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Stefano Garzella: “Il Pisa ha una carta che può fare la differenza”

- Interviste, Pisani al nord
30 Agosto 2017

Nel verde di Lainate, alle porte di Milano, vive Stefano Garzella (42 anni), una delle colonne del club “Pisani al Nord”. Come tutti i tifosi nerazzurri spera di vedere presto i suoi beniamini tornare a calcare i campi più blasonati, ma sa bene che la Serie C non sarà una passeggiata. In questa chiacchierata con L’Arno.it ci parla del lavoro, le sue passioni e i suoi amici, vecchi e nuovi. Dalle sue parole emerge che l’amore per Pisa è profondo e immutato, ma Stefano dimostra di essersi integrato bene a Lainate e dintorni…

Da quanto tempo vivi al Nord?

Mi sono trasferito a Lainate (MI) nel 2000. È un tranquillissimo comune alle porte di Milano vicino alla nuova fiera di Rho-Pero e al centro commerciale di Arese, nella provincia nord-ovest.

Come ti trovi?

Benissimo. Non è realmente la classica periferia dell’hinterland milanese. Pochi palazzi, piste ciclabili, un comune di circa 25.000 abitanti a misura d’uomo. È la città della Perfetti (Perfetti Van Melle Italia), l’azienda che produce dal 1956 la Brooklyn, la famosa gomma del ponte. C’è anche la famosa Villa Visconti Borromeo Litta con il suo splendido parco che nel 2016 è stato dichiarato parco pubblico più bello d’Italia.

Hai fatto altre esperienze lontano da Pisa?

In realtà no. Ho vissuto solo a Pisa e Lainate.

In cosa consiste il tuo lavoro?

Sono socio di una agenzia di rappresentanza nel settore condizionamento, riscaldamento, filtrazione e diffusione aria. Rappresentiamo otto marchi per le province di Varese, Novara e Verbania. Si tratta in sintesi di promuovere e vendere il prodotto attraverso una consulenza tecnico-commerciale rivolta a progettisti termotecnici, ingegneri, architetti, installatori meccanici, installatori elettrici e rivenditori. Per alcuni marchi ci orientiamo anche sui clienti finali (aziende). La nostra società ha sede e ufficio a Varese. Io mi occupo di tutte e tre le province, e questo mi porta ad essere quasi sempre fuori ufficio, in giro dai clienti. È un lavoro che mi piace parecchio ma che implica sacrifici e poco tempo libero a disposizione a causa degli orari e degli imprevisti classici di chi viaggia in macchina.

Cosa ti manca di più di Pisa? E cosa di meno?

Tantissime cose, ovviamente in primis i miei parenti. La lontananza a volte è dura. Poi agli amici di Riglione (dove ho sempre abitato), con cui ho un rapporto splendido e con i quali vado all’Arena appena posso. Quando sanno che scendo a Pisa organizzano sempre qualcosa ed è sempre una giornata fantastica. Sono splendidi e commoventi. E poi mi manca Pisa. Una città stupenda, ricca di storia, monumenti unici, tradizioni, orgoglio. A 10 km dal mare e con alle spalle i Monti Pisani. Mi mancano le vasche in Corso Italia e in Borgo fino ad arrivare in piazza dei Miracoli. Per non parlare dello spettacolo unico al mondo della Luminara di San Ranieri e del Gioco del Ponte, con i miei Leoni un po’ in crisi.

Facciamo un gioco: sei appena stato eletto sindaco di Pisa. La prima cosa che fai è…?

Ovviamente il muro a Stagno e Calambrone. Tornando seri, credo che la città attualmente abbia un sacco di problemi per quanto concerne la sicurezza e la tutela dei cittadini. Non penso, però, che un sindaco abbia le carte necessarie per risolvere da solo il problema. Anche le poche risorse economiche che ha non tamponerebbero neanche temporaneamente il problema. Se avessi la possibilità di fare un investimento lo farei di sicuro sul litorale. Ne abbiamo uno splendido, sottostimato, sottosviluppato e dal quale il Comune attinge risorse (vedi parcheggi a pagamento anche nei giorni feriali) e non reinveste. A livello di attrazioni per i turisti c’è veramente poco, soprattutto per i giovani. Servirebbe un cambio di mentalità soprattutto su Marina di Pisa e Tirrenia, un po’ come è stato fatto parzialmente a Calambrone. Da ignorante in materia ritengo che probabilmente vi siano troppi vincoli ambientali o paesaggistici.

Come te la cavi in cucina?

Benissimo. Sono un appassionato, mi piace parecchio cucinare, tempo libero permettendo.

Il tuo piatto preferito?

Cucino soprattutto il pesce, anche se il mio piatto preferito è la fiorentina alla brace…

Che significa, per te, il club Pisani al Nord? Come sei venuto in contatto con questa realtà?

Avevo visto su Facebook la nascita di questo club, così quasi subito mi sono interessato e mi sono iscritto. E’ stata una piacevole sorpresa perché ho trovato delle splendide persone con le quali mi trovo benissimo e da subito è nata una bella amicizia. In pratica abbiamo una passione che ci accomuna e che ci fa riunire e stare bene insieme. Ci sono persone davvero eccezionali e non esistono invidie o classifiche: quando uno può, partecipa ed è sempre ben accetto anche se frequenta meno di altri. Abbiamo l’attivissima chat di Whatsapp che ci fa tenere in contatto ogni giorno. Ognuno di noi poi ha una storia, una vita, delle esperienze da raccontare. Ed è interessante parlare oltre che del Pisa SC anche di altri argomenti. Siamo un bellissimo gruppo, formato da persone che hanno a cuore il Pisa Sc e Pisa, molto eterogeneo anche professionalmente parlando. Visti i componenti, secondo me, potremmo fare anche qualcosa in più rispetto al solo ritrovarci per vedere la partita. Intendo dire che creare una sorta di “Associazione” potrebbe essere una buona idea per dare un contributo (non solo economico) a chi magari ha più bisogno di noi. Al momento è ancora presto, però vedo che sempre più spesso L’Arno.it ospita iniziative similari. Dato che abbiamo le qualità per farlo, perché non provarci?

Ricordi la tua prima volta all’Arena Garibaldi?

Sinceramente la primissima partita all’Arena non me la ricordo… Era sicuramente il campionato 1981-1982 (avevo 6 anni), culminato con l’ultima partita all’Arena contro la Reggiana. Ero con mio babbo e mi ricordo, a pochi minuti dalla fine, l’entrata in campo di Buso al posto di Mannini in porta e il simbolico scambio tra Pisani e Reggiani, tra gradinata e curva sud, delle lettere A e B. Il Pisa con quel punto fu promosso e la Reggiana si salvò…

Il giocatore del Pisa che ti è rimasto nel cuore?

Ho sempre avuto un debole per i giocatori di classe… Idolo assoluto Mario Been. Indiscutibili doti calcistiche e stilistiche. Punizioni mortifere, lanci millimetrici e anche un gol da centrocampo. Era sicuramente un prospetto anche da grande club. Però aveva qualche problemino a condurre una vita da atleta esemplare… A livello di affetto sicuramente Gabriel Raimondi. La grinta e l’umiltà fatta persona. Mi ricordo nel 2006 a Monza, sanguinante, che litigava con i medici che lo stavano suturando con 13 punti in testa perché voleva rientrare in fretta in campo.
Metteva davvero in campo il cuore e ha sempre onorato alla grande la maglia. Una grande persona, un esempio in un calcio già allora pieno di mercenari. Se quest’anno ci riporta in B aggiungiamo anche Andrea Lisuzzo. Citerei anche Pasquale Logarzo. Il regista più forte che abbiamo mai avuto in serie C e che forse abbia mai giocato in serie C.

E la partita che non dimenticherai mai?

Pisa-Monza del 17 giugno 2007. Dopo 13 anni di purgatorio abbiamo ritrovato la serie B. Ricordo la corsa al biglietto, l’esterno dello stadio già pieno prima di pranzo, l’arrivo del pullman della squadra e il bagno di folla, i cori del pre partita durante il riscaldamento (Pisa–Monza 1-0 già prima di iniziare la partita…), i 12.000 paganti dichiarati che forse erano quasi il doppio, la sofferenza della gara, l’esplosione di gioia ai gol, l’invasione di campo liberatoria e la grande festa in città.

Il Pisa di quest’anno come lo vedi?

Credo che la società abbia operato bene in sede di mercato, cercando di liberarsi dei giocatori con contratti onerosi (e a volte con qualche clausola furbetta) e acquistando giocatori validi per la categoria. Siamo una squadra retrocessa dalla B, per cui è normale che il budget non possa essere quello dello scorso anno e che tanti giocatori avessero la volontà di continuare a giocare in serie cadetta. Ho visto una delle amichevoli a Storo e la prima cosa che salta all’occhio è il modulo abbastanza offensivo scelto da Gautieri. Secondo me quest’anno prenderemo qualche gol in più, ma saremo anche molto più propositivi in avanti rispetto allo scorso anno. Sicuramente lotteremo per le prime posizioni, però vincere un campionato in serie C è abbastanza difficile. Poi quest’anno ci saranno moltissimi derby e tutti vorranno ben figurare contro di noi.

Chi ti piace di più della squadra?

Dei “vecchi” sono contento che siano rimasti Eusepi e Lisuzzo. Dei nuovi mi piacciono tantissimo Negro e Gucher, due giocatori di categoria superiore.

Cosa servirà per tornare in B?

Unità di intenti, grinta, fortuna e… trasferte libere. La squadra mi sembra buona, ma il calcio non è matematica. Abbiamo una tifoseria unica che può fare la differenza soprattutto nei derby.

Hai seguito la polemica dell’Ordine degli architetti sullo stadio? Cosa ne pensi?

Penso che sia inutile e per niente costruttiva. Anche se ormai quasi rientrata, mi è sembrato più che altro un richiamo ad utilizzare e consultare i professionisti di Pisa. Personalmente credo che se ci fosse stato un elemento in grado di sostenere un progetto del genere sarebbe stato sicuramente contattato dai Corrado, che comunque non ha grandi conoscenze degli architetti di Pisa. Ritengo che il restyling dell’Arena sia una scelta obbligatoria perché nessuno investirebbe per uno stadio ad Ospedaletto, lontano dalla città e dalle attrazioni turistiche. Ci sarebbe poi il problema economico a carico del Comune di Pisa per una struttura vecchia, obsoleta e che necessita di gravosi interventi di manutenzione. La vedo come un’opportunità anche per l’amministrazione comunale stessa, auspicando che un domani si possa verificare la stessa situazione di Bergamo, dove il Comune ha venduto lo stadio all’Atalanta e si è liberato di un costo non indifferente.

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Giornalista.

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