Antonio Minuzzo

Vivere lontano da dove sei nato e vissuto per decine di anni non è facile. C’è sempre quella sottile malinconia, quel senso di un legame che a poco a poco si affievolisce, anche perché per una serie di motivi le tue visite si fanno sempre più rade, prima tutti i mesi, poi ogni due o tre, e poi succede che ti rendi conto che sono passati sei mesi dall’ultima volta che ci sei tornato. Non è facile tornare e trovare le cose cambiate, gli amici che ancora ci sono invecchiati, quello che ricordavi sparito, sostituito. Ti fa sentire il peso della tua assenza, quasi un lontano senso di colpa per non esserti preso cura del posto che ti ha visto nascere, delle tue stesse radici.

A volte capita che trovi qualcosa che ti fa ritrovare l’orgoglio di essere pisano, in qualcosa fatto dai tuoi concittadini o magari dalla squadra di calcio della tua città. Ma non mi aspettavo il dolore che sto provando in questi giorni dell’incendio del Serra. E i motivi sono tanti, così tanti che non riesco a distinguerli e separarli. Le case bruciate, la natura distrutta, gli animali morti nel rogo sono un insulto all’umanità. Ma c’è qualcosa di ancora più cattivo, di più profondo. Hanno appiccato il fuoco a qualcosa che fa parte della nostra vita, da sempre.

Quel monte che vedi dalla finestra di casa e che quando l’aria è pulita e passi dai lungarni ti sembra di poterlo toccare; il monte dei ripetitori, quello su cui è così facile puntare l’antenna. Quello dove sei andato a passeggiare tante volte, per castagne, a mangiare i funghi fritti al ristorante, a vedere le stelle cadenti o il panorama della vallata fino al mare, e d’inverno con il cielo limpido lo sguardo arriva fino alle isole, a volte fino alla Corsica. Il monte dove tante volte hai portato la ragazza e dove quando nevicava andavi a divertirti con la Vespa, dopo aver tolto i bomboloni perché tanto eri sicuro che saresti caduto. Ma anche dove c’è il sacrario del Vega 10, perché un posto così purtroppo non custodisce solo ricordi felici.

Mani vigliacche hanno appiccato il fuoco a tutto questo, non hanno violato solo il monte, hanno sfregiato i nostri ricordi, il nostro cuore, la nostra anima. Sono talmente schifato da quelle mani che non mi va neanche di parlarne, nemmeno per insultarle e per augurare tutto il male possibile. Quando il fuoco sarà spento, allora si che sarà veramente un momento triste, un panorama nero e fumante dove prima c’erano alberi e ombra e case.

Ma la natura è più saggia e più forte di noi, gli alberi ricresceranno e torneranno a fare ombra, gli animali torneranno nel bosco e le case saranno ricostruite. Gli uomini avranno ritrovato il valore dell’amicizia e della solidarietà, e forse riusciranno a fare qualcosa perché non succeda di nuovo. Questa è l’unica cosa che mi consola, lontano da li e impossibilitato a fare qualcosa di concreto. Anzi no, una cosa la posso fare, contribuire per aiutare chi ha perso tutto. Pisa nel cuore, coraggio amici, risorgerete dalle ceneri.

Antonio Minuzzo

Foto tratta dai social network

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