Il lavoro dei militari della Folgore, che in poco tempo hanno “blindato” le spallette dell’Arno nel centro di Pisa, posizionando i panconcelli (le paratie) e i sacchi di sabbia, va solo ringraziato. Così come lo sforzo di tutte le istituzioni volte a monitorare i dati e prendere le decisioni per garantire la sicurezza di tutti. L’indomani della giornata più lunga, quella della piena che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, all’ombra della Torre molti ripetono questa frase: “Meglio ave’ paura che toccanne” (è preferibile aver timore di qualcosa che subirne le conseguenze). Superata la paura bisogna però sottolineare ciò che ha davvero permesso a Pisa, e ad altre zone limitrofe, di non subire i temuti allagamenti. Si tratta di due “valvole di sfogo” che hanno funzionato alla perfezione: lo Scolmatore e il Bacino di Roffia. Grazie a entrambi si è evitato il peggio.
Le cateratte dello Scolmatore, a Pontedera, sono state aperte alle 15 di domenica, facendo defluire circa 550/600 metri cubi di acqua al secondo. Il canale sfocia a Calambrone, al confine tra Pisa e Livorno. L’altra valvola di sicurezza entrata in funzione è quella della cassa di espansione di Roffia, nel Comune di San Miniato (Pisa), che ha permesso di deviare circa 5 milioni di metri cubi d’acqua.
Lo Scolmatore
Dopo l’ennesima alluvione che nel 1949 aveva causato parecchi danni, cinque anni dopo si decise di costruire un canale artificiale, da Pontedera a Calambrone, per far defluire le acque dell’Arno. Dieci miliardi il costo previsto dell’opera. Purtroppo i lavori non terminarono in tempo per scongiurare il disastro del 1966, con l’Arno che tracimò in diversi punti, anche nel Pisano, causando danni enormi. Lungo 28,3 km il canale fu progettato per una portata massima di 1400 metri cubi al secondo, ma non ha mai raggiunto questa soglia per i limiti strutturali della foce. A causa dell’insabbiamento la portata si era notevolmente ridotta ma dopo la realizzazione della foce armata (due molti divergenti che evitano l’insabbiamento) completata nel 2018 ora la portata è di 900 mc/s, anche se la capacità verificata oscilla tra 600 e 700 mc/s. Quando finalmente i lavori saranno completati (rifacimento degli argini, ulteriori dragaggi, impianto per trattare i fanghi e lavori agli affluenti) lo Scolmatore potrà arrivare alla portata per cui era nato, 1400 metri cubi al secondo.
La cassa di espansione di Roffia
Realizzata dal Comune di San Miniato grazie a oltre 17 milioni di euro di risorse del Ministero, della Regione Toscana e degli enti sottoscrittori dell’accordo (Città Metropolitana di Firenze, di Pisa e dei Comuni di San Miniato Cerreto Guidi e Fucecchio), i lavori sono iniziati nel 2009 e si sono conclusi, tra non poche difficoltà (tra cui il fallimento della ditta di appalto) nel maggio 2019. La “cassa di espansione del bacino di Roffia ora fa parte del sistema di controllo e monitoraggio delle piene dell’Arno, contribuendo a ridurre il rischio di alluvioni nella zona del medio e basso Valdarno. Il lago Roffia, tra l’altro, può diventare uno specchio d’acqua in grado di ospitare gli appassionati e gli sportivi amanti dei remi, ma anche grandi competizioni acquatiche sia nazionali che internazionali.
Ora e sempre prevenzione
Solo con uno studio attento e il necessario pragmatismo, superando le inutili divisioni politiche, almeno su questo tema, si possono adottare le dovute contromisure per proteggere il territorio, limitando o scongiurando i danni delle calamità naturali. Tutte le regioni devono continuare a investire sulla prevenzione e messa in sicurezza del territorio. È l’unica cosa importante da fare. E per queste spese, necessarie, non dovrebbero esserci limiti di spesa nei bilanci pubblici.
I militari della Folgore? Tutti fascisti a Pisa? Come glielo hanno permesso? Commento ironico.