Il patron della Fiorentina, Rocco Commisso, vuole rilanciare il discorso stadio ed ha le idee chiare. In una chiacchierata con la redazione del Corriere Fiorentino dice che “vuole fare una cosa bellissima per Firenze e sicuramente ci lavoreremo. Ma ci vuole tempo. E serve che anche altri lavorino per me. Abbiamo bisogno di aiuto da parte della città, della soprintendenza. Serve che tutti aiutino la Fiorentina e la città a fare qualche cosa, a spendere soldi in questo Paese. Noi vorremmo portare i turisti che vengono da ogni parte del mondo allo stadio. Ho già detto che ad esempio Wembley era un monumento nazionale ed è stato buttato giù, così come quello degli Yankees. Qui non si vuole demolire nulla, ma se non si fa qualcosa per migliorare il Franchi può darsi che tra un po’ non esisterà più comunque. Perché chi potrà mantenerlo? La ristrutturazione dello stadio è un compromesso ed è importante che si capisca. Il mio primo obiettivo sarebbe naturalmente uno stadio nuovo, qualcosa di molto bello. Perciò lavorare sul Franchi è un grande compromesso in cui comunque spenderei soldi…”.
Idee chiare e pragmatismo da uomo d’affari, che vuole rispettare le leggi ma non ama perdere tempo. Anzi, come ribadisce lui stesso, vuole fare in fretta (fast). La parola inglese “fast” la mette tra le sue parole d’ordine, accanto a giusto prezzo e controllo. Nel senso che vuole spendere il giusto (pur avendone molti non ama buttare via i soldi) e, soprattutto, vuole poter controllare ciò su cui investe: “Sto per investire del denaro e non lo posso fare se qualcun altro ha il controllo della situazione”. C’è un piccolo problema: il Comune di Firenze, infatti, vuole convincerlo a sistemare il Franchi. Lui preferirebbe uno stadio nuovo, ma non vuole mettersi tutti contro fin dall’inizio. Quindi dice “vediamo, valutiamo” costi e benefici. Oltre allo stadio c’è il progetto del nuovo centro sportivo, “bellissimo e grandioso”, come sottolinea Commisso, con sede, centro medico, foresteria e tutto ciò che serve a una squadra professionistica.
Aumentare il fatturato, grazia anche allo stadio, è cruciale per un club che sogni in grande. Commisso ha ben chiaro questo aspetto: “Non sono venuto qui per fare business sul calcio, non ho bisogno del calcio per fare soldi. Noi vogliamo fare i giusti investimenti, lasciare qualcosa di buono e fare veloce… Come si può fare una squadra dove i giocatori si prendono ai prezzi che li ha presi l’Inter o la Juventus se non ci sono gli incassi? È impossibile col Fair Play, ma anche se non ci fosse nessuno sarebbe così pazzo da mettere tanti soldi se non ci sono i ricavi: non potrebbe avere perdite all’infinito e prima o dopo smetterebbe”.
Per Commisso aumentare i ricavi è possibile in questo modo: “Qui siamo a Firenze, ci sono turisti, i cinesi per esempio, che tra le cose della città vengono pure allo stadio, magari comprano una maglietta. Dobbiamo estendere il nostro marketing nel new world of sports. Non siamo come negli Stati Uniti dove sei famoso per “nascita” anche se perdi. I Knicks ad esempio non vincono dal ’73 eppure la loro è la franchigia più valorizzata nel basket insieme ai Lakers. Tre miliardi di dollari per una squadra che non ha vinto niente. E perché? Perché a New York se vuoi uno sky box al Madison Square Garden ti costa 1,5 milioni di dollari all’anno. E loro con ventimila posti fanno un incasso incredibile. È merito della franchigia. Bisogna lavorare sull’internazionalizzazione del marchio”.
Idee chiarissime di un uomo che ha dimostrato di saperci fare nel mondo delle telecomunicazioni (Mediacom, quinta azienda Usa nelle tv via cavo, fattura 1,8 miliardi di dollari ed ha 4600 dipendenti). Il calcio deve evolversi e muovere più soldi. Per farlo servono investimenti e saper fare le cose che servono al momento giusto. Un monito per tutto il mondo del calcio italiano.