Dopo tre legislature tra i banchi dell’opposizione in Consiglio comunale, si è ritirato dalla scena politica, dedicandosi al suo lavoro. Ma ha continuato a seguire con vivo interesse le sorti della sua città. Oggi Michele Conti si candida a sindaco per il centrodestra. L’Arno.it l’ha intervistato per voi.
Pisa ha faticato un po’ per conoscere i nomi dei candidati a sindaco e, a meno di due mesi dal voto, non si sapeva ancora quello del centrosinistra e del M5S. Che è successo?
La politica è sempre più in movimento, molti equilibri sono saltati e obbligano i partiti a prenderne atto. Il crollo del sistema Pd è emblematico. Anche a livello locale, nel Pd è in atto un guerra fratricida tra correnti. Anche i 5 stelle sono divisi, sebbene a livello nazionale abbiano fatto un risultato molto interessante. Il Centrodestra, rispetto a lor, è partito prima ed è unito. Possiamo fare molto di più e dobbiamo lavorare per aprire alle liste civiche. Dall’altro lato, poi, l’elettorato è sempre più libero o, come qualcuno dice, liquido. La certezza è che i cittadini hanno bisogno di risposte concrete e di figure politiche affidabili e che diano garanzie in questo senso.
Dopo il Senato e la Camera un suo successo a Pisa sarebbe una storica tripletta. Faccia pure i dovuti scongiuri… crede sia arrivata la volta buona per abbattere il muro pisano della sinistra?
Il risultato del 4 marzo è storico, e dopo tanti anni ho visto entrare in Senato e alla Camera tre persone normali della vera società civile e non i soliti notabili, quindi vuol dire che il Centrodestra ha ritrovato quella linfa vitale che negli ultimi anni aveva perduto. A livello locale, la vittoria del Centrodestra è quanto mai possibile e il governo di Pisa è finalmente contendibile, perché tantissimi cittadini ma anche i tradizionali elettori del Pd ci dimostrano ogni giorno di non credere più alle illusioni propagandate dalla sinistra che promette e non sa mantenere.
Quand’è che ha deciso che avrebbe voluto correre come candidato a sindaco?
Come dicevo, la conquista di Pisa non è più impossibile e chiaramente avrà una valenza politica per l’appuntamento delle regionali. Se infatti il centro destra dovesse vincere si aprirà la strada anche per la conquista della Regione Toscana.
Ci racconta quando e perché ha iniziato a fare politica. Cosa ha fatto? Poi se n’è allontanato. Come mai?
Ho deciso a febbraio dopo che alcuni amici del centrodestra mi avevano più volte sollecitato. Ho deciso di ritornare a fare politica attiva perché volevo tornare a dare il mio contributo per Pisa, che vivo ogni giorno e che nell’ultimo decennio ho visto sfiorire e diventare invivibile per chiunque, dai residenti ai turisti. Ho iniziato con la politica nei primi anni ’90, ed ho contribuito alla fondazione di Alleanza Nazionale, sono stato consigliere comunale per tre legislature, poi impegni professionali mi hanno costretto a non avere un ruolo attivo, anche perché ho sempre pensato che quando prendi un impegno devi essere presente. In questi anni ho ricoperto il ruolo di Direttore Generale del Consorzio Agrario di Pisa, ho comunque continuato da osservatore a seguire le vicende politiche cittadine.
Mi può dire la prima cosa che vorrebbe fare una volta eletto?
La prima cosa che vorrei fare sarà incontrare Prefetto e Questore e, se è necessario, il Ministro degli Interni per rendere sicura Pisa, poi lavorare dal primo giorno per arredo e decoro della nostra città. Sono questi i punti da cui sono sicuro sia necessario ripartire per rendere vivibile Pisa, far tornare i pisani ad abitare in città, attirare turisti e investitori che invece in questi anni sono fuggiti non ritenendo la città alla loro altezza. Sicurezza e decoro vanno di pari passo con una seria politica di rigenerazione urbana e di pianificazione urbanistica, strumenti fondamentali e ignorati da chi ha amministrato Pisa finora. La situazione attuale è frutto di un governo caotico, che non ha mai avuto una visione a tutto tondo e complessiva della città e ha fatto scelte basate sulle opportunità del momento, senza pensare in modo organico e soprattutto realmente proiettato verso il futuro e lo sviluppo della città. Se avessero adoperato meno ideologia e più buon senso, oggi avremmo anche molti giovani occupati e molte associazioni coinvolte nel mantenere vivi gli spazi della città, che sono invece abbandonati e anzi occupati da criminalità e abusivi.
Questione stadio. Qual è la sua posizione?
La città di Pisa è stata da sempre legatissima alla sua squadra, nei miei ricordi di giovane ragazzino è sempre presente il mitico Presidente Romeo Anconetani. Credo ci voglia attenzione e soprattutto chiarezza da parte di tutti. Per ora la situazione è ingarbugliata: il consiglio comunale ha votato per l’alienazione dello Stadio, c’è un progetto che riguarda il suo miglioramento e la sua permanenza a Porta a Lucca, c’è una variante urbanistica votata dai consigli comunali passati che lo prevede a Ospedaletto, e infine mancano chiarezza e garanzie sul piano economico finanziario. Noi non siamo contrari a uno stadio nuovo e funzionale non solo per il Pisa, ma anche per la città, dove finalmente potremmo ospitare anche grandi eventi di qualità e concerti. Pisa è tagliata fuori da questo tipo di manifestazioni che invece portano ricchezza e indotto, ma anche ottime occasioni culturali e alternative per i giovani che, per colpa di questa amministrazione, trovano sfogo soltanto nella mala-movida. Sullo stadio vogliamo chiarezza, prima di tutto, e garanzie, perché non vogliamo che questa operazione si trasformi in un boomerang come il Pisa Mover, il parcheggio di Piazza Vittorio, la Sesta Porta e altre operazioni mal gestite dall’amministrazione Filippeschi-Serfogli.
Per anni si è parlato di Area Vasta. È ancora un tema d’attualità? In che senso?
Area vasta è un tema ancora attuale. Dobbiamo tradurla nella pratica. Tutti ne hanno parlato, compreso il centrodestra, ma non si è mai cercato di fare squadra tra le tre città. Ho lanciato l’idea di iniziare un dialogo a proposito della costruzione della moschea che la comunità islamica, con l’avallo dell’amministrazione uscente, vuole costruire a Porta a Lucca. Perché Pisa si deve far carico da sola di questo problema e diventare il catalizzatore di centinaia di musulmani dalle città vicine? Potrebbe essere un primo tema su cui riflettere in ambito di Area Vasta.
I pisani sono molto sensibili alle loro eccellenze: ospedale, università e, non da ultimo, l’aeroporto. Che fare per difendere il Galilei dalle mire dei fiorentini?
È indubbio che Pisa abbia delle eccellenze che ormai sono le vere aziende del territorio. Per quanto riguarda l’Aeroporto, la fusione con Firenze è una realtà ormai da tempo e l’azienda è unica. Se vinceremo le elezioni, dovremo fare in modo che Pisa conti di più nel Cda, perché è in quel contesto che si può difendere la nostra città, il resto sono solo proclami.
Facciamo un gioco. Ha la possibilità di tornare indietro nel tempo e correggere un errore che è stato fatto a Pisa nel passato. Cosa fa?
Tornerei al settembre 1994, quando si poteva dare un appoggio esterno alla giunta Cortopassi e forse la storia di questa città sarebbe stata diversa.
Le offriamo la possibilità di lanciare un appello attraverso L’Arno.it. Dica pure ciò che vuole…
Chiedo a tutti i pisani che amano Pisa, indipendentemente dall’appartenenza politica, di votarmi per cambiare in meglio la città e tutti insieme cercare di tornare alla Pisa degli anni 80, bella, pulita e sicura, e di poter guardare al futuro con solide basi. Le cose da fare non sono né difficili né impossibili. Se in questi anni il Pd ha demolito Pisa è stato perché sono mancate volontà e amore, lo dimostra il degrado costante e ovunque in qualunque angolo della città. I provvedimenti spot sono stati utilizzati da questa amministrazione solo per pulirsi la coscienza di fronte a pagine e pagine di giornali e lamentele di cittadini. Ma il fatto che nulla sia cambiato e che, anzi, sia tutto peggiorato dimostra che gli amministratori hanno fallito e, se fossero intellettualmente onesti, dovrebbero chiedere scusa.