– Marina Sacchelli –
“+ Erba – Fasci, – Fasci in Erba, Canapisa resiste”. Lo slogan è scritto su un lenzuolo arancione che campeggia in piazza della Stazione, a Pisa. Accanto alla scritta è disegnata una foglia di canapa. Perché non ci siano dubbi, qui c’è il popolo di Canapisa, il presidio antiproibizionista che chiede la legalizzazione delle droghe leggere.
“Ognuno ha il suo modo di manifestare, questo è il nostro, quindi non vedo perché non lo possiamo fare…”, dice una voce al microfono tra le note di musica reggae. Tra canne e birra le persone (non molte) ballano e si divertono. “Io non butto via l’erba / non regalo l’erba / allo sbirro di m… / che la fuma in caserma…”, è un breve passaggio di una canzone che viene sparata a volume alto.
La città è blindata: a poche centinaia di metri dalla Stazione, in Piazza Vittorio Emanuele, si svolge il sit-in promosso dal centrodestra per dire “No a Canapisa“. In mezzo c’è un robusto cordone di polizia che sbarra la strada e forze dell’ordine ovunque, in ogni angolo. Musica a palla e balli in piazza della Stazione, mentre in Piazza Vittorio prevale la compostezza e l’ordine. Si nota una grande differenza, nell’abbigliamento e nel modo di fare, tra chi è di là e chi è di qua. Presenti diversi esponenti della Giunta, con il prima fila il sindaco Michele Conti, e della maggioranza che l’anno scorso ha conquistato Palazzo Gambacorti. C’è anche Antonio Tajani (Forza Italia), presidente del Parlamento europeo.
Alla fine tutto fila liscio. L’impressione è che la maggioranza dei cittadini pisani non si sia lasciata coinvolgere dal clamore mediatico delle ultime settimane. Tra Canapisa e No Canapisa ha vinto l’indifferenza.
Marina Sacchelli