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Treni nel caos dopo un incendio alla cabina elettrica: la pista anarchica

- Cronaca
22 Luglio 2019

L’incendio alla cabina elettrica di Rovezzano, alle porte di Firenze, ha causato disagi enormi ai viaggiatori, con ritardi di ore, non solo per i treni ad alta velocità ma anche per il trasporto regionale. Secondo gli inquirenti, che indagano sull’ipotesi di un incendio doloso, sarebbero almeno tre i roghi innescati all’alba: a una cabina elettrica dell’Alta velocità e a due tombini laterali ai binari, contenenti canalette per la trasmissione dei dati. Per appiccare il fuoco è stato utilizzato del liquido infiammabile, senza inneschi. Le indagini sono condotte dalla Polfer e dalla Digos della questura di Firenze. Diverse le piste seguite. Una di queste riguarda gli anarchici. C’è un precedente, che risale al dicembre 2014, che fa pensare a loro: un attentato analogo che avvenne all’ingresso della galleria San Donato, non lontano da Rovezzano, destinata ai treni ad alta velocità. Lo stile fa pensare ad alcune azioni di matrice anarco-insurrezionalista. Ma perché avrebbero colpito oggi? Forse perché proprio oggi è attesa la sentenza per 39 anarchici accusati dell’attentato di Capodanno in cui rimase gravemente ferito un artificiere.

Processo al gruppo anarchico, oggi la sentenza

Si pronuncerà oggi il tribunale di Firenze nel processo per la bomba posizionata nella saracinesca di una libreria, a Firenze, all’alba del primo gennaio 2017. L’ordigno artigianale, molto potente, investì l’artificiere di polizia Mario Vece, che era intervenuto per mettere in sicurezza la zona. L’agente perse una mano e subì altre gravi conseguenze. Per la procura di Firenze gli autori dell’attentato sono un gruppo di anarcoinsurrezionalisti, già attivi in città: la bomba era infatti “destinata” ai rivali di Casapound, perché l’ordigno era stato depositato in via Leonardo da Vinci, di fronte a “Il Bargello”, una libreria che orbita nell’ambito culturale della destra. Per il tentato omicidio e le gravi lesioni dell’artificiere ci sono 39 anarchici a giudizio. La procura ha chiesto le loro condanne: pene tra i 10 e gli 11 anni per la batteria operativa che avrebbe pensato e depositato la bomba. Dieci anni per Salvatore Vespertino (il cui dna è stato isolato in sede di indagine in un frammento dell’ordigno), 11 per Giovanni Ghezzi, 10 anni e mezzo per Pierloreto Fallanca e 10 anni per Nicola Almerigogna. Vece, parte civile al processo, ha chiesto un risarcimento di due milioni di euro. La metà sarà destinata al Fondo assistenza per il personale della polizia di Stato.

Sul web la solidarietà agli anarchici

“Solidarietà a coloro che sono accusati nell’Operazione Panico”. Questo messaggio si legge sul sito 325.nostate.net, in relazione all’attentato compiuto due anni fa davanti ad una libreria di CasaPound. “Il 1° gennaio 2017 – si legge – un congegno esplosivo collocato davanti ad una libreria fascista a Firenze, in Italia, esplode provocando gravi lesioni ad un poliziotto, che perde una mano e un occhio. Sono passati 2 anni e 3 nostri compagni anarchici sono in carcere, in seguito alla cosiddetta Operazione Panico, senza alcuna prova ad eccezione di quella del Dna. Un altro gruppo di compagni è accusato di associazione a delinquere in relazione ad alcune azioni avvenute durante il 2016, quando sono state sgomberate due occupazioni (Villa Panico e Riottosa). Il 22 luglio 2019 stiamo aspettando la sentenza di primo grado. Questo vuole essere un appello alla solidarietà internazionale attiva, per il sostegno dei detenuti e” per affrontare “le spese legali, sempre accanto ai nostri compagni in cella. La solidarietà è un’arma. Libertà per Paska, Ghespe e Giova”.

“Atto doloso gesto d’amore e rabbia”

Sul sito “Finimondo.org”, considerato vicino agli anarchici, si legge: “Questa mattina – dieci giorni dopo il ventunesimo anniversario della morte di Maria Soledad Rosas, due giorni dopo il diciottesimo anniversario della morte di Carlo Giuliani, e poche ore prima della prevista sentenza da parte del Tribunale di Firenze contro una trentina di anarchici – la linea ferroviaria che collega Roma e Firenze è ferma, sospesa, bloccata. Cosa è successo? All’alba, nella prima periferia del capoluogo toscano, una cabina elettrica dell’Alta Velocità si è surriscaldata al punto da andare in fiamme. Sarà stato un caso? Una coincidenza? Una ‘vile provocazione’? Oppure, più semplicemente ed umanamente, un gesto d’amore e di rabbia?”. La considerazione, che fa esplicito riferimento a quanto accaduto tra le stazioni di Rovezzano e Firenze Campo di Marte, è intitolata “La strategia della lumaca”, con un sottotitolo che recita così: “Bisogna portare il panico alla superficie delle cose”. Gli investigatori non escludono che possa trattarsi di una sorta di rivendicazione.

“Che emozione, è bastata una sigaretta”

“Non riusciamo a trattenere la nostra emozione – si legge ancora in Rete nella galassia anarchica – nel constatare come questo gigante chiamato ‘Potere’ abbia sempre e comunque i piedi di argilla. Come sia sufficiente accendersi una sigaretta all’aria aperta in campagna e sotto la luna per mandarlo in tilt. Come tutta la sua esaltata magnificenza, tutta la sua tracotante invincibilità, dipendano da fragili cavi disseminati un po’ dovunque. Talmente vulnerabili da poter essere neutralizzati persino da una lumaca. Lo spettro della morte e la minaccia della galera potranno fermare chi ha da curare i propri interessi, ma non hanno mai fermato chi desidera ardentemente la propria libertà. Eh, lo sappiamo, lo sappiamo, che sbirri e giornalisti — abituati come sono o al mutismo dell’obbedienza o al coro del consenso — prenderanno queste nostre parole nientepopodimenoche per una ‘rivendicazione’. Ma che ci volete fare? È più forte di noi”.

Toninelli: “Il ministro dell’Interno trovi i colpevoli”

“Stiamo monitorando e Rfi sta facendo ancora di più essendo responsabile della rete”, dice il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. “Dalle prime informazioni sembra però che si tratti di tre distinti atti vandalici quindi chiediamo che intervengano immediatamente le forze dell’ordine per fare chiarezza perché si tratta di atti dolosi. Compito adesso di Rete ferroviaria italiana è di intervenire prima possibile come mi pare stia facendo, per far sì che questi immani disagi possano essere risolti, ovviamente quando avremo tutte le in formazioni potrò rispondere, ma chi oggi pretende che il ministro vada a riferire, deve prima cercare di chiedere al ministro dell’Interno chi sono i responsabili di questi atti dolosi che non sono accettabili”.

Salvini: “Verificheremo contatti con i No Tav”

“Massimo impegno per assicurare i delinquenti alla giustizia – dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini -. Meritano anni di galera, visto che hanno bloccato l’Italia e rovinato la giornata a molti italiani. Oggi pomeriggio sarò personalmente a Rovezzano per rendermi conto della situazione. Se sarà confermata la pista anarchica, verificheremo eventuali collegamenti con i No Tav che negli ultimi giorni hanno aggredito le Forze dell’Ordine: in ogni caso, da tutti i partiti e dall’intero governo ci aspettiamo una dura condanna delle violenze e un deciso Sì alla Torino Lione”.
Foto: Matteo Salvini (Twitter)

 

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

4 Commenti
    Civis

    Certo, che basta una sigaretta, sia per accendere una o più micce, sia per innescare direttamente i vapori della benzina sparsa su fili e centralina. Come basta un nulla per uccidere una persona. E’ per questo che in un Paese civile si richiede responsabilità ed attenzione a chiunque. E’ molto più facile distruggere che costruire.

    Remo Balestra

    basta una confezione di fiammiferi MINERVA ed una sigaretta, ecco pronta una miccia lenta ma sicura, provare per credere,

    Giangian

    Sono dei terroristi, uccidono a tradimento persone innocenti. Le pene non sono proporzionate, minimo 30 anni o l’ergastolo tutto da scontare.

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