Lo cercavano dalla scorsa estate. Ramiz Dubovici, kosovaro di 43 anni, doveva scontare una condanna definitiva a 5 anni per fabbricazione e porto abusivo d’arma da guerra e comune da sparo continuato. Con numerosi precedenti penali, era stato inserito nell’operazione “Wanted”, progetto coordinato dal Servizio centrale operativo del Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, finalizzato alla ricerca e alla cattura dei latitanti di medio alto spessore criminale, sia in Italia che all’estero. La condanna definitiva che doveva scontare era legata a un episodio del gennaio 2008: una lite al campo nomadi di Coltano (Pisa) tra persone di nazionalità kosovara e altre di nazionalità macedone era sfociata in una sparatoria, con il ferimento di quattro persone. L’intervento delle forze dell’ordine portò all’arresto di trenta nomadi, trovati in possesso di diverse pistole con matricola abrasa e una ventina di bottiglie molotov, considerate armi da guerra. Molti vennero rimessi in libertà, tra cui anche il kosovaro Dubovici che, dopo i fatti sopra indicati, si trasferì per un periodo in Francia.
Il processo è andato avanti e sono arrivate le condanne definitive, tra cui quella del 43enne, da qualche anno rientrato in Italia. Dubovici però si è dato alla macchia. La polizia si è messa sulle sue tracce e un giorno, per un normale controllo, si è imbattuta nella sua compagna. Dopo aver appreso che la donna vive in un palazzo del quartiere Cep, nella periferia di Pisa, hanno deciso di tenere sott’occhio quella zona, controllando la donna in ogni suo minimo spostamento e attività.
Paradossalmente a tradire il latitante è stata la sua eccessiva tranquillità: l’uomo, infatti, aveva ordinato dei mobili (una cucina) e attendeva che gliela montassero. Quando i poliziotti gli hanno suonato alla porta fingendosi per falegnami, l’uomo si è affacciato al balcone di casa e così gli agenti, che da tempo sospettavano potesse trovarsi lì, hanno avuto la conferma che cercavano. Entrati in azione lo hanno ammanettato. Il kosovaro non ha opposto alcuna resistenza. Dopo un breve passaggio in questura è stato portato al carcere Don Bosco di Pisa.
Foto d’archivio