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Sgarbi ridimensiona il murale di Keith Haring. E Buscemi gongola

- Primo piano
25 Novembre 2018

A Palazzo Gambacorti (Pisa) si è svolto un interessante dibattito su “Tuttomondo”, il celebre murale realizzato nel 1989 da Keith Haring. Ospite d’onore il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Sono intervenuti anche Roberto Pasqualetti, architetto, Piergiorgio Castellani, l’imprenditore che portò Haring a Pisa, Giovanni Padroni, docente di economia all’Università di Pisa e Gianguido Grassi, curatore di arte urbana. A coordinare il dibattito Andrea Buscemi, attore nonché assessore alla Cultura del Comune di Pisa. Un incontro davvero interessante, che purtroppo si è svolto in un luogo troppo piccolo, anche se splendido (la Sala delle Baleari).

Buscemi era stato preso di mira perché in un suo libro (“Rivoglio Pisa”, Eclettica Edizioni), pubblicato prima delle elezioni amministrative, aveva criticato il murale. Ecco cosa aveva scritto:

 A Pisa si dà risalto in tutti i modi (si stampano cartoline e manifesti, magliette e souvenir di ogni tipo, perfino tazzine, piatti e bicchieri) per pubblicizzare quel modestissimo e banalissimo murale di ispirazione metropolitana che è Tuttomondo del newyorkese Keith Haring, che qualche mente perversa (e profondamente, grottescamente radical chic) autorizzò una trentina di anni fa ad essere realizzato su un muro del convento di Sant’Antonio”.

Passati alcuni mesi oggi Buscemi spiega che “la sollecitazione a pensare questo convegno nasce dalla stupefacente reazione del popolo del web di fronte ad alcune mie esternazioni riguardo l’opera di Haring sul mio libro “Rivoglio Pisa”. In esso lamentavo la mancanza di un adeguato merchandising per le opere antiche di casa nostra, a differenza di quello che si fa per l’opera ‘Tuttomondo’. Non solo sui social media in pochissimi hanno sposato queste mie considerazioni, ma tantissimi hanno inneggiato all’opera dell’artista newyorkese, come fosse manufatto di capitale importanza.  Forse è così, il mondo è cambiato e per qualcuno ‘Tuttomondo’ è davvero meglio degli affreschi del camposanto monumentale o delle croci di Giunta Pisano in San Matteo. Merita parlarne, aprendo democraticamente un dibattito”.

Sgarbi non ha deluso le attese, con in intervento condito da citazioni di livello e diverse battute. In buona sostanza ha ridimensionato l’importanza del murale. “Nella iconosfera della mia mente – ha detto il critico d’arte – Keith Haring non c’ è. Al suo murale preferisco la parete di Baj a Pontedera, una azione artistica trasportata da pittura a mosaico”. Ed ha poi aggiunto: “Il mio interesse per Haring è talmente piccolo che non volevo venire (al dibattito, ndr), ma quando ho visto tutte quelle firme (per la nota vicenda legata al caso Buscemi e alle accuse di stalking da parte della sua ex compagna, ndr) ho deciso di esserci, mi incuriosiva”.

Sgarbi ridimensiona Keith Haring

Sul murale Sgarbi ha sostanzialmente dato ragione a Buscemi: “Pisa dovrebbe vivere dell’ arte che già possiede. Haring è comunque una risorsa. A mio giudizio la sua opera è insopportabilmente ripetitiva e ricorda Capogrossi e per certi versi Botero, che gonfia e rende grossa la forma. Haring ha identificato un modulo efficace e lo ha ripetuto all’ infinito. Non esprime valori universali ma commerciali. Ci sono artisti che non hanno avuto la grancassa della propaganda americana. La ripetività diventa insomma una cifra per essere riconosciuti, come per Fontana e i suoi tagli, o Morandi e le sue bottiglie. Questi hanno avuto successo, quelli che invece hanno più variato sono rimasti nell’ombra”. Ed ha proseguito: “Quella che nasce come trasgressione, come gesto di ribellione, il graffito, il murale, è diventato gesto di sistema”. Poi ancora: “A Pisa avete un grande artista, Giuseppe Bartolini, e non ve ne siete mai accorti. A Haring preferisco il muro di Enrico Baj, più riuscito ma meno noto. Ma nel mondo di Fedez e della Ferragni la notorietà di una persona basta per dare un valore assoluto alle cose”.

Rabbia del Pd: “Quanto deve costare ancora a Pisa Buscemi?”

“È una domanda seria e non retorica o legata alla contrapposizione politica – dice Olivia Picchi (Pd), vicepresidente della Commissione Cultura -. L’evento organizzato dall’assessore alla cultura Buscemi con Vittorio Sgarbi sul murale Tuttomondo di Kheit Haring costa al Comune di Pisa, solo per la presenza di Sgarbi, quasi 7000,00 euro, 6.710,00 per essere precisi. A questo vanno aggiunte le spese di personale ed impianti fonici/video. È una cifra enorme per un evento di pochissime ore ma soprattutto è una cifra enorme perché sostenuta per risolvere i problemi personali di una persona che costa alla città di Pisa non solo in termini economici. Costa in termini di imbarazzi istituzionali. Ieri alla Camera dei Deputati, in occasione della giornata dedicata al contrasto alla violenza sulle donne nell’ambito della campagna “#nonènormalechesianormale” voluta e organizzata dalla vicepresidente Mara Carfagna, fra le quattro testimonianze di vittime della violenza sulle donne c’era anche Patrizia Pagliarone, ex di Andrea Buscemi. Il sussulto dei tanti presenti nel momento in cui si riporta che un uomo a cui sono stati riconosciuti reati di stalking e persecutori contro una persona sia assessore in Comune a Pisa ha fatto sussultare anche me, che pure ne ho chieste le dimissioni e che conosco bene la vicenda. Sentire il nome della nostra città assimilata a uno stalker, in quel contesto mi ha fatto provare una vergogna infinita. Costa in termini economici. L’istallazione di fronte al Comune Jimènez Deredia dal titolo Pareja – La Donna e la Vita eseguita per dimostrare la volontà di Buscemi di “omaggiare le donne”, con lo stesso approccio e superficialità di chi pensa di risolvere il problema delle pari opportunità con striscioni o spray al peperoncino. Adesso Sgarbi, chiamato per risolvere i problemi creati dalle affermazioni di Buscemi sul Murale Tuttomondo, quando ancora non era assessore. E l’assessore per dimostrare che invece a quell’opera ci tiene pensa bene di farci un evento sopra spendendo altri soldi pubblici. Soldi per riabilitarsi agli occhi della città, ma non soldi suoi, quelli del Comune e quindi nostri”.

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

1 Commento
    AjejeBrazov

    Io invece ero curioso di sapere cosa pensava Sgarbi del progetto di togliere tre arcate dell’acquedotto mediceo per una tangenziale .

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