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Pillola per l’aborto in dieci ambulatori toscani

- Cronaca
26 Giugno 2020

Tra pochi giorni in Toscana la pillola abortiva Ru486 sarà distribuita anche fuori dagli ospedali. In almeno dieci ambulatori, come anticipa il quotidiano Repubblica, anche se si attende ancora la delibera da parte della Giunta regionale. Nell’Azienda sanitaria Nord-Ovest si ipotizzano cinque ambulatori, in quella Sud-Est tre strutture, una a Grosseto, una ad Arezzo ed una a Siena. Nella Asl Centro, la più popolosa ma anche con un territorio meno esteso, per ora si ipotizzano due ambulatori: all’Iot di Firenze e nella zona della Valdinievole. Non tutti i consultori e gli ambulatori ginecologici toscani potranno distribuire la Ru486.

La delibera darà quattro mesi di tempo alle aziende sanitarie per organizzare il servizio. Modificato anche il tariffario della prestazione, creandone uno specifico per l’ambulatorio (fino ad ora c’era soltanto quello ospedaliero). L’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica costerà al sistema sanitario 500 euro.

La procedura

La donna interessata si dovrà presentare, con la richiesta di un ginecologo, in uno degli ambulatori dove si somministra la Ru486. Dopo l’assunzione la paziente potrà fermarsi per il tempo che ritiene necessario. Poi tornerà a casa e si ripresenterà dopo 48 ore per prendere un altro medicinale, le prostaglandine. Dopodiché è previsto un primo controllo. Trascorsi 15 giorni la donna tornerà per fare un’ecografia e verificare l’avvenuta espulsione del feto. Disponibile un numero di telefono 24 ore su 24. In caso di necessità si attiva un percorso ospedaliero. In Toscana circa il 30% delle interruzioni di gravidanza, che sono in calo da anni come nel resto d’Italia, vengono fatte utilizzando la Ru486.

La polemica politica

Sull’aborto e in particolare sulla Ru486 si infiamma lo scontro politico. Alcune forze del centrodestra toscano hanno protestato per la mossa della giunta, difesa invece dal presidente della Regione, Enrico Rossi: “Siamo stati i primi a partire con la Ru486, acquistandola all’estero, perché la ritenevamo più appropriata rispetto all’aborto chirurgico in certe situazioni”. Rossi inoltre ha criticato la scelta della regione Umbria, che con una delibera ha eliminato la possibilità di ricorrere all’aborto farmacologico in day hospital e a domicilio, abrogando una norma del centrosinistra.

Foto: ilGiornale.it

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Giornalista.

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