Per fare piena luce sul Forteto, la comunità di recupero fiorentina per giovani disagiati, lavorerà una commissione parlamentare d’inchiesta. Troppi sono gli scandali (abusi e maltrattamenti) legati a questa comunità, con una vicenda processuale conclusasi con la condanna del suo fondatore, Rodolfo Fiesoli, a 15 anni e 8 mesi, e di altri suoi collaboratori con pene minori.

Ma cos’è il Forteto? Tutto nasce a Farneto (Perugia) nel 1977. Roberto Fiesoli (detto il profeta) e Luigi Goffredi fondano questa comunità, con altre 31 persone. Dopo poco si trasferiscono in Toscana, a Barberino di Mugello (Firenze) ed è lì che ufficialmente iniziano a chiamarsi “Il Forteto” (poi la sede si sposterà a Vicchio). Tutto si basa sulla “famiglia funzionale”: si porta avanti una forma di educazione alternativa con l’affidamento dei ragazzi che, al di là di ciò che stabiliscono le carte del Tribunale dei minori, viene fatto a tavolino all’interno della comunità. Alla comunità arrivano diversi bambini o ragazzini in affido, provenienti da situazioni difficili e nel corso degli anni molti lodano quel modello, che mescola la psicologia agli insegnamenti (almeno così dicono) di don Milani.  Ma c’è qualcosa di poco chiaro che emerge fin da subito. Prima di tutto la messinscena, come emergerà dalle carte dei processi. Quando arriva il personale dei servizi sociali, per i controlli di routine, “bisognava fare finta che tutto fosse perfetto – racconta un testimone – si andava negli appartamenti dove c’erano le foto di noi insieme con la coppia affidataria, tutti felici”. Un Truman Show dove tutto è bello e felice. Ma nasconde situazioni davvero brutte, a danno dei ragazzi, che emergeranno piano piano.

Nel settembre 1978 Fiesoli e Goffredi vengono arrestati. Il caso però finisce al centro di una bagarre politica che si concluderà dopo pochi mesi così:  i due vengono scarcerati, il magistrato che li aveva fatti arrestare, Carlo Casini, entrerà in politica e questo da lì a poco porterà un’altra toga, Gian Paolo Meucci, a difendere il Profeta e il suo Forteto, che diventa un simbolo contro la “strumentalizzazione politica delle accuse”. Purtroppo, però, le voci sugli abusi sono fondate, come emergerà dopo qualche anno.

Fiesoli si fa forte del sostegno politico di una parte della sinistra al potere in Toscana, e il suo “modello” diventa sempre più importante. Tra libri, convegni e affidi, la comunità si ingrandisce: accoglie ragazzi, assume personale e fattura diversi milioni di euro, grazie soprattutto ai prodotti alimentari (formaggio e non solo) venduti anche all’estero. Si va avanti per anni, tra riconoscimenti e pacche sulle spalle. Alla fine del 2011, però, scattano di nuovo le manette per Fiesoli, con un’accusa pesante: violenza sessuale e maltrattamenti. Il 17 giugno 2015 la sentenza in primo grado condanna Fiesoli a 17 anni e mezzo, 8 per Goffredi (maltrattamenti). Condannate in tutto 16 persone su 23 imputati. Nelle motivazioni si legge: “Il Forteto è stata un’esperienza drammatica, per molti aspetti criminale, retta da persone non equilibrate (…) Le perversioni del Fiesoli, note agli altri imputati, sono state di volta in volta avallate, tollerate, giustificate (…) Chi ha reagito, chi ha protestato, chi ha contestato è stato emarginato, isolato, escluso, denigrato e, finalmente, allontanato”.

Il 27 dicembre 2011 nasce il comitato Vittime del Forteto, presieduto da Sergio Pietracito, una delle vittime degli abusi: “Il Forteto è stato una setta. Ci diceva che noi eravamo i puri di Dio, che dovevamo donarci a lui per liberarci dalla materia, che il mondo fuori era merda e quindi non dovevamo raccontare a nessuno ciò che accadeva dentro, perché nessuno avrebbe potuto capire. (…) Avevamo tutti paura. Io scappai nel ’90, prima in Francia, poi in Olanda. Sono tornato dopo anni, a fatica inizio a ricostruire i rapporti con i miei genitori. La scintilla è scattata quando ad essere abusata non è stata più la vecchia generazione, e i padri affidatari hanno cominciato ad ascoltare nei racconti dei figli adottivi le stesse violenze subite da loro”.

Nel gennaio 2013 una commissione d’inchiesta della Regione Toscana definisce l’associazione “una setta al cui interno gli abusi sessuali, psicologici e affettivi sui minori rappresentavano la consuetudine”. Gli atti vengono trasmessi alla Procura di Firenze. Approvata all’unanimità, nella relazione si legge

«È Fiesoli che detta le regole. Al Forteto «uomini e donne vivono divisi: dormono, mangiano, lavorano separati anche se sposati». «La famiglia era una gabbia oppressiva, bisognava isolarsi dall’egoismo del mondo» raccontano le vittime. L’eterosessualità è «osteggiata», l’omosessualità incentivata. «Le donne – racconta Giuseppe – erano maiale e puttane, anche la Madonna era “puttana”, perché non voleva far crescere Gesù». «Si doveva tutti cercare di maturare attraverso il confronto» ricorda Donatella, e il “confronto”, nel lessico rovesciato del profeta, «era il sesso omosessuale». I ragazzi che mostrano desiderio per l’altro sesso sono «finocchi», le ragazze «lesbiche». Chi veniva scoperto era umiliato di fronte a tutti, sottoposto ai «chiarimenti». «Ti mettevano su una sedia, la sera, e ti facevano un processo. Dovevi confessare di essere preda di ossessioni sessuali anche se non era vero, o di aver subito violenza dalla famiglia di origine anche se non era mai successo». Chi si ribella o si oppone subisce le «punizioni». «Tirate di capelli, botte con il mattarello, zoccolate». Oppure «si veniva richiusi nella cella frigorifera».

La terza sezione penale della Corte di Cassazione il 22 dicembre 2017 conferma buona parte la sentenza della corte di appello di Firenze, che il 15 luglio 2016 aveva condannato Fiesoli a 15 anni e 10 mesi per abusi e maltrattamenti, ma la annulla con rinvio per un episodio di violenza sessuale. Dalle inchieste sono emersi i contorni di una “setta” guidata da “regole maltrattanti, crudeli e incomprensibili”. Nelle diverse sentenze si parla di “un’esperienza drammatica, per molti aspetti criminale” e di “un martellante e sistematico lavaggio del cervello”.

Cosa farà la Commissione parlamentare?

Deputati e senatori (venti e venti) affronteranno il “caso Forteto” con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria. Principalmente si cercherà di capire per quale motivo, nonostante i numerosi problemi giudiziari che alcuni suoi esponenti hanno avuto nel tempo, sia sempre rimasta accreditata.

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