Il 10 giugno i cittadini pisani saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco. Mancano due mesi e qualche giorno, una manciata di settimane, eppure non abbiamo ancora un candidato che sia uno per la poltrona di primo cittadino. Il centrosinistra, dilaniato più che mai, non sa decidere cosa fare e ce la sta mettendo tutta per rottamare l’assessore Andrea Serfogli, che da mesi si batte per poter correre e invoca (come da statuto del Pd) le primarie.
L’Mdp dell’ex primo cittadino Paolo Fontanelli in nome dell’unità della coalizione (necessaria per fronteggiare un centrodestra arrembante che alle ultime politiche ha portato a casa il seggio pisano al Senato e quello della Camera) spinge per un candidato “autorevole e civico”. In altre parole vuole Domenico Laforenza, presidente del Cnr pisano. Il diretto interessato ha già dato la propria disponibilità ma non vuol saperne di affrontare le primarie.
Il centrodestra pare abbia individuato l’uomo giusto, Michele Conti (ex An), ma un’improvvisa e durissima lite tra Forza Italia e Lega (legata a un problema che investe il sindaco di Cascina accusata di un presunto abuso edilizio) potrebbe far saltare tutto. I leader del centrodestra cercando di ricucire il dissidio discutendone a livello regionale.
E il Movimento 5 Stelle? Ancora tutto tace. Qui i candidati sono addirittura due: Gabriele Amore, espressione del Meet up storico dei pentastellati, e Giulio Lisanti, sostenuto dal Meet up Amici a 5 Stelle. Si attende che da Roma (o da Milano, sede della Casaleggio) decidano il da farsi.
Fatta questa doverosa premessa, permetteteci un brevissimo commento. A nostro avviso i politici pisani dovrebbero vergognarsi per questa assurda impasse. Dimostrano che hanno a cuore più le sorti della loro bottega che quelle della città. Archiviamo subito questo triste Risiko in sala pisana e diamo inizio alla campagna elettorale. Prima che ci rida dietro l’Italia intera.