C’è chi sogna di essere Mino Raiola e gioca al Fantacalcio, chi si diverte con le scommesse e chi consuma le suole delle scarpe sui campi di calcetto. E poi c’è lui, che da anni archivia con certosina pazienza le schede sui calciatori (ne ha diverse centinaia). Lo fa per passione. Ma sarebbe ben felice di trasformare questo suo passatempo in un lavoro vero e proprio. Lorenzo Gioli, 36 anni, vice store manager di Trony, vive a Brugherio (MB) con la moglie Patrizia e con la piccola Sofia Consiglia. Grande appassionato di calcio, membro del Club Pisani al Nord, in questa intervista Lorenzo ci parla dei suoi progetti, dei suoi ricordi del suo amore sconfinato per Pisa.
Mi dicono che hai un archivio pieno zeppo di schede di calciatori…
Ti hanno dato delle giuste informazioni, è da quando ho 13 anni che seguo le partite di calcio e creo delle schede prima con mio papà (è stato dirigente di diverse squadre dilettantistiche) e successivamente per conto mio… ad oggi ho un archivio con più di 300 schede dettagliate di calciatori dai 15 ai 27 anni provenienti da tutto il mondo, suddiviso per anno di nascita e ruolo del calciatore.
Vorresti farlo per lavoro? Per il Pisa o anche altri club?
È il sogno di una vita. In passato ho collaborato con due squadre della massima serie russa, lo Zenith San Pietroburgo e il Krasnodar, oltre che allo Standard Liegi in Belgio… Adesso desidererei una collaborazione più attiva, nel senso che mi piacerebbe far parte dello staff di una società e ovviamente il Pisa sarebbe il massimo. Certo che se i nerazzurri non mi volessero andrei anche in un altro club, magari estero…
E se ti chiamasse il Livorno o la Fiorentina?
Dovrei fare una scelta di testa e non di cuore. Quindi accetterei una loro proposta per poter coronare il mio sogno.
Nell’era della tv satellitare e dell’informatica quanto contano, secondo te, gli osservatori che vanno sul campo?
Sono fondamentali per poter capire più a fondo le caratteristiche di un calciatore, sopratutto gli stati d’animo, cosa che attraverso la tv o il pc non è possibile capire. Sicuramente tv e computer sono strumenti molto importanti ma secondari rispetto all’esperienza diretta sul campo.
Veniamo al tuo rapporto con Pisa…
Pisa rappresenta tutto ciò che di bello ci possa essere al mondo… io sono totalmente innamorato della mia città e del suo fascino.
Cosa ti manca di più?
Il mare e le estati passate a Marina di Pisa. Mi mancano gli amici con cui ho condiviso tutta la mia vita. Mi manca il poter andare sopra al Mirteto, ad Asciano, e stare seduto a godermi il panorama per poi allargare le braccia e stringere a me Pisa. Poi mi manca mio fratello Mario e tutti i miei parenti a cui sono legatissimo. Potrei andare avanti ancora ma credo che di Pisa mi manchi proprio… Pisa.
Qual è il tuo primo ricordo della città?
Uno dei primi, ma sicuramente il più bello, è la famosa nevicata del 1985. Abitavo a Ghezzano e la mattina quando mi svegliai e vidi per la prima volta la neve in vita mia rimasi a bocca aperta. Mi ricordo l’Arno ghiacciato e Piazza dei Miracoli tutta coperta di neve… uno splendore.
Che significa, per te, il club Pisani al Nord?
È stata una bellissima sorpresa, ho potuto conoscere persone meravigliose e quando sono con loro in trasferta oppure al pub a vedere la partita mi sento come in famiglia. Non pensavo che si potesse creare un legame molto forte fra di noi e di questa cosa sono veramente felice. Posso dire che sono una fetta importante della mia vita.
Come hai scoperto il club?
Ho conosciuto Michele Vitagliano grazie ai nostri rispettivi figli che frequentano la stessa classe alla scuola elementare. Con Michele ci siamo visti alla prima cena di classe. Ricordo che ci siamo messi a chiacchierare del Pisa e del gruppo da lui fondato insieme ad altri ragazzi e nonostante i nostri figli ci reclamassero noi continuavamo a parlare… è da li che ho scoperto questa “famiglia”.
Ricordi la prima volta all’Arena Garibaldi? Con chi eri?
Era il 16 settembre del 1984 e mio papà Guido decide di portarmi a vedere la prima giornata di campionato di serie B, Pisa-Pescara. Provai una grandissima emozione quando, salendo gli scalini che portavano alla tribuna superiore, il campo si faceva sempre più grande e cominciavo a vedere la gradinata e la NORD… vincemmo 2-0 con gol su rigore di Kieft e raddoppio di Berggreen. Da allora ogni volta che vado in tribuna voglio assolutamente sedermi allo stesso posto e immaginare che accanto a me ci sia ancora mio papà… fu una giornata bellissima.
Il giocatore nerazzurro che ti è rimasto nel cuore?
Di giocatori a Pisa ne sono passati tanti e bravi, ma da amante del calcio argentino non posso che scegliere Diego Pablo Simeone. La sua “garra” mi ha conquistato subito.
L’allenatore più forte che il Pisa abbia mai avuto secondo te chi è stato?
Ho due preferenze e tutti e due per motivi diversi… Simoni per la sua preparazione, Ventura per la sua idea di calcio che mi ha sempre affascinato. Credo che abbia raccolto meno di quanto ha seminato.
E la partita che non dimenticherai mai?
17 Giugno 2007, Pisa-Monza 2-0, gol di Ceravolo e Ciotola… ero in gradinata con la mia futura moglie ed è stata una partita epica, condita dall’invasione di campo e la conseguente paura di perdere la partita. Fu veramente una partita fantastica tanto che anche mia moglie (tifosissima dell’Inter) rimase affascinata dalla magia e l’atmosfera che solo l’Arena Garibaldi può creare e regalare.
Ripensiamo a un anno fa: il Pisa vive una gravissima crisi societaria lunga sei mesi… poi alla fine di dicembre si sblocca la vendita e tutti festeggiano la “liberazione” dai Petroni. Ma di lì a pochi mesi la squadra retrocede. Te lo saresti mai aspettato alla fine di dicembre? A tuo avviso cosa sarebbe servito per evitarlo?
Entriamo in un campo minato e sono sicuro che mi inimicherò qualche tifoso. Alla fine di dicembre alla firma di Corrado i presupposti per raggiungere una salvezza tranquilla c’erano tutti, vista anche la nostra posizione in classifica non certo deficitaria… poi secondo me qualcosa si è rotto nello spogliatoio e non c’è cosa peggiore di uno o una serie di calciatori che remano contro la squadra… ma questo mio pensiero lo sospendo qua… in realtà a noi serviva gente con la “garra” e la giusta dose di “delinquenza”. Invece i giocatori si sono dimostrati a mio avviso non all’altezza. Abbiamo pagato l’inesperienza della società e, perché no, anche del mister, che reputo comunque un grande uomo ed un ottimo motivatore ma non ancora pronto per certi palcoscenici.
Cosa ci vorrebbe, ora, per risalire subito in B?
Una programmazione societaria triennale con obiettivi ben chiari, vedi modello Chievo o Sassuolo… ovviamente per la serie C servono calciatori abituati alla categoria e non “figurine” ed un allenatore capace di fare gioco e con una buona dose di “cattiveria”.
Come ti sembrano gli acquisti fatti sino ad ora?
La società si sta muovendo abbastanza bene, l’acquisto di Negro è stato senza dubbio un ottimo colpo di mercato, poi se arrivassero anche Di Quinzio (sta aspettando la rescissione ci ho parlato anche io) ed Izzillo direi che i presupposti per una stagione da protagonisti ci sono tutti senza dimenticare che la nostra rosa è già molto buona… adesso io andrei a puntellare al difesa con un centrale e 2 terzini.
Gianni Agnelli diceva che un allenatore conta per il 10%. Tu che ne pensi?
L’Avvocato ha sempre ragione… ma in questo caso vorrei dissentire (spero non mi fulmini dall’alto). Ho avuto la fortuna di poter parlare con il dottor Bruno De Michelis, storico psicologo del Milan di Capello ed Ancelotti… lui mi disse che raramente un calciatore ha un’intelligenza che parte dalla testa ed arriva fino ai piedi (vedi Baresi, Pirlo, Totti, Maldini) in questo caso avendo un secondo allenatore in campo il ruolo dell’allenatore può passare in secondo piano e valere comunque meno… mentre la maggior parte dei calciatori ha una intelligenza che parte dalle caviglie e arriva ai piedi ed in questo caso il ruolo dell’allenatore è fondamentale. L’importante è trovare un allenatore che abbia un bel cervello.Io credo comunque che un allenatore sopratutto adesso non deve essere fossilizzato su uno stile di gioco fisso ma deve essere molto elastico e sopratutto sempre pronto a continui cambi di schemi e di tattiche solo così potrà contare molto di più di un semplice 10%.
Mi diresti un pregio dei pisani? E un difetto?
Siamo gente semplice, schietta e orgogliosa. Il difetto è di essere troppo pigri… abbiamo un territorio, che è una miniera d’oro e per nostra pigrizia o paura non riusciamo a sfruttarlo, proprio un gran peccato.
Facciamo un gioco: tra un anno diventi sindaco di Pisa: mi dici la prima cosa che faresti?
Adesso voglio la fascia da sindaco (ride)… sai che bello… a parte gli scherzi, la prima cosa che farei è lavorare sodo per renderla un modello per le altre città, risaltando le nostre eccellenze (agricoltura, turismo) e ripulendola. Dovremmo lavorare tutti insieme per far rifiorire Pisa rendendola un’eccellenza a livello mondiale.