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Alessio Forconi racconta il giorno della liberazione del Pisa

- Pisa calcio, Pisani al nord
22 Dicembre 2017

Dopo mesi di disperata attesa il 22 dicembre 2016 finiva la lunga odissea del Pisa. La società, a un passo dal fallimento, fu salvata grazie a una cordata di imprenditori guidata da Giuseppe e Giovanni Corrado. La cessione dalla famiglia Petroni fu siglata nello studio di un notaio di Milano. Tutto si svolse in una serata fredda ma magica, così come ci racconta uno dei protagonisti, Alessio Forconi.

Come sei arrivato, quella sera, sotto lo studio del notaio?
Ero iscritto alla pagina Facebook “Io sto con Ringhio”, che contava circa 20mila persone. Arrivò la notizia che la sera del 22 dicembre la cordata della famiglia Corrado volesse acquistare il Pisa, salvandolo dal fallimento verso cui ci stavano portando i Petroni. L’appuntamento era a Milano in Piazza della Repubblica, alle ore 18. Mi presentai sul posto e vidi che davanti al portone c’erano sei persone, tra giornalisti e tifosi. Ricordo Francesco Fasulo, col fratello, e il giornalista Salvatore Ciotta.

Ma è vero che c’erano due notai con lo stesso nome a Milano?
Sì, lo confermo. E inizialmente io andai da quello sbagliato. Scattai una foto e la postai sul gruppo Facebook dei tifosi. Qualcuno però mi fece notare che era l’indirtizzo sbagliato, così mi spostai subito in Piazza della Repubblica.

Che clima c’era?
Faceva un gran freddo. Noi sventolavamo la bandiera di Pisa e Corrado senior ci guardava divertito. Come poi ha confermato gli abbiamo dato quella grinta necessaria per andare fino in fondo e chiudere la trattativa. Non si aspettava i tifosi del Pisa a Milano, pensava di essere da solo. Un signore che abitava nel palazzo dove si trovava lo studio del notaio ci aprì il portone. Entrammo nell’androne, restando in gran silenzio per non disturbare. Dopo poco scese Corrado.

Ci racconti le fasi cruciali della vicenda?
Fuori dal portone c’era il figlio di Corrado, Giovanni, con cui iniziai a fare una chiacchierata in attesa dell’arrivo del figlio di Petroni. Giuseppe Corrado e Fabrizio Lucchesi erano già nello studio del notaio Angelo Giordano, al primo piano. Corrado junior si mostrò molto disponibile nel rispondere alle mie domande. Quando gli chiesi quanto ci sarebbe voluto per concludere la vendita mi rispose così: “È già stato tutto concordato, una mezzoretta e abbiamo finito”.

Passavate le notizie a qualcuno?
Io ero in collegamento con il gruppo Facebook. Ma c’erano molte incertezze, dovute soprattutto ai tempi. Ci avevano detto che si sarebbe chiuso tutto al massimo in un’ora, invece dopo tre ore ancora niente. E sentivamo anche delle grida che non promettevano nulla di buono. Le speranze, dico la verità, stavano svanendo. Dopo poco scese dalle scale Corrado junior e gli chiesi: “Allora, avete firmato?”. Lui rispose: “Ancora no, manca un cicinin (manca poco, in dialetto milanese, ndr)”. A quel punto Fasulo, che era in collegamento con 50 Canale, divenne famoso per la telefonata ad Aldo Orsini in cui disse “manca un cicinino”

Vi disse qualcosa di più Corrado junior?
Gli chiesi chi avrebbero preso nel mercato di gennaio, e feci i nomi di Gilardino e Cassano. Mi rispose ‘nessuno dei due’, ma aggiunse che avrebbero fatto acquisti mirati per ogni ruolo”.

Poi cosa successe?
Dopo circa 40 minuti arrivò Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B, e Lorenzo Petroni, accompagnato dall’avvocato Vincenzo Taverniti. Quest’ultimo, come poi si venne a sapere, nelle concitate discussioni finali prima della chiusura, disse di avere un malore…

Cosa pensasti appena si concluse l’operazione?
Oggi entriamo nella storia del Pisa. E quando il presidente Corrado scese dallo studio, trovandoci nell’androne, mi avvicinai per dirgli: “Benvenuto in famiglia!”.

Un anno dopo come vedi le cose per il Pisa?
Vorrei essere in serie B perché la piazza e la società lo meritano. Abbiamo una società finalmente solida con un grande progetto. La speranza è che i giocatori giochino per la maglia e non solo per il dio denaro…. Ma questa è un’altra storia.

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Giornalista.

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