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Elezioni comunali a Cascina. Intervista a Michelangelo Betti

- Interviste, Politica
13 Febbraio 2020

Nato il 16 dicembre 1969 a Cascina (Pisa), Michelangelo Betti è laureato in Lingue e letterature straniere e insegna inglese al Pesenti di Cascina, nel liceo linguistico e scientifico. Convive con Francesca e non ha figli. Ex consigliere comunale (eletto nei Ds) e segretario dell’Unione comunale del Pd, è stato presidente della Fondazione Sipario onlus (Città del Teatro). Si presenta come candidato sindaco di Cascina indicato dal Pd. L’Arno.it gli ha posto alcune domande sul passato, il presente e il futuro di Cascina.

Partiamo da un gioco. Facciamo un salto in avanti di 10 anni. Lei non solo è stato eletto sindaco quest’anno, ma è stato anche riconfermato per il secondo mandato. La domanda che le chiedo è: com’è Cascina nel 2030? In cosa è cambiata rispetto a oggi?
Negli ultimi 10-15 anni Cascina è molto cresciuta in termini di residenza. Nei prossimi dieci anni l’obiettivo dev’essere quello di far crescere il senso di comunità. L’amministrazione comunale ha il compito di renderlo possibile, migliorando vivibilità e servizi per il cittadino.

A quali valori ispira la sua azione e cosa ritiene sia più importante quando uno decide di fare politica?
Direi che il fare politica a livello locale nasca dalla volontà di dare un contributo alla propria comunità e che, molto spesso, porti più sacrifici che soddisfazioni. L’aspetto più importante per chi fa politica è operare con la massima onestà intellettuale. Può essere faticoso e sembrare che rallenti il cammino, ma è l’unico modo per impegnarsi con serenità e avere il rispetto di chi ti sta intorno.

Quando ha iniziato a fare politica? 
Nel 1999 mi sono iscritto ai Democratici di Sinistra e ho poi aderito al Pd sin dalla costituzione del partito. Il modo di fare politica è cambiato molto in questi anni e non sono granché sicuro di poterlo giudicare un cambio tutto in positivo. In un passato non troppo lontano la politica era vis-a-vis, non mediata da mezzi di comunicazione. Oggi la grande facilità di accesso a masse di dati ha prodotto difficoltà nella selezione delle informazioni e l’aumento della velocità di comunicazione ha portato a una minor riflessione sulle scelte. Sono due rischi di cui tener conto, meno presenti fino a qualche anno fa.

Mi può dire un difetto della sua parte politica? E il pregio più grande?
Qualche anno fa Michele Serra diceva che il maggior pregio della sinistra e del centrosinistra è la capacità di riunirsi e discutere, mentre il maggior difetto è quello di riunirsi e discutere. L’attività analitica è fondamentale, ma non basta. La condivisione e il confronto sono il punto di partenza dell’azione politica e, anche, di quella amministrativa. Al termine del dibattito serve la lucidità e la forza per dare gambe alle scelte.

Che giudizio dà dell’amministrazione cascinese del centrodestra?
Estremamente negativo. Il Comune si è fermato e non c’è stata capacità di previsione del futuro. Questa amministrazione chiude la propria esperienza senza aver messo alcun progetto in cantiere, senza aver pensato ai cascinesi di domani.

Facciamo un salto indietro di alcuni anni. Che giudizio si è fatto della sconfitta di Alessio Antonelli nel 2016?
È stata la tempesta perfetta: ogni elemento ha giocato a sfavore, dal piano nazionale ad alcune scelte locali, fino ai rapporti politici tra le forze del centrosinistra e all’interno del Partito democratico.

Mi può indicare le sue tre priorità nel caso fosse eletto sindaco? E il rischio maggiore se vincesse il suo principale sfidante?
Un’azione che parta dalla “rivoluzione verde”, improntata quindi allo sviluppo sostenibile. Valorizzazione delle aree commerciali e, in generale, del settore del commercio. Attenzione alle attività produttive di nuova generazione. Ritengo che una nuova vittoria della destra leghista farebbe proseguire l’isolamento del Comune, con una chiusura non solo ideologica. Il calo dei residenti dell’anno 2019 è significativo.

Nella campagna elettorale del 1994 si parlò, tra le altre cose, dei centri commerciali e dei rischi che avrebbero corso i negozi. Che strada vede, oggi, per rilanciare la vita fuori dai grandi magazzini?
Le dinamiche vissute a Cascina sono comuni a quelle di altri territori e i negozi hanno patito forse più la crisi economica e l’avvento degli acquisti via Internet che la nascita dei grandi centri commerciali. Non è semplice, ma vanno individuate tutte le misure e le iniziative che possono far crescere un senso di comunità.

Le offriamo la possibilità di lanciare un appello a tutti gli elettori di Cascina. Dica pure…
Abbiamo tutti di fronte la possibilità di aprire un nuovo ciclo amministrativo. Di aprire una stagione che valorizzi le potenzialità del territorio e che chiuda con gli anni delle paure. Cascina è cresciuta finché è stata un territorio aperto e solidale. Ci servono ponti, non muri o steccati.

Un’ultima cosa: in caso di elezione si impegna a rimanere in carica fino alla fine del mandato?
Sì. Direi che c’è un obbligo morale coi cittadini.

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Giornalista.

1 Commento
    Giovanni

    Vediamo di non fare come Rollo, che per tappare i buchi milionari dell’amministrazione Antonelli, ha raddoppiato le tasse ai cittadini di Cascina.

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