Ci avevamo creduto. Ed era giusto. Ci risvegliamo con la coda tra le gambe, dopo una batosta che fa male ma che, purtroppo, era inevitabile. Difficile pensare di andare lontani, nei Playoff, con una squadra che dall’inizio sino a maggio mai ha dimostrato di essere padrona del proprio destino. Tante, troppe le occasioni sprecate dal Pisa durante il campionato. Eppure il livello del nostro girone era davvero basso. E lo dimostra com’è andato a finire, con il Livorno che alla fine è letteralmente crollato, rimediando una figura barbina dietro l’altra. Nonostante questo ha vinto il campionato.

La società ci ha provato. Ma gli errori sono stati tanti, troppi. Purtroppo tra il dire e il fare c’è una bella differenza, ed è sempre più facile criticare che costruire. L’impressione di fondo è che la cosa che è mancata fin dall’inizio sia il nerbo, il carattere. E non si può dare la colpa sempre e solo ai condottieri. Gautieri e Pazienza sono stati cacciati, a furor di popolo, Petrone è arrivato quando forse era troppo tardi per salvare il salvabile. Ma in campo ci vanno i giocatori, non il mister. Va bene, ci sono gli schemi, la preparazione, il gioco e la tattica… però c’è anche la grinta, il cuore e l’orgoglio per la maglia. Questi ultimi elementi non sono pervenuti, salvo rarissime eccezioni. Tutta colpa degli allenatori? I giocatori devono prendersi le loro responsabilità. Sono loro, in primis, che hanno fallito. E con loro, ovviamente, chi li ha scelti. In campo forse sono mancati quei 3 elementi (portiere, difensore e attaccante) di sicuro affidamento su cui costruire l’intero progetto.

Pensare al futuro è difficile ma è necessario. C’è da costruire una squadra per ripartire subito e, con estrema umiltà, tentare di ridare entusiasmo a un ambiente depresso. Sarebbe utile far tesoro degli errori fatti per cercare di non ripeterli. Solo così si può crescere.

Ai tifosi che giustamente imprecano, piangono e si lamentano, mi permetto di dire questo: va bene tutto, tranne una cosa. Non si può rimpiangere chi ci ha portato, in passato, a mezzo centimetro dal baratro. Non è giusto, non si può tollerare.

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