Il coronavirus manda nel caos anche la giustizia. Leggete cosa è accaduto a Firenze. Il presidente del tribunale ha definito illegittima la richiesta di astensione avanzata dagli avvocati (Organismo congressuale forense) per esigenze di cautela. Dopo una riunione indetta dalla presidenza della Corte d’appello, con i responsabili dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, è arrivata la decisione: “Le attività del distretto proseguono regolarmente”, aggiungendo che l’astensione proclamata dall’Organismo congressuale forense “non appare costituire un motivo legittimante gli avvocati a disertare le udienze”.
Una decisione, quella della presidenza del tribunale, presa in quanto non sussiste “il presupposto dei gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. Sottolineando che la valutazione della pericolosità “non compete né all’avvocatura né alla magistratura”. Tranchant la conclusione: “Eventuali rinvii di udienza sembra non possano trovare giustificazione nella sopra indicata proclamazione”.
Il punto della questione, insomma, pare riguardare l’assenza da parte del governo centrale di disposizioni specifiche al riguardo: per i vertici della magistratura giudicante, non essendo stati chiusi i tribunali come invece è accaduto per scuole e teatri, significa che l’attività deve proseguire normalmente. Questione di rispetto delle norme, insomma, non di acrimonia verso l’avvocatura.
La decisione del tribunale trova il forte dissenso degli avvocati che aderiscono all’Organismo congressuale forense. Sottolineano, infatti, che il loro lavoro comporta attività svolte in diversi luoghi, in alcuni casi con la presenza di diverse persone in spazi molto ristretti, contravvenendo, in questo modo, alle normali regole di buonsenso e sicurezza diffusi in questi giorni dalle autorità per scongiurare il diffondersi del coronavirus.
Più morbida la posizione dell’Unione delle Camere Penali: “Prendiamo atto della delibera di proclamazione della astensione da tutte le udienze, adottata dall’Ocf per motivi di salute pubblica. Non abbiamo indicazioni da fornire ai penalisti italiani, ciascuno dei quali agirà anche tenendo conto della effettiva situazione locale”. In altre parole, viene consigliato di valutare caso per caso. E i giudici così stanno facendo, decidono caso per caso. Concedendo, a volte si e a volte no, il rinvio dell’udienza.
I penalisti scrivono al ministro Bonafede
La Giunta dell’Unione delle camere penali ha scritto una lettera al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per chiedere “risposte inequivoche” sulle misure a tutela degli “utenti della giustizia” in relazione all’emergenza coronavirus. “Quali differenze il governo ritiene sussistano, ai fini dell’obiettivo di contenimento della diffusione del coronavirus, tra uno stadio, un’aula scolastica, una sala cinematografica, e invece un Tribunale?”, è la domanda che i penalisti rivolgono al ministro, sottolineando che “è giunto il momento di dare agli ‘utenti della Giustizia’ una risposta logicamente e scientificamente ineccepibile: perché non si può andare al cinema, ma si deve andare in udienza? Sin dal diffondersi di questa epidemia, l’Unione delle Camere Penali ha ritenuto di schierarsi dalla parte di chi rifiuta allarmismi e isterie, e sceglie, come sempre, ragionevolezza e buon senso. Ma se avete deciso, e ne avrete avute tutte le ragioni, di chiudere le scuole di tutta Italia, dovete spiegarci perché non chiudere, salvi i processi urgenti ed indifferibili, i Tribunali – è la richiesta delle Camere penali – Ancor meno comprensibile è l’idea di rimettere ogni decisione ai responsabili degli uffici giudiziari, senza vincolarli a parametri univoci e categorici, ispirati e regolati dagli unici criteri rilevanti, cioè quelli della scienza medica e della tutela della salute pubblica”.
L’Anm al ministro: sospendere le udienze
Con una nota la giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati chiede al ministro della Giustizia “di farsi “portatore di un intervento di carattere omogeneo e di natura organica, anche prevedendo, ove ne sussista la necessità, la sospensione generale delle attività giudiziarie non urgenti per un periodo determinato”.
Bonafede valuta sospensione delle udienze
Il ministro della Giustizia starebbe lavorando ad una soluzione volta a sospendere le udienze non urgenti in tutte le zone d’Italia dove le esigenze sanitarie lo richiedano. Possibili anche restrizioni in tutte le strutture giudiziarie a tutela degli operatori e dei cittadini.
…e intanto a Brescia un dipendente del Tribunale è in coma dopo aver contratto il virus… altro che “non sussiste il presupposto dei gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”!!!