La passione per le moto e i quad, un lavoro come operaio meccanico in una ditta di riparazione e manutenzione di muletti e carrelli elevatori, gli amici. Una vita normale, interrotta da quattro colpi di pistola alla testa. Giuseppe Marchesano è morto così, nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 novembre. Il corpo, senza vita, l’hanno trovato i suoi amici sul divano di casa sua, a Casteldebolsco, frazione di Montopoli Valdarno (Pisa). Chi l’ha ucciso? Gli inquirenti indagano, setacciando centimetro per centimetro la casa di Giuseppe, il suo computer, il cellulare e ogni aspetto della sua vita. Quella che ha subito il giovane sembra un’esecuzione. Di sicuro non è stata una rapina: i carabinieri, infatti, hanno trovato il portafogli con i soldi e il telefono di Giuseppe. La casa risultava in ordine, senza segni di effrazione.
Gli inquirenti indagano sulla vita apparentemente tranquilla del ragazzo, per cercare di capire se vi fossero delle ombre, o delle frequentazioni pericolose. Intrecciando tutti gli elementi, comprese le immagini di alcune telecamere private nelle vicinanze, si spera di poter capire qualcosa sul movente e, soprattutto, sull’omicida.
Il mistero è fitto. Sono stati gli amici a dare l’allarme sabato sera, verso le 19, dopo che per ore e ore non erano riusciti a mettersi in contatto telefonico con Marchesano. Il telefonino sarebbe rimasto acceso per quasi un giorno, poi si sarebbe scaricato. E sarebbe stato proprio allora che alcuni amici, non sentendolo più dalle 15 di venerdì, quando era uscito dal lavoro, hanno deciso di andare di persona a casa del ragazzo per vedere cosa fosse successo. Nell’appartamento, dove le luci erano ancora accese, sono arrivati i soccorritori del 118 a cui non è rimasto altro che constatare il decesso e chiamare i carabinieri.
Le forze dell’ordine hanno raccolto numerose testimonianze, a partire dagli amici e i familiari, ma sono stati sentiti anche i vicini di casa. Sembra che qualcuno dei vicini – che comunque avrebbe raccontato di conoscere poco Marchesano – abbia detto di aver sentito venerdì sera alcuni colpi, pensando però all’esplosione di mortaretti e non di colpi di pistola.
Arrestato un 27enne
Un uomo è stato portato al comando provinciale dei carabinieri di Pisa perché ritenuto coinvolto nell’omicidio di Marchesano. Interrogato per cinque ore, in serata è stato rinchiuso nel carcere Don Bosco di Pisa in stato di fermo. Si tratta di Danny Scotto, 27 anni, di Chiesina Uzzanese (Pistoia).
“Riteniamo di avere indizi sufficienti per sostenere l’accusa ora spetterà al giudice fare le sue valutazioni”, ha detto il procuratore capo Alessandro Cini, lasciando la caserma dei carabinieri di Pisa. Crini. “Sono state le indicazioni che ci sono arrivate dall’interno della famiglia della vittima – ha spiegato – a indirizzarci verso di lui, che ha negato ogni addebito”. Il procuratore capo ha spiegato che “c’è una telecamera che colloca l’indagato a bordo del suo pick up a circa 4 chilometri di distanza da casa della vittima mentre lui ha negato di esser stato lì”. Non è ancora emerso il movente del crimine e, secondo quanto spiegato sempre da Crini, il legame tra il presunto omicida e Marchesano “sarebbe da riferire a una vecchia amicizia che si sarebbe diradata negli ultimi tempi”. Nell’abitazione dell’indagato è stata trovata una pistola, una 357 Magnum, acquistata non molto tempo fa.
La vittima e il suo assassino, stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, si conoscevano bene. E proprio per questo Marchesano aveva aperto la porta di casa sua quando il 27enne sarebbe andato a trovarlo venerdì scorso. Senza sapere che si era portato dietro un grosso revolver con il quale lo ha freddato con almeno sei colpi. Fra Giuseppe Marchesano e il 27enne c’era stata un’amicizia, che poi si era interrotta.
Aggiornamento (16/11/2018): l’amico ha confessato
Dopo aver negato per quasi una settimana alla fine Danny Scotto è crollato. “Ha ammesso pienamente la responsabilità del delitto”, fa sapere il procuratore di Pisa Crini. La confessione, definita lucida e circostanziata, è avvenuta durante l’udienza di convalida davanti al gip Pietro Murano e il pm Sisto Restuccia, che ha coordinato le indagini. Scotto ha detto di essere andato a trovare Alessandro per tentare di ricucire l’amicizia. Qualcosa però è andato storto, ne è nato un litigio durante il quale Danny ha fatto fuoco con la pistola che aveva portato con sé. Ha colpito la vittima alla coscia e al volto. Ancora da stabilire il movente. Il procuratore Scotto si è limitato a dire che Scotto è una persona “solitaria che nel momento dell’omicidio ha manifestato una situazione di grave disagio personale”.