Come nasce l’idea di questo libro?
Sulla scia del precedente che conteneva altrettante 500 frasi, frutto di osservazioni giornaliere durante il lavoro, la vita quotidiana e il bizzarro che ci circonda. Trasformare in frasi umoristiche un dialogo, giocare su nomi di persone famose (e non), alterare una rappresentazione mentale per creare la sorpresa e poi il sorriso, è un esercizio che risveglia la curiosità nel linguaggio ed un antidoto importante – almeno per me – agli affanni e agli orrori del nostro tempo.
Di cosa parla?
Di un po’ di tutto: usi, difetti e vizi della nostra contemporaneità, un’indagine nel sociale raccontata in maniera ironica attraverso 500 aforismi, gag e dialoghi umoristici, con in appendice un “Tg Spaziale” dove il tempo è il futuro ma i paradossi fanno sempre parte del passato.
Ci può dire qualcosa sugli altri due che ha scritto?
“Perché non cento?” raccoglie 99 poesie atipiche che tramite l’uso della parola esploravano la parodia, in un susseguirsi di celebrazioni ritmiche e intuizioni iperboliche. “Io mi libro” contiene le mie prime 500 frasi umoristiche ed un racconto finale dedicato al sogno del volo.
Di cosa si occupa nella vita?
Sono dipendente pubblico, volontario in un canile e batterista con gli “Stolen Apple”.
Che musica suonate?
Rock e tutto ciò che ne deriva, cerchiamo di perlustrare sempre nuovi territori senza fissare limiti alla creatività. Ad Ottobre 2019 entreremo in studio per il secondo disco dopo l’esordio del 2016 chiamato “Trenches”.
La prefazione del suo ultimo libro è di Cristiano Militello. Com’è nata questa collaborazione?
Ci conosciamo soltanto per corrispondenza, spero di poterlo incontrare presto. L’ho contattato perché mi è sempre piaciuta la sua “verve” da mattatore, anche a lui piace giocare con le parole e gli strafalcioni per far scaturire la risata.
Ha in programma altri libri?
Vorrei riuscire a scrivere un racconto, il primo, dopo aver ottenuto ottimi riscontri con una mia breve storia dal titolo “Il Signor A.”, terza classificata al concorso letterario della Usl Toscana Centro “Libera la mente e scrivi” tenutosi quest’anno.
Per concludere le vorremmo chiedere un giudizio sulla letteratura umoristica…
Non riesce ancora ad emergere come dovrebbe ma ritengo sia importante imparare a ridere maggiormente di noi stessi, attraverso l’autoironia, la non mistificazione e la satira che, se usata in maniera intelligente, può farci vedere le cose da una prospettiva diversa, meno seriosa. A discapito della banalità e di quelle inquietudini che ci trasciniamo dietro da sempre, ridere con gli altri sarà sempre non soltanto sinonimo di libertà e consapevolezza, ma anche evoluzione caratteriale e miglioramento collettivo.