Un classico della cucina di mare in una ricetta per quattro persone. Quella che vi proponiamo è una versione del cacciucco alla marinese con sei tipi di pesce (ma se ne possono aggiungere altre specie, fino anche a 10-12): spigola, gallinella, scorfano, seppie, totani e palombetto.

Dopo averli puliti tutti si taglia a pezzetti il palombetto. Si prepara un soffritto con aglio (2-3 spicchi), una cipolla, prezzemolo e peperoncino. Quando la cipolla inizia indorarsi versare un po’ di vino rosso (due-tre dita) e sfumare. Dopo che il vino sarà evaporato si mettono in pentola i pesci: si parte dalle seppie e i polpi, poi si aggiungono i pomodori e un po’ di sale. Dopo circa un quarto d’ora di cottura si mettono in pentola gli altri pesci, proseguendo la cottura per altri 20 minuti. In caso di bisogno si può aggiungere brodo di pesce o acqua calda, per evitare che il pesce si asciughi troppo. La zuppa va servita sulle fette di pane appositamente tostate, condendo il tutto con un filo d’olio extravergine.

Ingredienti

– 500 grammi di pesce (spigola, gallinella e scorfano); 300 grammi di palombetto; 300 grammi fra totani e seppie;
250 grammi di pomodori pelati; 1 cipolla bionda; 2-3 spicchi d’aglio; un goccio di vino rosso; 4 fette di pane casalingo raffermo; olio extravergine; peperoncino.

Le origini

Da tutti considerato un simbolo della cucina livornese (ma l’enciclopedia Treccani specifica anche di Viareggio), il cacciucco ha origini molto antiche. Il nome deriverebbe dal turco küçük (di piccole dimensioni), a indicare i pezzetti di pesce che compongono la zuppa. Alcuni, invece, sostengono che derivi dallo spagnolo “cachucho”, che indica un pesce specifico (simile al dentice), ma è usato anche per indicare il pesce in generale.

Mettendo da parte le ipotesi leggendarie (ce n’è una, ad esempio, che dice che a inventare il cacciucco sarebbe stato il guardiano del faro del porto di Livorno, a cui un editto della Repubblica fiorentina proibiva di friggere il pesce). L’ipotesi più probabile, però, è che il piatto sia nato per la necessità di utilizzare al meglio gli avanzi della pesca non venduti al mercato.

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