La Scuola normale superiore di Pisa si allarga a Napoli, negli spazi messi a disposizione dall’Università Federico II. Per le attività viene autorizzata una spesa di 8,2 milioni nel 2019, 21,2 milioni nel 2020, quasi 19 milioni nel 2021 e 17,8 milioni nel 2022. La misura è contenuta in un emendamento al ddl bilancio, presentato dai relatori in commissione Bilancio alla Camera. Ma perché questa scelta? La nascita della struttura, si legge nella proposta di modifica, ha l’obiettivo di ”rafforzare la partecipazione dell’Italia al progresso delle conoscenze e alla formazione post laurea, anche mediante l’adesione alle migliori prassi internazionali” oltre che ”assicurare una più equa distribuzione delle scuole superiori nel territorio nazionale”.

La notizia era già stata anticipata a ottobre dal direttore della Scuola, Vincenzo Barone, che a dire il vero ne aveva già parlato nell’estate 2017: “Penso che la Scuola Normale debba seminare qualcosa di duraturo nel Sud, una Scuola Normale del Sud”. Barone aveva fatto riferimento alle passate proficue collaborazioni con diverse realtà del Meridione, dalla “ricerca archeologica nelle aree di Locri, Segesta, Kaulonia”, alla “valorizzazione del talento perché scelse Erice, in Sicilia, per organizzare il primo corso di orientamento universitario destinato ai migliori studenti d’Italia, una esperienza ripresa molti anni dopo a Camigliatello Silano, in Calabria, ma poi interrotta”.

La Scuola Normale del Sud aprirà i battenti nell’ottobre 2019. Esame di ammissione, come per la “casa madre”, corso di laurea ordinario (5 anni), dottorato e/o post-dottorato. Così come a Pisa gli studenti risiederanno in collegio, nel centro della città, vicino al luogo dove si terranno le lezioni. Alla fine del percorso doppio diploma di laurea, Normale-Federico II.

Non dovrebbe esservi concorrenza con la Normale di Pisa ma solo un allargamento dell’offerta formativa di eccellenza. Tra i dottorati che si pensa di attivare si spazia dall’astrochimica alla blue economy (economia del mare), dal rischio (in ambito ingegneristico, sociale e ambientale) alla medicina traslazionale (dal laboratorio, al letto del paziente, al dialogo con la comunità) e il farmaco.

Il professor Barone ha in mente nuove espansioni e punta anche su Milano e, più avanti, anche su Palermo. Il modello a cui si ispira è quello francese delle alte scuole di formazione.

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1 Comment

  1. La Scuola Normale Superiore di Pisa non è semplicemente un orgoglio cittadino.
    Essa, pur rappresentando un pezzo di storia, un’eccellenza che ha battezzato grandi nomi quali Carducci, Fermi, Ciampi, Rubbia e tanti altri, non è scissa dall’Università Statale, così come non lo è il Sant’Anna.
    Pisa è da sempre città di culura, insieme a Padova e a Bologna e nessuno deve potersi permettere, per pura ambizione personale, di intaccare una tradizione ultracentenaria: ne va del prestigio dello stesso Ateneo, il che significa danneggiare l’intera Città.
    Non è un caso che sia già stata aperta una filiale a firenze e non è un caso che si impegni una cifra così importante per voler attuare un piano folle e deleterio come quello prospettato.
    Ma la follia più grande, sembrerà strano, sta nel fatto che non si voglia aprire una semplice filiale, ovvero una “Scuola Normale Superiore di Pisa, Ateneo di Napoli”.
    No, si vuole aprire la “Scuola Normale Superiore Meridionale”, cancellando di fatto un’eccellenza mondiale.
    Non stiamo parlando di un’industria che può aprire filiali a proprio piacimento!
    Non stiamo parlando di una multinazionale che può essere gestita da un manager!
    La Scuola Normale Superiore è un bene unico ed appartiene a Pisa, esattamente come il Campanile, come la Cattedrale, come il Battistero.
    I personalismi e i giochi politici non ci interessano.
    Giù le mani: la Normale è nostra!

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