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Investirono e uccisero il povero Duccio Dini: già fuori dal carcere

- Cronaca
1 Febbraio 2019

In sella al suo scooter era fermo a un semaforo rosso quando un’auto che correva a folle velocità lo travolse e uccise. Duccio Dini, 29enne, morì così il 10 giugno 2018, lasciando una ferita profonda a Firenze, che fatica a rimarginarsi. E a quasi otto mesi di distanza quel dolore si acuisce di nuovo, dopo che si è diffusa la notizia che tre delle persone arrestate per la sua morte sono uscite dal carcere e vanno ai domiciliari. Si tratta di Remzi Amet (65 anni), Antonio Mustafa (44) e Remzi Mustafa (20). A due di loro viene applicato il braccialetto elettronico. A deciderlo è stato il tribunale del riesame di Firenze. Ma per quale motivo? Considerato il periodo trascorso in carcere (dall’estate 2018 in avanti) e che sono accusati di omicidio per dolo eventuale, la misura dei domiciliari è ritenuta idonea al rispetto delle esigenze cautelari.

Sono in tutto sei i nomadi accusati di omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale per la morte di Duccio Dini e di tentato omicidio del loro parente, Bajram Rufat, l’uomo che veniva inseguito per punirlo di uno sgarro. Il gruppo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, partecipò all’inseguimento, a scopo punitivo, per le vie del quartiere dell’Isolotto, a Firenze. Bajram Rufat rimase gravemente ferito nello speronamento della sua vettura. Purtroppo al povero Duccio toccò la sorte peggiore.

“Siamo sorpresi e amareggiati per la scarcerazione – ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella -. Si è trattato di un fatto molto grave che ha colpito la famiglia Dini e tutta la nostra comunità. Se questo è dipeso dalle leggi in vigore, allora una legge del genere deve essere cambiata”.

Ci rimettiamo ai giudici e alle leggi. Ma consentiteci almeno una domanda: è giusto considerare queste persone non pericolose, dopo quello che è avvenuto quel maledetto 10 giugno dell’anno scorso?

Ed è subito polemica politica

“Altri tre cittadini arrestati per la morte di Duccio Dini hanno lasciato il carcere di Sollicciano – afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella -. Sono stati mandati dai giudici agli arresti domiciliari, che sconteranno negli alloggi Erp del Comune di Firenze. Ma non era stato proprio il sindaco Dario Nardella a dire, subito dopo l’accaduto, che avrebbe tolto le case popolari alle persone coinvolte nel folle inseguimento, e a tutte le persone che si fossero rese responsabili di reati gravi?. Dunque ad appena sette mesi dalla tragedia, i sei nomadi accusati di omicidio volontario sono tutti fuori dal carcere – sottolinea Stella – e sconteranno la pena in alloggi comunali. E’ già grave che queste persone siano state scarcerate dopo pochissimo tempo, ma è altrettanto grave che siano ancora assegnatarie di case popolari. Perché il sindaco non ha mantenuto fede alle sue promesse e non gliele ha tolte? Questa vicenda è gravissima, pretendiamo delle risposte e ci batteremo perché questi fatti non passino sotto silenzio. Le abitazioni Erp vadano a fiorentini e italiani che ne hanno davvero bisogno”.

“Sono amareggiato per la notizia della scarcerazione – dice il consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi) – e cosa ancora più insopportabile è che tali soggetti stanno scontando gli arresti non in carcere, come dovrebbero, ma nelle case popolari dategli dal Comune di Firenze, in particolare il capo della spedizione punitiva tra rom. Mi sono sempre battuto affinché il Comune escludesse i condannati dalle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ma le mie proposte di legge sono state bocciate dal Pd che fa annunci ma poi persegue la solita logica d’accoglienza e buonismo che conferma la propria simpatia per i rom Nardella aveva promesso e sbandierato che gli alloggi popolari sarebbero stati tolti a queste persone, e invece questi personaggi godono ancora delle comodità di case pubbliche.C’è tanta ipocrisia da parte di Rossi e Nardella che, al di là degli annunci, di fatto hanno sempre privilegiato i rom rispetto ai toscani”.

Il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli rivolge un appello al ministro della Giustizia Bonafede: “Vogliamo sapere in base a quale norma o cavillo il tribunale abbia potuto scarcerare i rom assassini di Duccio Dini: il ministro Bonafede ce lo spieghi e noi presenteremo una proposta per cambiare immediatamente quella legge. Gli assassini di Duccio meritano una pena esemplare: se i macedoni sono i responsabili devono essere rimandati a scontare la pena a casa loro, fino all’ultimo giorno e senza sconti. Non so come il sindaco Nardella e il governatore Rossi, che hanno creato e foraggiato il sistema dei campi nomadi, possano vivere senza sentire il peso del fallimento pensando che alcuni di questi rom vivono tutt’oggi nelle case popolari”.

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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