Un cittadino pisano contrae l’epatite C dopo una trasfusione di sangue in ospedale. Il caso finisce in tribunale e allo sfortunato paziente viene riconosciuto un indennizzo. Ma lui non vede un euro. Dopo quasi otto anni il Tar di Firenze condanna il Ministero della Salute a pagargli quanto dovuto, circa 110mila euro, stabilito dal tribunale di Pisa, dalla Corte di appello e, infine, dalla Cassazione, nel giugno 2016.
La storia pubblicata dal Tirreno è incredibile. Cosa possiamo dire di uno Stato che ignora non uno ma ben tre verdetti? Davvero assurdo e incomprensibile. Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il “ricorso per ottemperanza“, la cui funzione è quella di permettere alla parte risultata vittoriosa di dare esecuzione ad una sentenza nel processo amministrativo, qualora la pubblica amministrazione non abbia adempiuto spontaneamente. La notizia positiva è che questa decisione del Tar non può essere impugnata. Il Ministero, inoltre, dovrà pagare tutti gli arretrati e una penale di 10 euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del giudicato.
Come spiega al Tirreno l’avvocato Paolo Bartalena, “la prossima tappa adesso è il riconoscimento dell’invalidità civile con relativo indennizzo”, tenuto conto che “la vita di questa persona è stata condizionata dalla malattia per una trasfusione sbagliata”. Non resta che sperare, a questo punto, che vi siano tempi più rapidi per far ottenere a quest’uomo quanto gli spetta.