Quando ci sentiamo al telefono, via Whatsapp, ho fatto male i conti con il fuso orario. Dalle sue parti, in Australia, sono le 22.50. Mi scuso e gli propongo di richiamarlo in orario più consono, ma lui mi rassicura: “Tranquillo, tanto è venerdì sera. Sono appena rientrato dalla pizzeria”. E mi racconta che per due pizze, due birre e il caffè ha speso l’equivalente di circa 60 euro. Una cifra assurda. Lui mi spiega che pasta o pizza sono carissimi, se vai a cena fuori spendi la stessa cifra mangiando carne o pesce. Però, ogni tanto, una buona pizza ci può stare. La pasta, invece, la cucina lui ai suoi amici, quando li invita a casa. Chiacchierare con Stefano Barsacchi (53 anni) è piacevole, ti mette subito a tuo agio e, dopo pochi minuti, sembra di essere amici da sempre. Gli piace L’Arno.it e lo segue. Così accetta volentieri di parlare con noi del suo lavoro e della sua vita. Stefano vive con Ashley, la sua compagna. Lei è americana, della California, lui è pisano. Vivono a Melbourne, dove lei gestisce un negozio di abiti vintage, lui lavora come preparatore fisico nel mondo del tennis. Ha allenato Francesca Schiavone e Filippo Volandri, tanto per citare i più famosi.
Cosa fai in Australia?
Sono arrivato sei anni fa. Ho firmato un contratto con l’Australian Institut of Sport (AIS) nell’ottobre 2011. Al momento sono responsabile della preparazione atletica del settore femminile di Tennis Australia.
Com’è stato l’impatto con l’Australia?
Appena sono arrivato il mio livello di inglese era basso ed ho faticato un po’ per inserirmi in pieno nella routine lavorativa, fatta, rispetto all’Italia, di molti più meeting e corrispondenza con computer.
Ora come va da quelle parti?
Adesso va meglio, il mio inglese è migliorato e mi sono adattato al diverso approccio con il lavoro che hanno qui. In Australia è semplice viverci specie se hai un lavoro che ti piace. Se fai bene il tuo lavoro ti fanno sentire importante, ti gratificano e hai le motivazioni per andare avanti.
Ci parli del tuo lavoro? Cosa ti piace di più di quello che fai?
Il mio ruolo è quello di responsabile della preparazione atletica del settore femminile di Tennis Australia, in particolare delle giocatrici che fanno parte della nazionale e quelle più giovani promettenti. Viaggio circa 20 settimane l’anno in giro per tornei professionistici in ogni parte del mondo. Negli ultimi anni la giocatrice che ho seguito di più è stata Daria Gavrilova (22 anni, attualmente 25 al mondo e nazionale australiana, nella foto in alto) con cui ho passato molti giorni di allenamento anche nel centro di Preparazione Olimpica di Tirrenia durante le nostre trasferte in Europa. Quello che più mi affascina del mio lavoro è il rapporto con i miei giocatori e il cercare di portarli ai risultati che sognano di ottenere.
Prima cosa facevi?
Vengo dal mondo del calcio, avendo giocato nelle giovanili della Lucchese e del Ponsacco. Dopo aver completato gli studi all’Isef di Firenze (oggi facoltà di Scienze motorie, ndr) ho iniziato a lavorare nelle palestre e per altri sport. Il mio primo contratto a tempo pieno è stato per il Tennis Club Pisa. Poi, passo dopo passo, mi sotto fatto largo nel tennis, lavorando al Centro Tecnico di Tirrenia, dove ricoprivo il ruolo di preparatore fisico. Gli ultimi due anni in Italia (2010-2011) ho lavorato con Francesca Schiavone e la Nazionale italiana di tennis.
Cosa ti ha spinto, arrivato a questo livello, a lasciare il tuo Paese per andare in Australia?
Mi sono accorto che, pur essendo arrivato a un livello alto (lavoravo con la tennista n. 4 al mondo e con molti altri giocatori di ottimo livello) il trattamento che mi veniva riservato dalla federazione, a livello economico ma non solo, non era mutato. Ogni anno dovevo fare i conti con la partita Iva, le tasse da pagare e uno stipendio che non saliva mai… Così ho iniziato a guardarmi intorno, ed essendo nel giro, dove ci si conosce un po’ tutti, sono venuto a sapere che in Australia c’erano delle possibilità. Quando in federazione hanno saputo che stavo chiedendo informazioni mi hanno convocato in sede per chiedermi come mai. Così ho potuto spiegare al mio dirigente le preoccupazioni che avevo e cosa mi spingeva a cercare oltre.
E lui cosa ti ha detto?
Ricordo che mi disse questo: “Hai ragione”.
Com’è la tua giornata tipo?
Quando sono a Melbourne arrivo al centro di allenamento verso le 8.00 e passo la giornata allenando i miei atleti ed a volte in “noiosi meeting” con colleghi a pianificare tornei o blochi di allenamento. Quando sono ai tornei passo la giornata al club a preparare il mio giocatore al match ed a scambiare idee e chiacchere con altri allenatori provenienti da ogni parte del mondo.
Il tennis è cambiato negli ultimi 20-30 anni?
Moltissimo, ma come altri sport, ad esempio il calcio. Se guardiamo le partite e i giocatori degli anni Ottanta notiamo una differenza enorme a livello fisico e atletico. Oggi c’è molta più potenza, forza e preparazione atletica. Nel tennis, poi, cambiano i materiali, la racchetta, le corde… la differenza si vede.
Il tennis femminile è molto più tecnico di quello maschile, dove predomina la potenza?
Direi che il mondo femminile si sta avvicinando molto al quello maschile. Venti anni fa un tennista professionista si allenava solo giocando, a cui univa un po’ di corsa. Oggi è tutto cambiato. Su sei ore di lavoro al giorno almeno 2-3 ore vengono dedicate all’attività atletica, sia per la preparazione che per la prevenzione degli infortuni. Poi, per le restanti ore, c’è il campo da tennis.
Nel tempo libero cosa fai?
Vado a trovare qualche amico italiano, coltivo un orticello sotto casa, vado spesso al mare con il mio cane.
Ce ne sono di italiani?
Eccome. Considera che una volta qui a Melbourne la comunità italiana era, tra le straniere, quella più numerosa. Ora è stata superata dagli asiatici, ma siamo comunque tanti. Conosco anche altri toscani e persino un altro pisano, Luca…
Il cibo italiano ti manca?
Qui si trova tutto. A trecento metri da casa mia c’è un negozio dove trovo ogni cosa: dal prosciutto al formaggio, dalla pasta alle varie specialità regionali. Ci sono anche ristoranti e pizzerie, non manca nulla. A parte….
Cosa?
La cultura italiana. Quella sì che mi manca.
Se non avessi fatto questo lavoro cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Penso che mi sarebbe piaciuto insegnare in una scuola. Del resto fare l’insegnante è un po’ quello che faccio.
Ogni quanto torni in Italia?
Torno a Pisa almeno una volta l’anno, negli ultimi anni anche due volte. Si tratta di viaggi che faccio in Europa per lavoro e ne approfitto per fare una scappatina “a casa”. I miei genitori vivono in San Marco, dove sono cresciuto e anche tutti i miei parenti vivono a Pisa.
Mi sapresti indicare un pregio dei pisani? E un difetto?
Il pregio e’ che noi pisani abbiamo una storia e con questo voglio dire una precisa cultura e tradizioni. Un difetto può essere che molti pisani hanno perso la peculiarietà dell’antico pisano che era viaggiare, scoprire altri modi di vivere, essere curiosi. Molti pisani pensano di vivere nel miglior posto al mondo senza averne visti altri.
Facciamo un gioco: vieni eletto sindaco di Pisa. La prima cosa che fai è…?
Cercherei di migliorare la sicurezza. Prima di tutto per i pisani che ci vivono, poi per salvaguardare il primo introito economico della città, il turismo. Visto che vivo e lavoro nell’ambito dello sport, cercherei di investire qualcosa per le strutture sportive, che a mio avviso sono nettamente inadeguate al numero di abitanti di una città come Pisa.
Come te la cavi in cucina? Il tuo piatto preferito?
Da quando abito in Australia sono migliorato molto ai fornelli. Mi cucino la pasta e mi arrangio anche con i secondi piatti, specie di pesce. Qui al supermercato si trovano facilmente tutti i prodotti italiani ed difficile per me pagare $25/30 dollari un piatto di pasta al pomodoro al ristorante… magari scotta. Il mio piatto preferito rimangono le lasagne… ma intendo quelle della mamma.
Sei tifoso del Pisa? Ricordi qualche partita o giocatore in particolare?
Certo che sono tifoso del Pisa. Ricordo ancora i derby Pisa-Lucchese con Barbana e Di Prete. Comunque i più bei ricordi sono quelli con Romeo e poter vedere giocatori come Maradona allArena Garibaldi.
Torneresti in Italia (o hai già in programma di farlo)?
Certo che tornerei in Italia, anzi sto programmando di farlo. Ho appena avuto il mio visto permanente australiano e questo mi darebbe possibilità di tornare in Australia quando voglio.
Cosa può offrire l’Australia ai giovani italiani? La consiglieresti come esperienza?
L’Australia può offrire molto ai giovani italiani. Innanzi tutto capire una diversa cultura basata su regole e rispetto dell’altro. Poi, cosa ormai difficile da noi permette ad un giovane di realizzare le proprie ambizioni nell’ambito del lavoro. Ci sono molte opportunità, dai semplici lavori per mettersi qualcosa in tasca a quelli più specializzati. Fare il lavoro per cui si è studiato qui è ancora possibile. In fatto di immigrazione sono molto rigidi ma danno comunque la possibilità a ragazzi sotto i 30 anni di soggiornare anche fino a due anni, con la possibilità di studiare o lavorare.
Sicuramente la consiglierei come esperienza per le cose che può offrire e per la sicurezza che c’è rispetto a qualsiasi altro paese che ho girato.
Per concludere, cosa ne pensi de L’Arno.it?
Mi piace molto l’idea dell’Arno.it, qualcosa che puoi leggere da qualsiasi parte del mondo e sentirti un po’ a casa. Inoltre un bel mezzo per i pisani per avere informazioni non solo sulla cronaca o sui risultati dell’ultima giornata di campionato.