Il cancro della mafia ha mille sfaccettature. In quella cinese in Toscana, ad esempio, il boss viene adorato come un dio. A dirlo è Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, in audizione davanti al Comitato Schengen, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla Gestione del fenomeno migratorio. “Abbiamo indicazioni chiarissime in Toscana, con il metodo del modello mafioso e il capo cosca adorato come un dio: davanti al luogo in cui permaneva, c’erano file di autovetture i cui conducenti scendevano solo per baciargli la mano”. A pensarci bene sembra una scena da film, ma non è finzione, è tutto vero.
La mafia cinese fa affari, come le altre associazioni criminali, nei campi più disparati. “Tantissime – spiega de Raho – sono le attività gestite sotto il controllo della mafia cinese. Tra queste c’è anche quello dei locali notturni e di tutte le attività economiche portate avanti. Anche in questo caso, come per la mafia nigeriana, la proiezione è nei confronti della comunità cinese attraverso il controllo e l’intimidazione”.
Il traffico dei migranti
De Raho si sofferma anche del fenomeno immigrazione, spiegando che “esiste un vero e proprio grande consorzio tra le organizzazioni criminali che operano in Africa, che sostengono il passaggio e il percorso del migrante, lo agevolano e lo proteggono fino alle coste libiche, dove sono stati costruiti ‘veri e propri campi di concentramento'”. In Africa il migrante “diventa una vera e propria merce di scambio. Chi dall’Africa vuole raggiungere l’Europa paga il suo prezzo e viene accompagnato, fino a poco tempo fa prevalentemente, dalle organizzazioni sulle coste libiche o della Tunisia, che sta aumentando la propria attività. È stato accertato che il migrante, in qualunque paese dell’Africa si trovi, entra in contatto con le organizzazioni criminali del luogo, che poi lo accompagnano in modo da fargli raggiungere le coste libiche, come emerso dalle indagini sul flusso di migranti dalla Libia all’Italia. I gruppi di migranti vengono accompagnati dal paese di origine alla Libia, alle coste, dove le organizzazioni concentrano i migranti sulle coste. È stato così dimostrato un legame tra le varie organizzazioni criminali che operano nei diversi Paesi dell’Africa”. Per De Raho “un sistema di questo tipo rende ancora più preoccupante quello che avviene in quei paesi, dove l’accordo tra le organizzazioni criminali agevola la finalizzazione di alcuni trasferimenti a fine di tratta, sfruttamento della prostituzione o sfruttamento lavorativo”.
La mafia nigeriana
Il procuratore nazionale antimafia spiega che quella nigeriana “oggi è diventata la criminalità più forte, ha articolazioni in quasi tutte le regioni italiane e in tutti i paesi dell’Europa, con una base molto forte nel Paese di origine. C’è una sorta di ‘occupazione’ dei territori in cui le organizzazioni nigeriane si pongono: queste articolazioni sembrano al momento non collegate tra loro, per quanto da uno dei casi più recenti, ancora oggetto di accertamento, possono evidenziare il medesimo vertice, pur operando in modo separato in territori e regioni diverse. È il primo spiraglio che abbiamo di fronte all’ipotesi che esista una struttura verticistica unitaria al di sopra di coloro che operano sui singoli territori”.
Come si muovono i mafiosi nigeriani? “Non ci meravigliamo – spiega il procuratore – se l’organizzazione nigeriana è in grado di esercitare una intimidazione e una violenza nei confronti dei famigliari delle vittime: al di là dei riti magici, esistono delle intimidazioni rappresentate dalla conseguenza eventuale di sottrarsi alla costruzione del gruppo a cui la vittima della tratta è stata assoggettata. Ribellarsi al sistema della criminalità nel Paese di destinazione significa per le vittime mettere anche a rischio i familiari. Queste organizzazioni si muovono con il metodo mafioso dell’intimidazione, con omicidi, sequestri, torture, anche nei confronti della loro stessa comunità, mentre è difficile che il metodo mafioso sia utilizzato all’esterno: è questo che contraddistingue la capacità della mafia nigeriana a tenere un controllo strettissimo sui soggetti della loro comunità”.
STRANO I MAGISTRATI SANNO TUTTO E NON INTERVENUONO X DDEBBELLARE IL FENOMENO ,E RIMPATRIARE TUTTI QUESTI CRIMINALI, E’ PROPRIO STANO.