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Cosa resterà di questa pandemia

- Sport
1 Giugno 2020

Bentrovati 25 lettori, il direttore mi richiama all’ordine il giorno dopo l’ufficializzazione della riapertura del campionato di calcio di serie B, mi chiede una riflessione su come ho vissuto io e cosa è cambiato nel mondo dopo l’esperienza Covid19. Ho vissuto la Milano dei giorni peggiori. Ho visto chiudere tutto nel giro di pochi giorni non so se vedrò riaprire tutto quello che ho visto chiudere.

Le riflessioni che mi vengono in questo momento cercando di non banalizzare sono: un’economia che a livello globale non regge tre mesi senza produrre è un’economia che si basa su un modello fallimentare. Un’Europa con diversi livelli di fiscalità e non coesa è un Europa da rivedere al più presto. Il modello sovranista non regge nemmeno se sei gli Stati Uniti d’America. Uk addirittura paradossale con la tragica storia capitata a Boris J.

A livello locale invece credo che sia ormai completamente conclamato lo strappo tra regioni e governo centrale. Credo che l’esempio della Lombardia e del Piemonte sia indicativo di come non si debba governare. Si può sbagliare ma non contrapporsi alla scienza da profani. Se avessi un morto in casa sarei più furioso di come lo sono adesso. Hanno funzionato regioni che non ci saremmo mai aspettati avrebbero funzionato. Hanno fallito le regioni che hanno dato più importanza, quantomeno all’inizio, alle logiche dell’economia e non a quelle della salute.

L’Armageddon che abbiamo vissuto fa parte della storia del mondo anche se nessuno degli attuali abitanti aveva mai provato in Occidente una simile sensazione di impotenza. Ripartiremo e chi era ricco sarà più ricco, chi era povero sarà ancora più povero. Il mondo come lo conoscevamo prima di Febbraio non esiste più. Il mio vecchio amico Luciano mi ha consigliato di non essere troppo melenso e ridondante scrivendo questo articolo. Non lo voglio ascoltare e voglio credere che questa possa essere un’occasione di miglioramento per tutti.

Abbiamo avuto modo di testare i nostri affetti. La “cattività” ci ha fatto riscoprire quello che la frenesia ci aveva tolto. Nel bene e nel male. Abbiamo scoperto di avere mogli insopportabili o meravigliose. Figli diligenti o menefreghisti. Abbiamo ricominciato a fare il pane e la pizza a casa. Abbiamo avuto tempo per tirar il fiato. Abbiamo guardato i campionati di calci bielorussi e turkmeni da veri mentecatti del cuoio che rotola. E adesso finalmente (?) si ricomincia.

L’aspetto positivo è che noi tifosi PISANI non vogliamo che sia finita, malgrado la salvezza sarebbe già acquisita. La mentalità è cambiata. Questo vederci psicologicamente arrembanti lo dobbiamo ad una sicurezza data dalla serietà ai vertici della società. Tranquillità che manca a pochi chilometri da qui. Credo che nessuno di voi speri nel fallimento degli Spinelli boys, una gioia come quella che abbiamo provato al goal di Lisi non ha prezzo.

Tornare sui gradoni dell’Arena al più presto è la superHOPE dei tifosi. Manca ancora molto tempo per la normalità. Tornare a parlare delle nostre facezie però scalda i cuori nerazzurri.

 

Foto: Pixabay

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1 Commento
    Dario Mondini

    Bellissimo articolo, che sottoscrivo in toto. Nella mia Lombardia e in Piemonte si è dato il peggio. Ripartire dal poco di buono che hai citato, e che è stato fatto. Forza Pisa??

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