– Andrea Bartelloni –
In una cartolina degli inizi del 1900 (riprodotta dal volume “Un saluto dalla ridente spiaggia”, Cld Libri, 2017) si vede come erano le “cateratte”, la struttura che poi verrà comunemente chiamata le “Tre Buche”, le aperture che dovevano servire per far tracimare l’Arno in piena nella colmata d’Arnino. Dal 2017 fino a qualche mese fa era ancora possibile rivedere la costruzione in mattoncini rossi sulla curva del Viale D’Annunzio, ma la vegetazione si sta riappropriando della zona nascondendola nuovamente.
Il corso del fiume Arno, a parte le zone dove attraversa le città, non è ricco di manufatti architettonici di rilievo e il monumento in questione è uno dei pochi nel tratto pisano del fiume toscano. Quello che colpisce è vedere uno stemma cardinalizio sulla sommità della costruzione. Fu infatti il cardinale Cosimo Corsi, arcivescovo di Pisa dal 1853 al 1870, a volere quella struttura nel 1863. Il fiume Arno aveva subito diversi rimodellamenti ad opera dell’uomo, sempre allo scopo di ridurre i rischi di esondazione che gravavano sulla città di Pisa. Famoso quello di Ferdinando I dei Medici, che volle spostare lo sbocco al mare verso nord con lavori che si conclusero nel 1771 sotto il Granduca Leopoldo di Lorena.
La zona della curva dell’Arno fino a san Piero a Grado era di pertinenza della Diocesi di Pisa come beneficio della Mensa arcivescovile, che comprendeva beni e possedimenti a disposizione della diocesi che garantivano il mantenimento del vescovo e della curia. Tale Mensa si interessava dei lavori nelle zone di sua proprietà, come appunto la tenuta di San Piero, dove il cardinale Corsi volle far edificare nuove case coloniche lungo la via Livornese, nel podere del Sodi e alla Presa (Maleventre).
A San Piero venne costruito, sempre in quegli anni, uno stradone, una nuova stalla e anche un ponte in muratura a tre luci con cateratte, un “trabocco” proprio sulla curva dell’Arno, le Tre Buche. L’opera non riuscì nel suo intento e rimase inutilizzata, testimoniando solo l’attenzione del cardinale per le sorti delle zone di competenza della Mensa Arcivescovile.
Ora rovi ed erbacce stanno per riconquistarla. Speriamo che presto si riprenda la manutenzione di questa struttura per mantenere scoperte e visibili le “Tre Buche” e con esse il ricordo del cardinale pisano e un’opera che fa la storia del Viale D’Annunzio. Alla sua nascita, infatti, qualche anno dopo, nel 1872, verrà firmato l’atto di “fondazione” di Marina di Pisa.
Andrea Bartelloni