A inventare il termine sono stati i tedeschi. L'”industria 4.0″ prevedeva investimenti in infrastrutture, scuole, istituti di ricerca e sistemi energetici per modernizzare il sistema produttivo e riportare la manifattura ai vertici mondiali. I buoni risultati ottenuti hanno spinto molti altri Paesi, e in primis l’Ue, a rilanciare l’esempio della Germania. Si parla di quarta rivoluzione industriale: la prima è stata quella che ha introdotto la meccanizzazione attraverso la forza del vapore; la seconda si è avuta con la produzione di massa e la catena di montaggio; la terza con i computer e l’automazione; la quarta, infine, con i sistemi cibernetici.
Per cercare di formare figure professionali che possano guidare l’innovazione tecnologica nei processi industriali, è nato il primo dottorato in Italia sull’Industria 4.0, grazie alla collaborazione tra le Università di Pisa, Firenze e Siena “Smart Industry“, partito a novembre, ha dodici allievi. Prevede un percorso di tre anni tra studio e ricerca, mettendo gli allievi direttamente in contatto con le aziende. Il dottorato è stato attivato grazie al contributo della Regione Toscana attraverso il bando Pegaso.
“Vogliamo trasmettere agli studenti le conoscenze necessarie per risolvere problemi complessi usando tecnologie innovative e un approccio creativo e multi-disciplinare – ha sottolinea il coordinatore del dottorato, professor Andrea Caiti, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione di Pisa -. Devono quindi formarsi in diversi campi, che vanno dall’informatica, matematica, ingegneria industriale e dell’informazione fino al management d’impresa. Per questo motivo il dottorato è condotto in modo congiunto tra tre Atenei, che metteranno in comune le proprie competenze in settori di ricerca trasversali”.
Previsto un continuo confronto con il mondo industriale, in particolare regionale, per mantenere “l’allineamento tra l’offerta formativa e di ricerca e l’esigenza del sistema produttivo territoriale”. Tra l’altro, come osserva il professor Caiti, uno degli ostacoli più grossi al 4.0 in Italia è proprio “lo scollamento tra ricerca e impresa. Questo percorso di dottorato si colloca tra le iniziative messe in campo dall’Università per avvicinare la ricerca alle esigenze reali delle industrie”.