– Doady Giugliano –
Chi ha paura del NDM, ovvero New Delhi Metallo beta -lactamase? La risposta è: praticamente tutti coloro che hanno letto giornali o appreso la nefasta notizia attraverso i media radiotelevisivi o sul web. E questo eccesso di comunicazione sta creando allarme nella popolazione, soprattutto in quella della Toscana, dove si sono verificati oltre 100 casi mortali. Ci corre l’obbligo di scrivere che questi pazienti deceduti erano arrivati nei diversi ospedali già in condizioni critiche, causa le più disparate e molteplici patologie. Per questo, ci siamo rivolti al presidente dell’Ordine
dei Medici di Pisa, dottor Giuseppe Figlini, per avere qualche dettaglio ulteriore atto a tranquillizzarci. “Dal novembre 2018 – esordisce Figlini – in diversi ospedali dell’area vasta Nord-Ovest della Regione Toscana, sono stati documentati numerosi casi di colonizzazione intestinale ed infezione causata da enterobatteri produttori di New Delhi Metallo-ß-lattamasi (NDM). Si tratta per lo più di Klebsiella pneumoniae e in casi sporadici di E.coli, in grado di produrre un enzima (una metallo-betalattamasi chiamata NDM poiché identificata per la prima volta in un paziente proveniente dall’India) che conferisce al batterio resistenza a diverse classi di antibiotici”.
Ma da allora cosa si è fatto per limitarne la diffusione e quali sono i pazienti più a rischio?
Dopo 11 mesi si sono documentate (dati ARS Toscana) circa 800 colonizzazioni intestinali e 102 batteriemie, con 38 decessi (letalità 37%). La maggioranza dei casi sono stati documentati nell’Ospedale di Pisa e nelle strutture sanitarie dell’area vasta. I casi di colonizzazione ed infezione sono stati tutti documentati in ospedale o in residenze sanitarie. La gran parte dei malati era assistita in reparti di medicina (circa il 50%) ma anche le terapie intensive e le chirurgie assistono tali pazienti che possono anche essere identificati in altri setting assistenziali in ospedale. I pazienti più a rischio di sviluppare infezione da NDM sono ovviamente gli anziani, i pazienti oncologici e comunque i pazienti fragili con poli-patologie.
Il Sistema sanitario regionale toscano ha la fama di essere uno dei migliori d’Italia, come può essere accaduta una cosa del genere, e come si può affrontare?
La risposta della Regione Toscana e delle strutture sanitarie coinvolte è stata pronta e vigorosa: identificazione dei colonizzati NDM tramite attiva sorveglianza degli accessi in ospedale con tampone rettale processato con metodiche molecolari rapide (2 ore) e loro immediato isolamento a coorte (spazi assistenziali dedicati), oppure assistenza specifica nel reparto che li ospita.
Evidentemente tutto questo non è stato sufficiente. Cosa si può fare di più e meglio?
La sfida si gioca sul potenziamento delle buone norme delle pratiche assistenziali. Il lavaggio delle mani, accurato e sistematico, riveste un ruolo centrale. Rafforzamento delle norme igieniche del personale di assistenza, della pulizia degli ambienti di degenza, degli strumentari diagnostici ed anche dei mezzi di trasporto sanitario, sono fondamentali per cercare di contenere questo cluster epidemico e più in generale per ridurre qualsiasi rischio infettivo per il paziente. Una forte, diffusa e capillare coscienza del ruolo che ciascun operatore sanitario deve svolgere quotidianamente nel tutelare la salute dei degenti, è elemento fondamentale per quel necessario salto di qualità che l’utenza si attende.