Il governo italiano è tornato alla carica chiedendo alla Francia l’estradizione di Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni di carcere insieme ad Adriano Sofri e Ovidio Bompressi per l’omicidio del commissario Calabresi. In Francia, dove la dottrina Mitterand (grazie alla quale molti terroristi italiani si erano rifugiati Oltralpe beneficiando della protezione di Parigi ai condannati politici) è ormai in soffitta, resta lo scudo della prescrizione. Che scatta più velocemente che da noi. In pratica quasi tutti i protagonisti della lotta armata italiana sono prescritti. E lo stesso vale per Pietrostefani, visto che l’uccisione di Calabresi risale al 1972. Ma c’è un dettaglio che può riaprire i giochi.
Il governo francese starebbe preparando le carte per rispondere alla richiesta italiana, stavolta in modo positivo. L’Italia, infatti, di recente ha ratificato la convenzione di Dublino sull’estradizione. E il testo entrato in vigore a novembre prevede questo: “Non si applica più nei confronti dei terroristi la legge del Paese che li ospita ma quella del Paese in cui sono stati condannati”. Non bastano più venti anni per far scattare la prescrizione, come prevede la legge francese per i reati di terrorismo. Si deve tener conto della legge del Paese richiedente, in questo caso l’Italia. Quindi la Francia non può più dire no al nostro Paese. Nell’elenco degli estradabili oltre a Pietrostefani ci sono altre dodici persone che da anni vivono in territorio francese.
L’ex dirigente di Lotta Continua ha scontato circa 2 anni di pena, ridotta a 16 anni da alcuni indulti. A conti fatti ne deve scontare ancora 14 anni. La pena si prescriverà nel 2027. Se la Francia dovesse consegnarlo all’Italia, prima di poter ottenere i benefici di legge previsti per motivi di salute (ha subito un trapianto di fegato dopo essersi ammalato di cancro) dovrebbe trascorrere un po’ di tempo dietro le sbarre.
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