L’alluvione che si abbatté su Livorno nella notte tra il 9 e il 10 Settembre 2017 costò la vita a otto persone. Dopo una lunga indagine la procura di Livorno ha chiesto il processo per l’ex sindaco della città labronica, Filippo Nogarin (M5S), e l’ex capo della protezione civile del Comune, Riccardo Pucciarelli (che fino a luglio scorso è stato anche comandante della polizia municipale), con l’accusa di omicidio colposo plurimo. Sotto la lente d’ingrandimento la gestione dell’emergenza e le carenze riscontrate nella macchina organizzativa della protezione civile, che secondo l’accusa non avvertì per tempo i cittadini delle zone più a rischio.
Sarà il giudice per le udienze preliminari a valutare la richiesta della procura il prossimo gennaio. Potrà accoglierla, disponendo il processo, respingerla oppure chiedere ulteriori indagini per approfondire alcuni aspetti eventualmente poco chiari. Nelle carte della procura non c’è l’accusa di disastro colposo poiché dall’indagine non sono emersi problemi legati a manutenzione, bonifica e irregolarità urbanistiche. Riconosciuta, comunque, l’eccezionalità dell’evento atmosferico.
La notizia della richiesta di processo per Nogarin arriva in un momento in cui il nome dell’ex sindaco sta circolando come possibile sottosegretario nel governo Conte bis, al dicastero delle Infrastrutture o all’Innovazione.
La notte dell’alluvione
Pioveva forte su tutta la Toscana la sera del 9 Settembre 2017. Le precipitazioni su Livorno toccarono il picco intorno alle 3 di notte. Molti cittadini (2700 utenze) rimasero senza corrente elettrica e numerose furono le strade allagate, poiché i tombini non riuscivano più ad assorbire l’acqua. La mattina seguente, domenica 10 Settembre, la situazione precipitò, con due torrenti, il Rio Maggiore (tombato negli anni 80) e Rio Ardenza, che esondarono. Complessivamente precipitarono 250 millimetri di pioggia. Una parte della città fu letteralmente sommersa dal fango e profonda fu la commozione per le otto vittime: la famiglia Ramacciotti (Simone, la moglie Glenda, nonno Roberto e il piccolo Filippo), Roberto Vestuti, Raimondo Frattali, Gianfranco Tampucci e Martina Bechini. L’ammontare dei danni fu stimato in circa 6,6 milioni di euro, con 5 abitazioni pesantemente danneggiate.