– Guido Martinelli –
È abbastanza risaputo il significato della parola sport, di origine inglese, nata nel perduto 1532, che è divertimento. A voler essere pignoli potremmo persino aggiungere che a sua volta deriva dal francese “desport”, simile allo spagnolo “deporte” e all’italiano “diporto” con cui nella nostra lingua ci si riferisce ad attività di svago, divertimento, ricreazione. E a voler proprio esagerare con la precisione potremmo persino avere l’ardire di sottolineare come sia dalla seconda metà dell’Ottocento che è entrata nel nostro vocabolario la voce sport e l’aggettivo sportivo che però, ai nostri giorni, denotano un insieme di gare ed esercizi fisici individuali o di gruppo che ormai girano intorno a consistenti e lucrose somme di danaro. Per fortuna ci sono ancora gruppi sportivi che intendono la pratica sportiva nell’antica accezione ludica unendovi pure un deciso e concreto impegno educativo-sociale.
Mi riferisco, ad esempio, al piccolo ma agguerrito e longevo “G.S. I Passi”, un gruppo sportivo che ha superato i cinquant’anni di vita in un contesto come il villaggio “I Passi”. Questo villaggio si trova nella zona nord di Pisa, più precisamente a metà di via XXIV Maggio, dopo la ferrovia che la separa dalla zona di Porta a Lucca. Il quartiere “I Passi” pare che abbia questo nome perché in origine vi si trovavano dei laghetti dove si fermavano ad abbeverarsi gli uccelli migratori quando “passavano” di lì. C’è, a dire il vero, anche un’altra versione sostenuta dallo scomparso Monsignor Burgalassi per cui il nome Passi deriverebbe da un’antica casa di “pazzi” ivi presente che col tempo si sarebbero calmati e limitati a… passeggiare.
Il villaggio sorse e si sviluppò, a partire dagli anni Sessanta, con l’intento di rispondere alla crescente domanda di immobili per il baby boom del secondo dopoguerra. Questa nuova presenza massiccia di giovani aveva voglia di muoversi e di svolgere attività ludico-sportiva. Come ricorda Antonio Ceccotti, atleta e dirigente del G.S. nonché bambino in quegli anni nel villaggio: “Era come essere in un “villaggio mediterranée”, con tanti bambini/e-ragazzi/e che sciamavano tutti i giorni per le strade del villaggio alla ricerca di compagnia e divertimento. Non c’erano né giardinetti attrezzati per giochi né impianti sportivi, ma solo la strada e la piazza centrale e quindi ci arrangiavamo come si poteva. Per fortuna nostra arrivò la famiglia Tognoni che inventò di sana pianta il gruppo sportivo”.
I Tognoni approdarono al villaggio nel dicembre del 1967 da Via San Bernardo, del centro città, dove il primogenito Marcello aveva fondato insieme all’ancora non noto baritono Giancarlo Ceccarini il “G.S. Hermes”. I due, insieme al parroco don Egidio Crisman, nel giugno 1968 fondarono il “G.S. I Passi”. La società si caratterizzò subito per la vocazione polisportiva e la risposta del villaggio fu positiva: nacquero squadre di calcio, atletica pallacanestro e pallavolo sia maschili che femminili. Antonio Tognoni, il terzogenito del prolifico gruppo familiare, inizialmente segretario nonché “terzino di sbandamento” come fu definito dal portiere Andrea Bimbi, e successivamente presidente dell’associazione, mi illustra con dovizia di particolari (si ricorda quasi tutte le oltre mille gare del g.s.) le attività portate avanti nel corso del lustro passato nei campi sportivi con i “gloriosi” colori giallo-rossi.
“Iniziammo il nostro percorso sportivo su richiesta dei ragazzi del quartiere incontrando subito grosse difficoltà dovute alla mancanza di impianti che ci costringevano a disputare tutte le gare fuori dal nostro villaggio. I ragazzi del calcio si allenavano in un campetto al di là della ferrovia dove gli abiti venivano appesi sui rami degli alberi. Per le competizioni atletiche il nostro luogo di allenamento era il campo scuola di Barbaricina che raggiungevamo dopo un lungo viaggio sul mitico bus 4. Gli allenamenti di pallavolo, invece, venivano effettuati nella palestra di Via Bovio, situata anch’essa dalla parte opposta della città rispetto al villaggio. Pure la pallacanestro seguiva le stesse orme dei pallavolisti ma fu la prima ad avere la fortuna di disporre di un impianto sportivo autoctono all’aperto, sia pur inizialmente privo di spogliatoi, agli inizi degli anni settanta. La squadra di calcio, a sua volta, ebbe la fortuna di poter giocare in un campo situato all’interno del villaggio solo nei primi anni ottanta. Siamo orgogliosi di aver sempre fatto giocare tutti coloro, anche abitanti fuori del quartiere, che volevano praticare le discipline sportive pur non essendo particolarmente dotati. Noi eravamo per un ‘idea di sport al servizio di tutti e per questo motivo alcune squadre hanno registrato più sconfitte che vittorie”.
“Emblematico – prosegue Tognoni nel racconto – il caso della squadra di calcio dei nati nel 1964-66 che per tre anni non ha ottenuto alcuna vittoria nelle numerose gare di campionato e coppe disputate senza, però, perdere l’allegria e la voglia di stare insieme. Ebbe comunque il suo piccolo riscatto sportivo nel giugno 1982 quando riuscì a qualificarsi alla “Festa Nazionale” del Csi. Sono comunque passati dalle nostre file calcistiche anche giocatori che hanno disputato successivamente campionati professionisti come Stefano Baglini, detto “Tarzan”, (Fiorentina); Alvaro Ricoveri, Niccola Pratesi, Luca Cecconi e infine Andrea Bottone (Pisa S.C.). Anche le altre squadre della polisportiva hanno avuto i loro momenti di gloria. La squadra di Basket riuscì a vincere il campionato regionale allievi CSI approdando alle Nazionali di Genova e a partecipare con buoni risultati al campionato Promozione della FIP; la squadra di volley femminile, a sua volta, vinse diverse volte il titolo provinciale, una volta quello regionale del CSI e persino due campionati FIPAV di Seconda Divisione. Per l’atletica, invece, il numeroso gruppo di atleti/e si è affermato diverse volte nelle gare provinciali e regionali e Liborio Pittà conquistò persino un titolo nazionale CSI di Orienteering nel 1999. Negli ultimi anni si è affacciato prepotentemente alla scena regionale e nazionale CSI Romeo Cacciatore vincendo due titoli nazionali nei lanci. Questi fiori all’occhiello non sono però il nostro principale vanto in quanto la vittoria non è mai stato il nostro unico obiettivo. Mi piace sottolineare con piacere come negli anni settanta/ottanta siamo riusciti ad organizzare per primi in città, con i nostri istruttori volontari, corsi di attività motoria presso la scuola elementare “Giovanni XXIII” e per adulti negli impianti del villaggio, nonché a essere precursori dell’attività polisportiva in ragazzi/e fino a 12 anni”.
Chi sosteneva i costi di tutta questa ingente attività?
Nei primi anni siamo riusciti a coprire le spese risparmiando sulla pulizia delle maglie grazie a mia madre Leda che finché ha potuto si è presa cura dell’attrezzatura sportiva. Contemporaneamente sono sempre entrati i contributi dei pochi dirigenti e di qualche genitore. Nei primi anni intervenne pure il fondo parrocchiale. Abbiamo avuto anche qualche raro e poco prodigale sponsor. Va ricordato come in occasione delle feste nazionali delle varie discipline anche molti abitanti del villaggio ci abbiano sempre dato una mano.
Che problemi di natura sociale avete affrontato nel corso degli anni oltre a quelli degli impianti?
Fino ai primi anni novanta nel villaggio girava, purtroppo, una discreta quantità di droga che attraeva numerosi giovani. Con la nostra attività sportiva abbiamo cercato di offrire alternative a simile rischio per la salute dei nostri ragazzi organizzando, a volte, iniziative di natura non prettamente agonistica e collaborando strettamente per la prevenzione con le strutture comunali e sociali periferiche. Siamo soddisfatti per aver registrato diversi successi in questo percorso toccando con mano l’uscita dal triste tunnel della droga da parte di molti ragazzi che hanno successivamente trovato la propria strada affermandosi in campo professionale.
Attualmente quali attività continuate a praticare?
Abbiamo una squadra di calcio a cinque che disputa campionati AICS e un discreto gruppo di atletica che pratica sia attività di campestre, pista e strada come maratone, in Italia e all’estero.
Quanto e come è cambiato il villaggio dei Passi ai nostri giorni?
Rispetto al passato manca ormai, anche qui, la presenta di molti bambini, anche perché i giovani si trasferiscono in altre parti della città e fuori e quindi si alza notevolmente l’età degli abitanti. Infatti, la scuola elementare è diventata superflua ed è stata sostituita dalla scuola d’infanzia comunale che raccoglie bambini/e di tutta la città. E anche la nostra famiglia, dopo la dipartita dei genitori e sorella, non abita più nel villaggio, pur continuando l’attività sportiva.
Avete festeggiato i cinquant’anni di attività?
A dir la verità tutti gli anni abbiamo salutato i nostri allievi con una festa conclusiva e nel 1986 abbiamo celebrato la raggiunta maturità del diciottesimo anno. Nel 2003 festeggiammo il 35^ con la pubblicazione di un libro autogestito e nel 2007, per il cinquantennale del villaggio, abbiamo realizzato un dvd grazie all’impegno competente di alcuni dei nostri atleti-dirigenti che hanno raccolto e organizzato il materiale raccolto dai residenti del villaggio: Antonio Ceccotti, Michele Berti, Maurizio Baronti, Sergio Costanzo, Valeriano Simonelli e Massimo Tonarelli. Fondamentale, in questa occasione, l’apporto della voce narrante di Francesca Fantacci. Il 9 giugno del 2018 c’è stata la festa del 50^ anno del G.S. con una manifestazione realizzata presso la struttura di volley presente nel quartiere corredata da una mostra fotografica, un breve documentario e una pubblicazione realizzata dal solito, ottimo, gruppo di lavoro. Mi piace sottolineare come in queste occasioni si siano registrate numerose adesioni di decine e decine di ex-atleti che hanno conservato un bel ricordo dell’esperienza sportiva realizzata con noi e abbiano avuto ancora il desiderio di rivedere i loro amici e i luoghi in cui hanno passato alcuni momenti della loro gioventù.
Cosa vi prefiggete per il futuro?
Speriamo di continuare a portare avanti attività utili agli abitanti del quartiere e della città nelle solite modalità e con il nostro inconfondibile stile: gioco, sudore e sorrisi per tutti.
L’indimenticato barone De Coubertin che fondò le Olimpiadi moderne affermando che l’importante era partecipare, cioè divertirsi e stare insieme proprio come gli atleti giallo-rossi, approverà dall’alto. Lo sport deve servire a crescere, mantenere e divertire: non dimentichiamolo.