– Andrea Cosimi –
Lo dico subito chiaro e a scanso di equivoci: io la penso esattamente come Corrado, il campionato deve ripartire.
Non sono per niente d’accordo con qualche striscione sul tema che, sul web, ho visto esposto: tutti i decessi sono uguali e tutti creano immenso dolore, non esistono morti di serie A e morti di serie B, perché allora analoghi striscioni non sono stati esposti in passato per, ad esempio, tutti coloro che muoiono per il fumo ogni anno (per inciso prima causa di morte in Italia con numeri che fanno paura a riportarli)? Perché non si è invocato lo stop al calcio per tutti coloro che muoiono di fame, e sono purtroppo ancora tanti? Il calcio è un’industria che non da solo tanti, forse troppo soldi, ai vari calciatori di A, grazie al calcio vivono e danno da mangiare alle loro famiglie, si calcola, almeno 250mila addetti a vario a titolo.
Già l’Italia è fortemente provata, sotto tutti i punti di vista, da un lockdown tra i più duri e rigidi del mondo, quanto ancora vogliamo tenere la testa sotto la sabbia? Vi sembra degno di un Paese moderno continuare ad applaudire come unica soluzione il “tutti in casa”? A me no, per niente. Un Paese moderno non vive di paure e di proibizioni, un Paese moderno affronta il problema, lo gestisce e ci convive.
Perché è facile parlare e prendere applausi al grido di “muriamoci in casa e fermiamo tutto” ma, aridamente, il calcio è tra le maggiori industrie in termini di gettito fiscale per le casse dello Stato e porta il suo innegabile contributo al prodotto interno lordo. Senza trascurare tutto l’indotto che si porta dietro, con evidenti riflessi sul mondo del turismo, della ristorazione, dei trasporti, eccetera. Chiaro che, se il calcio ripartirà, lo dovrà inizialmente fare a porte chiuse, ma intanto verranno salvaguardati quei trecento milioni di euro circa che alle società di A e di B derivano dai diritti tv: perché è facile fare la morale su queste cifre, ma quei soldi arrivano poi nelle casse delle società e con esse le società possono provvedere ai tanti pagamenti cui devono far fronte per tenere acceso il motore della nostra passione.
Mi è piaciuta da subito la posizione di Corrado e del Pisa: da un punto di vista della classifica avremmo potuto anche accontentarci della chiusura anticipata del campionato, siamo salvi. Ma la posizione neroazzurra non è mai stata strumentale a questo, a differenza che a pochi chilometri di distanza, il Pisa vuole ripartire e conquistare la Salvezza sul campo. Quel Pisa che è in assoluto, in serie B, tra le società più danneggiate per il danno economico causato dai mancati introiti derivanti anche dalla biglietteria e, in caso di non ripartenza, del rateo abbonamento da restituire (per come la penso io, a parte coloro che legittimamente potrebbero pretenderlo per rispettabili ragioni economiche personali, vedrei in quel caso praticabile e meno dannoso per le casse della nostra Società uno sconto equivalente sulla stagione successiva).
Per restringere e chiudere l’articolo sul Pisa, abbiamo finalmente una Società stabile che si è migliorata di giorno in giorno dal suo arrivo, un progetto Stadio che potrebbe veramente diventare realtà, non sarò certo tra coloro che invocheranno lo stop definitivo al campionato, per le ragioni complessive dette prima e per l’amore che ho per questi colori.