A noi sembra una normale questione di buon senso, ma c’è voluto il lavoro di diversi giudici per affermare un principio sacrosanto: la libertà di cibo nelle scuole. Il Consiglio di Stato ha dato ragione a un gruppo di genitori che avevano impugnato alcune deliberazioni del Comune di Benevento che imponevano l’obbligo del servizio di ristorazione scolastico e vietavano il consumo di cibi diversi da quelli forniti dall’impresa appaltatrice del servizio.

Per i giudici amministrativi, cui aveva fatto ricorso lo stesso Comune, “c’è anzitutto una incompetenza assoluta” di chi ha adottato quelle deliberazioni perché quel regolamento ha di fatto “imposto prescrizioni ai dirigenti scolastici, limitando la loro autonomia con vincoli in ordine all’uso della struttura scolastica e alla gestione del servizio mensa”. Il regolamento “interferisce” con la circolare del ministero dell’Istruzione che, rivolta ai direttore degli uffici scolastici regionali “ha confermato di fatto la possibilità di consumare cibi portati da casa, dettando alcune regole igieniche ed invitando gli stessi dirigenti scolastici ad adottare una serie di conseguenziali cautele e precauzioni”.

L’ex consigliere comunale Giovanni Garzella esulta:  “Avevo ragione. Il Consiglio di Stato da ragione alle idee già da me
espresse negli anni scorsi per le quali è libera la scelta dei genitori se mandare i figli a mensa o fargli portare il cibo da casa. Mi dispiace che a suo tempo i miei appelli non furono accolti ma contrastati o addirittura nemmeno considerati. Ora le scuole pisane dovranno adeguarsi alla circolare del Miur del 2017 mai fatta rispettare. Sono soddisfatto e penso con me numerosi genitori che potranno liberamente dare il cibo che desiderano ai loro figli”.

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