Il confronto de L’Arno.it con i candidati a sindaco di Pisa prosegue con Andrea Serfogli (Pd), a guida della coalizione di centrosinistra.
Pisa ha faticato molto per conoscere i nomi dei candidati a sindaco. Come lo spiega?
Credo si possa spiegare come un elemento di crisi della politica e come un elemento legato all’avanzare di fenomeni di populismo, e quindi al crisi dei partiti tradizionali, la difficoltà di trovare una sintesi su programmi e su nomi che possano essere condivisi.
Lei si presenta come candidato della continuità rispetto ai due mandati di Filippeschi. È corretto? Oppure pensa di rappresentare il cambiamento? In che modo?
Quando si parla di continuità credo lo si debba fare sulla base di certi valori, rispetto a una visione e a un modello di sviluppo strategico della città, ma cambiare perché cambia il mondo, cambiare perché ci possono essere innovazioni che solo sei mesi fa non c’erano, cambiare perché si hanno nuove idee, cambiare anche perché ti rendi conto che puoi potere far meglio del passato, è a mio avviso una qualità, non certo un difetto. Anzi, credo che la voglia di cambiare e di migliorare debba essere una caratteristica fondamentale per chi si propone di amministrare una splendida città come Pisa.
Fontanelli ha detto che con la sua candidatura si vuole favorire il ribaltone. Cosa gli risponde?
No, non credo si favorisca il ribaltone. Ma proprio per queste caratteristiche di radicamento territoriale e la conoscenza della macchina amministrativa e le cose positive che ho fatto, la mia candidatura va nella direzione opposta rispetto all’autoreferenzialità della politica, nasce da un percorso dal basso: è il miglior argine possibile a un cambio di maggioranza verso una destra leghista, populista e becera.
Dopo aver conquistato i parlamentari dei collegi pisani il centrodestra spera di strappare anche il Comune. Sente la tensione? Quali rischi vi sarebbero per una vittoria di queste forze?
Certamente abbiamo commesso degli errori alle elezioni politiche e personaggi che non hanno alcun contatto con il territorio lo rappresentano a Roma, penso alla senatrice leghista che anche a Cascina nessuno sa chi sia. Sento una responsabilità di difesa di un patrimonio di valori, progetti, esperienze e visione strategica di una città che sarebbero fortemente messa a rischio da una vittoria di una destra che non è storica liberale, ma leghista e populista. Rischi? Tornare indietro.
Quand’è che ha deciso che avrebbe voluto correre come candidato a sindaco?
Non mento se dico che in tantissimi in questi ultimi anni mi hanno chiesto questo impegno supplementare; il mio modo di amministrare ha avuto la caratteristica di “poco ufficio e molta strada” e forse questa mia presenza costante sul territorio e la conoscenza dettagliata della mia città mi ha spinto ad accettare, ogni giorno di più, questa bellissima sfida.
Ci racconta quando e perché ha iniziato a fare politica. Cosa ha fatto? Prima che lavoro faceva?
La passione politica parte addirittura dal liceo da rappresentante di classe, esperienza ripetuta anche durante gli studi universitari nel cda dell’ateneo. Poi la laurea, l’impiego all’università, una bellissima esperienza nel volontariato e poi la prima elezione in Consiglio comunale. La politica per me è una grandissima passione, ho dato molto, anche in termini di impegno, ma ho ricevuto molto di più in termini di esperienza, di questo sono convinto.
Mi può dire la prima cosa che vorrebbe fare una volta eletto?
Una cosa che farò subito sarà chiamare la dirigenza di Toscana Aeroporti chiedendogli di incontrarci immediatamente e risolvere quei problemi che rischiano di rallentare lo sviluppo del nostro aeroporto. Ritengo che il Galilei sia un’enorme risorsa e dobbiamo fare in modo, insieme all’azienda, di valorizzarne al massimo l’impatto positivo sulla città, limitando i disagi e condividendo con la proprietà privata tutte le decisioni strategiche. Direi che è una svolta importante e necessaria.
Questione stadio. Qual è la sua posizione?
Lo stadio è fondamentale per la città. La mia posizione è chiara: bisogna favorire il procedimento autorizzativo dello stadio, l’approvazione del progetto e le varianti urbanistiche si definiscano nei tempi più rapide possibile per mettere nelle condizioni la società di poter, tramite la procedura individuata, avviare i lavori il prima possibile. È importante sia per quello che rappresenta il calcio a Pisa e per la vivibilità del quartiere. Il progetto è innovativo, non prevede solo uno stadio in cui si giochi ogni quindici giorni, ma un luogo di aggregazione sociale con forte valenza culturale. Un investimento che va facilitato e agevolato.
Per anni si è parlato di Area Vasta. È ancora un tema d’attualità? In che senso?
Oggi ha senso parlare di un’area pisana, di una governance, servizi e strumenti comuni. Pisa e la costa devono rappresentare un’area fondamentale per lo sviluppo della Toscana. L’area vasta è un tema di attualità: dobbiamo attrarre residenti e ragionare in seguito come area ancora più vasta, in sinergia con le province di Lucca e Livorno.
I pisani sono molto sensibili alle loro eccellenze: ospedale, università e, non da ultimo, l’aeroporto. Che fare per difendere il Galilei dalle mire dei fiorentini?
L’ho detto prima e lo ripeto. Il Galilei è essenziale per lo sviluppo della città. Noi non abbiamo paura di Firenze, perché l’aeroporto di Firenze, da tutti i punti di vista, non ha le caratteristiche di eccellenza di quello di Pisa. Sono certo che Toscana Aeroporti sia perfettamente consapevole di questo. Dobbiamo insistere perché la società faccia tutti gli investimenti necessari previsti dal piano di sviluppo, con bene in mente il fatto che il Galilei è e deve restare la principale porta di ingresso della nostra Toscana.
Facciamo un gioco. Ha la possibilità di tornare indietro nel tempo e correggere un errore che è fatto a Pisa nel passato. Cosa fa?
Credo che l’aver pensato di risolvere i problemi cittadini legati alla sicurezza ed al decoro principalmente con delle ordinanze, quindi strumenti di emergenza e non spingere per trovare soluzioni strutturali sia stato, visto a posteriori un errore. Certo la responsabilità della sicurezza non è comunale, ma nazionale, ma progetti strategici, come quelli che ho in mente per la zona della Stazione, per Piazza Vettovaglie e per il decoro cittadino in generale, sarebbero dovuti partire prima. La progettualità strategica magari non porta risultati immediati, ma risolve i problemi senza nasconderli temporaneamente. Sicuramente un approccio migliore per il miglioramento della vita dei pisani.
Le offriamo la possibilità di lanciare un appello attraverso L’Arno.it. Dica pure ciò che vuole…
Non credere alle promesse facili, amministrare una città oggi è molto complicato. Bisogna avere visione a lungo termine, pensare alle generazioni future, pensare alla sostenibilità avere anche la concretezza e ricostruire un rapporto con i cittadini. Io sarò il sindaco della gente, dei pisani; mi vedrete sempre per strada, dove potrete darmi i vostri consigli, dove riceverò le vostre critiche e spero anche il vostro incoraggiamento. Io sono una persona pratica, alla quale non piace promettere la Luna già sapendo di non poterla ottenere; conosco la città, la conosco nei dettagli e sono certo di poterla cambiare e migliorare con l’aiuto, che chiedo sin da subito, a tutti i pisani.