In sala operatoria oltre ai chirurghi c’erano alcuni ingegneri. Il paziente, un ragazzino di 13 anni, ha un grave problema congenito, la microtia, che comporta il mancato sviluppo dell’orecchio esterno (colpisce 5 bambini su 10mila). Grazie alla stampa 3D i medici dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze gli hanno ricostruito l’orecchio da zero. Sei ore di operazione, partita da una Tac con cui è stata acquisita l’esatta forma delle cartilagini. Poi, grazie a un software, è stata realizzata una copia delle cartilagini: dal modello è stato possibile vedere la porzione di cartilagini da prelevare. Per essere più precisi sulla forma, cercando di ottenere un risultato il più naturale possibile, è stato usato come modello un orecchio della mamma del ragazzino.
Una volta in sala operatoria la copia è stata fondamentale per plasmare le cartilagini ottenendo un orecchio “normale”. L’intervento è stato simulato più volte dal team dell’ospedale pediatrico fiorentino. Questo, come spiega lo staff del Meyer, ha consentito di affinare la tecnica arrivando a un risultato di grandissima precisione, riducendo anche tempi di esecuzione e anestesia. Il bambino tra qualche mese verrà sottoposto a un secondo intervento per ricostruire con la stessa tecnica anche il secondo orecchio.
“Per un bambino con una malformazione che era così evidente, il recupero estetico acquista una grande valenza psicologica e sociale – spiega il capo dell’equipe chirurgica Flavio Facchini, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva -. Lui non aveva problemi di udito, ma la malformazione gli creava grande disagio”.
È il primo intervento, in Italia, che utilizza questa tecnologia ed ha visto la collaborazione del team di chirurghi del pediatrico fiorentino, guidati in sala dal dottor Flavio Facchini (specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva) insieme alla dottoressa Alessandra Martin (Chirurgo Pediatra), chirurghi dell’equipe del professor Antonino Morabito, anestesisti e infermieri. In sala erano inoltre presenti alcuni ingegneri del laboratorio T3Ddy: la professoressa Monica Carfagni, responsabile del laboratorio, Yary Volpe e Elisa Mussi.
Altri sei bambini attendono lo stesso tipo di intervento. La ricostruzione in 3D dell’orecchio apre la strada anche ad altri tipi di chirurgia ricostruttiva, ad esempio per correggere vari tipi di malformazione del volto oppure per sanare i danni derivanti da gravi traumi, ustioni o operazioni oncologiche demolitive.
Foto: meyer.it (in alto). Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer (Facebook) foto in basso