Per parlare della “resistenza casalinga” ai tempi del coronavirus abbiamo chiesto lumi a Guido Genovesi, volto noto della tv, divenuto famoso per aver partecipato al Grande Fratello (nel 2004), dalla cui casa fu espulso per un’imprecazione. Guido è molto simpatico, come sa bene chi lo ha seguito in questi anni in tv o su Facebook, ma ha anche una grande cultura e ci dispensa consigli preziosi. Lo ringraziamo per questa bella chiacchierata con L’Arno.it.
Come stai vivendo questo periodo di isolamento per il coronavirus?
Lo sto vivendo come tutti, o meglio, spero che tutti lo vivano come me, ovvero osservando rigorosamente le regole. Lavoro da casa per 50 Canale, esco solo il necessario, cerco di far tesoro del tempo che ho a disposizione: scrivo, leggo, guardo un po’ di tv. Ho dimezzato la giornata, perché la notte leggo fino alle tre-quattro e anche oltre, e mi sveglio tardi, in pratica ho eliminato la mattina.
C’è qualche similitudine con la chiusura nella famosa casa del Grande Fratello?
Qualche similitudine c’è, con la differenza che a casa mia non c’è né il tugurio né Barbara d’Urso, e poi se mi casca un piatto e smoccolo la mi’ moglie non mi può buttare fuori di casa.
La cosa più difficile in questo momento per te qual è?
Dover rinunciare a vedere i miei genitori, che sono anziani e abitano in un altro comune, ho il timore che questo isolamento abbia più ripercussioni su di loro.
E la cosa invece più bella?
Apprezzare in questo momento quanto bene ci sia all’interno della mia famiglia
Molti vanno sul balcone e mettono una canzone a tutto volume, oppure l’inno d’Italia. Che ne pensi? Che canzone metteresti?
Tante, però credo che l’Inno di Mameli resti il più simbolico. Voglio dire comunque a tutti quelli che cantano dai balconi in nome della solidarietà, quando tutto sarà passato di non litigare poi fra di loro alla prima riunione di condominio.
Leggere, guardare film o serie tv, cucinare, mangiare, fare le pulizie, lavorare in smart working, fare telefonate o videotelefonate, andare su internet…. sembra quasi che non ci sia tempo per annoiarsi, eppure… si rischia di andare fuori di testa. Cosa fare per evitarlo?
L’importante è organizzarsi e frazionare la giornata: non incollarsi sui social, non rincretinire davanti alla tv, ma suddividere il tempo.
Facciamo un gioco. Siamo nel 2030 e in tv mandano un documentario sulla crisi del coronavirus… come saremo (cosa penseremo) tra dieci anni?
Non so cosa penserò nel 2030, ti dico però cosa penso ora. Penso che dobbiamo sforzarci di vedere le cose positive, memorizzarle e farne tesoro per il domani: ad esempio l’inquinamento atmosferico sta rientrando nei parametri, addirittura a Venezia l’acqua nei canali è tornata limpida, e ciò significa che per dare una ripulitina basterebbe poco. Penso che abbiamo riscoperto la voglia di fare una camminata all’aria aperta, quando prima prendevamo l’auto anche per fare duecento metri. Penso che stiamo giocoforza dando un senso nuovo al tempo, cerchiamo di gestirlo, di plasmarlo, ne siamo diventati padroni anziché sudditi. Penso che paradossalmente questa situazione, se non ci fosse stato il coronavirus, corrisponderebbe ad un giusto equilibrio uomo-ambiente, e ciò deve farci riflettere sul fatto che ci siamo spinti troppo oltre in tutto. Penso soprattutto che, quando tutto sarà passato, dobbiamo ripartire piano, senza schiacciare subito e forte sull’acceleratore.
Ci parli un po’ di te. Cosa stai facendo, o meglio, stavi facendo?
Professionalmente, 50 Canale ha interrotto diverse trasmissioni e fra queste anche alcune che mi vedevano protagonista o collaboratore: mi spiace soprattutto per 50 Football club, un format sulla seria A con il pubblico in studio. Fortunatamente, il mio Tg 50 Special, un tg satirico, continuo a farlo da casa, cercando di dispensare ugualmente un po’ di buonumore in questo drammatico momento.