Alberto Di Pede

Siamo alla mistificazione totale. Un’ulteriore, paradossale falso storico colpisce la nostra città. Le “Pandette Pisane“, chiamate anche “Littera Pisana”, ovvero i Manoscritti del Digesto – opera fondamentale per il diritto – comprendenti il Corpus Iuris Civilis, probabilmente cedute a Pisa da Lotario dopo la sua sconfitta e custodite nella Chiesa di San Pietro in Vinculis dalla quale furono trafugate dai fiorentini dopo la loro subdola occupazione della città, diventano magicamente “fiorentine” anch’esse.

Si sa, si ruba solo dove c’è qualcosa di prezioso da rubare e Pisa è piena di tesori, ma non è più possibile subire, nel silenzio delle istituzioni (quali?), lo scippo continuo di realtà appartenenti alla nostra gloriosa città.

Si è cominciato con l’aeroporto – e posso anche comprendere che un’entità economica di tale importanza sia particolarmente “interessante”, anche se non comprendo l’inefficienza degli uomini e delle donne che avrebbero dovuto difendere questa grande realtà – per continuare aprendo una succursale della “Normale”, senza tenere conto che questa è sempre stata e sempre sarà la “Scuola Normale Superiore di Pisa”. Si è violentato il Capodanno Pisano, tentando di trasformarlo in toscano, senza tenere conto del fatto che la Gloriosa per prima ha adottato il proprio calendario, che Pisa festeggiava “quella festa” e che in quel determinato periodo storico non esisteva la “Toscana”, in quanto le altre città per la Repubblica Marinara erano nemiche giurate. La presenza di bandiere e gonfaloni di altre realtà è l’evidente prova dell’ignoranza dei nostri amministratori, fino al paradosso di far partecipare Livorno con una propria bandiera.

Ora si tenta di snaturare la storia, con la complicità di giornali compiacenti, servi di un potere viscido e ignorante.
Già che ci siamo spostiamo anche la Torre della Muda e Piazza del Duomo. L’opera è compiuta.

Vergogna a voi che ci amministrate, insediati in un Palazzo dal quale sventola la gloriosa bandiera di Pisa. Meritereste di essere espulsi da questa grande città.

Alberto Di Pede
(membro dell’Accademia dei Disuniti)

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