in trasferta. Come dicevo prima è quel legame unico e indissolubile che ogni pisano, sparso nel più remoto angolo della Terra, porterà sempre con sé l’orgoglio di esserlo.
Ci racconti della vendita del club a Corrado?
Era la sera del 22 Dicembre 2016. Dissi a mia moglie: “Lo so che non puoi capirmi ma oggi si fa la storia del Pisa”. Così andai sotto la sede del notaio dove c’erano già alcuni tifosi, tra cui Francesco Fasulo e alcuni giornalisti. Al portone incontrai Giovanni, il figlio di Corrado, con cui mi misi a parlare con goliardia, snocciolando con lui i nomi dei giocatori da prendere per il mercato di riparazione. Aspettavamo con impazienza l’arrivo di Petroni & C, mentre Lucchesi era nell’ufficio del notaio. Giovanni mi rassicurò dicendo che tempo un’ora e il Pisa sarebbe stato loro. Purtroppo le ore passavano, il freddo era pungente ma noi, intrepidi, non mollavamo di un centimetro, esibendo la nostra bandiera rosso crociata. Da una finestra dello studio del notaio Giuseppe Corrado ci vedeva, e forse si rincuorava pensando quanto fossimo matti-innamorati noi tifosi del Pisa.
Poi cosa è successo?
A un certo punto un signore, provando pena per noi tifosi, tutti rinfreddoliti, ci ha fatto entrare all’interno del portone. Zitti zitti ci siamo posizionati in fondo alle scale del palazzo, in trepida attesa, mentre parenti e amici vedendo le nostre immagini postate sui social, ci bombardavano di domande per conoscere la situazione, visto che 50 Canale e Ivan Zazzaroni continuavano a parlare di un Pisa ormai fallito.
A quel punto siete diventati voi la “fonte” dei giornalisti…
Sì, io continuavo ad aggiornare i tifosi scrivendo sulla pagina Facebook “Io sto con ringhio”. E non appena il figlio di Corrado scese dalle scale e ci raggiunse, per un breve istante, gli chiesi: “Ma allora avete firmato?”. Lui rispose con la famosa frase: “Manca un cicinino”. La riportai subito su Facebook, Fasulo invece la raccontò in diretta su 50 Canale. Avevamo dato la notizia che faceva la storia, rincuorando tutti i pisani che ormai avevano perso ogni speranza.
Poi cosa successe?
Quando finalmente Giuseppe Corrado scese dall’ufficio del notaio, tutto sorridente, gli strinsi subito la mano e gli dissi: “Presidente, benvenuto in famiglia”. La nuova era del Pisa era appena iniziata. Seguirono lacrime di gioia e foto per la “liberazione”.
Ricordi la prima volta all’Arena Garibaldi? Con chi eri?
Mio nonno Elio mi portava all’Arena da quando avevo 6 anni. Aveva l’abbonamento in Gradinata. Ma io lo convincevo sempre ad andare in Curva perché mi piaceva urlare e cantare le canzoni ai tempi di Mannini, poi Faccenda…. mio nonno Elio aveva la “bottega” da parrucchiere in Borgo Stretto e quando a Pisa arrivò Paul Elliot i tifosi gli aggiunsero la T e lui non la tolse più.
Il giocatore del Pisa che ti è rimasto nel cuore?
Ricordo ancora il magnifico gol di Dunga all’inter… anche se il mio preferito era Mario Been, con quei suoi pallonetti dalla fascia destra e le giocate da grande campione.
La partita che non dimenticherai mai?
Sono diverse finali play off perse, AlbinoLeffe, Venezia ecc… ma forse la più bella di tutti è quella in cui segnò Ciotola, nella partita di Busto Arsizio incredibilmente persa 4-2. Poi il derby Pisa-Livorno, con la sfida tra Gerry Cavallo e lo squalo amaranto, Enio Bonaldi. Ma ricordo tante altre belle partite, ad esempio quella in serie A con un gol di Faccenda contro la Fiorentina, e non non da ultimo il gol di Eusepi contro il Foggia