La battaglia sul trasporto pubblico regionale prosegue senza esclusione di colpi. La Regione Toscana, finita al centro di un’inchiesta della procura di Firenze dopo alcuni esposti presentati, contrattacca e cita in giudizio il consorzio Mobit (che riunisce 14 tra aziende e cooperative del trasporto pubblico locale) chiedendo un risarcimento danni per abuso di posizione dominante. L’accusa è quella di aver adottato una “strategia omissiva, dilatoria e ostruzionistica” volta ad ostacolare il subentro di Autolinee Toscane nella gestione del servizio, costringendo la Regione a un’ulteriore proroga dell’affidamento dei servizi. Il ritardo nell’avvio del nuovo servizio da parte di Autolinee Toscane (controllata dalla francese Ratp) secondo la Regione avrebbe un costo già calcolabile in 34 milioni di euro.
“Il loro atteggiamento ostruzionistico a trasferire i beni e il ricorso strumentale alla Giustizia amministrativa – spiega il presidente Enrico Rossi – ha prodotto un costo superiore di almeno 10 milioni all’anno per il 2018 e il 2019, ovvero per il periodo del contratto ponte, rispetto ai costi aggiornati del servizio affidato al nuovo gestore. E ora ogni mese che passa la differenza fra i costi che avremmo dovuto sostenere e quelli che stiamo succedendo ammonta a due milioni. Quindi dal primo gennaio di quest’anno a luglio dobbiamo aggiungere altri 14 milioni. Tutto questo senza che i cittadini possano beneficiare del piano di investimenti previsto dalla nuova gara e senza che siano state attivate le gare relative ai cosiddetti lotti deboli”.
Lo scorso febbraio era previsto il passaggio dal notaio per il trasferimento dei beni. A maggio, inoltre, gli attuali gestori sono stati convocati dalla Regione per il trasferimento, ma nessuna delle società del consorzio ha partecipato. La mancata consegna dei beni rappresenta la prosecuzione di una condotta che è già stata rilevata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che nei giorni scorsi ha avviato un procedimento nei confronti degli attuali gestori del servizio per sollecitare il rispetto degli obblighi di legge nel garantire un celere e trasparente passaggio di consegne.
Rossi però ha in mente di aprire un altro fronte, quello penale, denunciando per calunnia la cordata Mobit, il cui esposto ha fatto partire l’indagine della procura. “Per quanto mi riguarda – ha scritto il presidente della Regione su Facebook – l’accusa è di avere rilasciato, il 13 novembre 2015, dichiarazioni sull’esito provvisorio della gara, prima della sua conclusione formale. In realtà, coloro che hanno presentato l’esposto nascondono il fatto che la notizia già da un mese era di pubblico dominio e che la stampa e le agenzie nazionali l’avevano ampiamente riportata, poiché la seduta della commissione per l’apertura delle buste era stata pubblica, come prevede la legge, e quindi tutti erano a conoscenza del risultato. Le accuse sono infamanti e ridicole. Aspetto il momento giusto per procedere a querelare i calunniatori a cui consiglio di prepararsi a pagare per le loro diffamazioni”.
Contromossa del consorzio: Regione ci deve 110 milioni
Non si fa attendere la replica delle aziende che fanno parte del consorzio Mobit, che reclamano mancati introiti di risorse dovute dalla Regione: “Ammonta ad oltre 110 milioni di euro l’importo che, sommandosi dal 2018 ad oggi, la Regione Toscana è in grave ritardo nell’erogare a favore delle aziende del Tpl toscane che compongono One Scarl, il raggruppamento di aziende nato per effettuare servizi durante il ‘contratto ponte. Ciò comporta difficoltà operative significative per le aziende, le quali sono impegnate quotidianamente sul territorio nel garantire il diritto alla mobilità nella complessa fase in atto e per tutelare la regolarità dei pagamenti a beneficio dei lavoratori e dei fornitori del settore”.
One Scarl entra nello specifico e spiega che la somma richiesta è così suddivisa: “97 milioni di corrispettivi dovuti per i servizi svolti durante il biennio di contratto ponte 2018/2019 e, successivamente, in atto d’obbligo nelle prime sei mensilità del 2020. A questa cifra si debbono aggiungere 15,8 milioni di euro di contributi residui per nuovi autobus già acquistati dalle aziende nelle annualità 2018, 2019 e 2020, durante le quali nonostante il perdurare della situazione di incertezza le aziende hanno continuato ad investire nel rinnovamento della flotta”.