Se il Paese è in recessione a tenere a galla la Toscana sono i “distretti industriali“. Stiamo parlando di un sistema produttivo basato su imprese, prevalentemente piccole e medie, caratterizzate da una tendenza all’integrazione (orizzontale e verticale) e alla specializzazione produttiva, in genere concentrate in un determinato territorio e legate da una comune esperienza storica, sociale, economica e culturale.
Come emerge dai dati della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, in nove mesi le esportazioni dei distretti toscani hanno fruttato 12 miliardi di euro, che sommati alla farmaceutica arrivano a 13,7 miliardi. Una bella boccata d’ossigeno per l’economia toscana, con una crescita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2017 (un po’ meno rispetto alla media italiana del 2%).
Se in passato erano il tessile, l’oro e il marmo, ora quali sono i distretti che tirano di più? La moda è cresciuta molto (vale il 30% del manifatturiero regionale), con alcuni grandi marchi che producono nella nostra regione. Pelletterie e scarpe del distretto fiorentino hanno fatto registrare una crescita molto alta (+11,6%), con vendite all’estero per più di tre miliardi di euro. Questa forte crescita compensa il leggero calo fatto registrare dalle concerie di Santa Croce sull’Arno.
Grande exploit anche per il distretto cartario di Capannori (+16,4%), con un input forte che arriva dalla vendita di macchinari per cartiere, e quello dei camper della Valdelsa (+8,5%, con oltre 480 milioni di export). Col segno più, anche se di poco (1,3%) il tessile di Prato. Altri distretti che se la cavano bene: ceramiche di Sesto Fiorentino (+11,6%), florovivaismo Pistoia (+1,4%), calzature Lamporecchio (+5,9%). Il farmaceutico fa il botto, con una crescita addirittura del 35%.
E i due principi dell’agroalimentare, olio e vino, come si sono comportati? L’olio va abbastanza male, soprattutto per il mercato staunitense, che ha fatto registrare un -9,7%. Molto buoni, invece, i dati sul vino, soprattutto nelle zone del Chianti (Firenze e Siena): si segnalano aumenti delle vendite importanti negli Usa (+6,1%) e Canada (+9%).
Se il lusso legato alla moda tira, bisogna registrare una brusca frenata per quanto riguarda il marmo e l’oro. Il distretto orafo di Arezzo fa segnare -2,3%, quello lapideo di Carrara -3,7%, comunque meglio rispetto al dato nazionale (-6%).