Un’imprenditrice di Santa Croce sull’Arno (Pisa), Patrizia Ferradini, ha ricevuto un importante riconoscimento dall’Onu per aver favorito l’inserimento professionale dei rifugiati sostenendo il loro processo d’integrazione.  L’Unhcr (agenzia Onu per i rifugiati) dal 2017 premia le aziende che maggiormente si distinguono in questo ambito. Dopo aver visitato la ditta di Santa Croce, che opera nel settore del pellame, l’Unhcr ha parlato con l’imprenditrice e con i due rifugiati che lavorano per lei, ha fatto tutte le verifiche del caso e ha deciso di assegnare all’azienda il riconoscimento, che consiste nel conferimento di un logo, denominato “Welcome – Working for refugee integration” che l’azienda potrà esporre ed utilizzare nella propria attività di comunicazione. La premiazione è in programma il 21 marzo a Milano. L’azienda premiata è la “Ferradini Bruno Srl – stampatura pelli” di Santa Croce sull’Arno (che proprio quest’anno festeggia 60 anni di attività).

Le storie di integrazione sono quelle di Djanfarou Tchatchibara e Kanoute Mande, il primo partito dal Togo, l’altro dal Mali. Dal 2011 quando sono arrivati prima in Italia e poi a Santa Croce nel 2012. Entrambi hanno storie drammatiche alle loro spalle, sono fuggiti dalla loro terra per salvarsi la vita, lasciandosi alle spalle stragi e violenze. Sono arrivati in Italia con i barconi. Djanfarou in particolare ha subito lo sterminio di tutta la sua famiglia in seguito alla guerra civile scatenatasi dopo il colpo di Stato. Suo padre era ministro e lui frequentava l’università. Lo hanno avvisato per tempo e lui è riuscito scappare raggiungendo l’Italia. Analoga la vicenda di Mande, fuggito da un Mali insanguinato dalla guerra, dopo aver raggiunto le coste mediterranee dell’Africa anche lui compie la traversata in condizioni impossibili su un barcone. Dopo varie peripezie arriva a Santa Croce nel 2012 e trova delle sistemazioni di fortuna è subito segnalato come gran lavoratore e ragazzo serio.

“Sono davvero persone perbene che lavorano con grande impegno, educati, riconoscenti e corretti”, racconta Patrizia Ferradini. Poi con la stabilità lavorativa assicurata dalla Ferradini Srl possono iniziare a fare progetti. Uno dopo l’altro stanno mettendo su casa: il primo mutuo sta per essere firmato. Anche in questo caso con il sostegno della signora Patrizia, che lo ha fatto già per molti suoi collaboratori.

“Un lieto fine che è frutto di politiche attente che in questi anni hanno garantito l’integrazione e la convivenza – ha aggiunto Rossella Giannotti dirigente Cna e Assa, che sarà presente a Milano alla premiazione –. Sono storie che, in definitiva, dovrebbero essere normali. Sono capitati nel nostro distretto, grazie anche a politiche di accoglienza che allora esistevano e hanno trovato la loro strada. Certo grazie a persone come la nostra socia Patrizia Ferradini”.

Bruno Tommassini, presidente Cna Federmoda Toscana, osserva che “il premio non è solo un riconoscimento al valore della solidarietà ma anche al lavoro artigiano di qualità e alla grande passione che porta il ‘saper fare con le mani’ al centro del grande rilancio mondiale del Made in Italia. E soprattutto è un premio alla vera Italia, quella che la nostra comunità interpreta al meglio e che, di questi tempi, non è solo esempio commerciale o produttivo ma anche un esempio etico e di costruzione di una socialità capace di includere. Il profondo del nostro mestiere si mescola alla capacità di guardare al domani: se abbiamo paura dei nostri simili, non potremo mai vincere la sfida dei mercati e della concorrenza globale. Quella ci ruba il lavoro, non certo i due artigiani scappati dalla morte in Africa che amano il nostro lavoro e contribuiscono a renderlo grande”.

Nella foto: Kanoute Mande, Patrizia Ferradini e Djanfarou Tchatchibara

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