La scritta “Verità per Giulio Regeni” fino a pochi giorni fa campeggiava sul balcone di Palazzo Gambacorti, sede del Comune di Pisa. Poi è sparito. E subito è divampata la polemica, soprattutto sui social. “L’hanno fatto per compiacere Salvini”, ha detto qualcuno gridando allo scandalo. Era plausibile che potesse essere andata così, visto che il ministro dell’Interno non molto tempo fa aveva detto che il caso Regeni era una questione di famiglia (“Vogliamo ricostruire buoni rapporti con l’Egitto. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto”).
Ma la verità dello striscione scomparso è un’altra. L’ha spiegata il sindaco di Pisa, Michele Conti: “Lo striscione che chiede verità e giustizia per Giulio Regeni tornerà al suo posto al più presto. Era stato tolto per consentire di collocare sulla facciata del palazzo comunale gli addobbi per la manifestazione storica del Gioco del Ponte”.
Certo, gli addetti del Comune avrebbero potuto essere più veloci nel rimettere a posto lo striscione, o forse non è stato detto loro di sistemarlo dopo il Gioco. Ma la “gaffe”, chiamiamola così, è stata risolta nel migliore dei modi. Pisa, come molte altre città d’Italia, continuerà a chiedere la verità per il ricercatore italiano barbaramente ucciso tra la fine del gennaio e l’inizio del febbraio 2016. Lo stesso dovrebbe fare il governo italiano.