Per quel terribile delitto la procura di Firenze aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno. Il gup del Tribunale di Firenze ha condannato Niccolò Patriarchi a venti anni (rito abbreviato) per aver ucciso il figlio di un anno e tentato di uccidere la compagna. Assolto, invece, dall’accusa di aver tentato di uccidere l’altra figlia.
I fatti risalgono al 17 settembre 2018, in una villetta a Scarperia (Firenze), sulle colline del Mugello. Durante una violenta lite in famiglia il 34enne Patriarchi prese un coltello e lo sferrò contro il figlioletto Michele, seduto nel seggiolone, tentando poi di fare la stessa cosa contro la convivente, Annalisa Landi (30 anni), che si era rifugiata sul terrazzo con la figlia di sette anni, fino all’arrivo delle forze dell’ordine.
Prima di quella terribile serata la donna aveva presentato diverse denunce contro il compagno, considerato socialmente pericoloso, bisognoso di controllo medico e cure farmacologiche. Pare che a innescare la violenza omicida fosse stata, quella sera, la telefonata ricevuta dalla donna. Patriarchi, molto geloso, era esploso. Non era la prima volta che la coppia litigava.
Il gup riconosciuto la semi infermità mentale, che va ad annullare le aggravanti dei futili e abietti motivi, della crudeltà, e dell’aver commesso il fatto a danno di un minore e davanti all’altra figlia minorenne. La pena, calcolata in 30 anni, è stata ridotta a 20 dopo aver applicato lo sconto di un terzo che è previsto dal rito abbreviato. Gli avvocati di Patriarchi avvocati hanno preannunciato di voler presentare ricorso per chiedere la totale infermità psichica.
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