C’è anche una coppia toscana tra le vittime dell’incidente aereo in Etiopia costato la vita a 157 persone. Sono Carlo Spini, medico in pensione di 74 anni, e sua moglie Gabriella Vigiani, infermiera, di Sansepolcro (Arezzo). Spesso si recavano in Africa per seguire i progetti di una ong bergamasca, Africa Tremila, di cui Spini era presidente. Quattro figli, la coppia trascorreva lunghi periodi dell’anno in Africa. Stavolta erano diretti in Kenya e poi nel sud del Sudan, dove la loro onlus sta costruendo un ospedale.

Mauro Cornioli, sindaco di Sansepolcro, li ricorda commosso: “Erano due persone esemplari, conosciute e stimate per la loro grande professionalità e sensibilità. Dei veri testimoni di pace e cooperazione tra i popoli, che lasciano un grande vuoto ed una grandissima testimonianza”.

A Sansepolcro i coniugi Spini erano arrivati all’inizio degli anni Settanta. Medico condotto a Pieve Santo Stefano, dopo alcuni anni era diventato internista e apprezzato fisiatra. Per molti anni la signora Gabriella, invece, era stata caposala del reparto di ostetricia.

Andrea Spini, uno dei figli della coppia, contattato dall’Ansa ha raccontato dell’ultimo scambio di battute con suo padre:

Abbiamo anche scherzato con mio padre Carlo… sabato, prima che con la mamma partissero per l’Africa. ‘Laggiù fa caldo, questa volta lo vuoi prendere un cappello adatto?’, gli ho detto. È stato al gioco, è venuto a casa mia e ci siamo messi a sceglierne uno e lo ha portato con sé. Questi viaggi erano una routine, il babbo li faceva da 13 anni, la mamma da un po’ meno, da quando era andata anche lei in pensione e aveva deciso di accompagnarlo e aiutarlo. Per mio padre andare in Africa per seguire questi progetti, che la ong segue molto sul campo, da vicino e lontano dai riflettori, era diventata una cosa normale, una routine. Sentiva proprio l’esigenza di andare giù. Per far capire: l’anno scorso mentre era in Africa è stato male, ha avuto una febbre tifoidea. È guarito dalla malattia ed è tornato in Italia, ma poi due mesi dopo è ripartito ancora. Non avrebbe mai smesso di andare giù e anche mia madre aveva lo stesso sentimento per l’Africa”.

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